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Dove si generano le vocazioni?

Una delle difficoltà più grandi a cambiare direzione è stata la famiglia. Con molta delicatezza e pazienza la ragazza ha capito, ma con la famiglia è stata più dura. Non è una novità: mi sono ricordato delle vicende del giovane Tommaso D'Aquino e dei tentativi messi in opera dai suoi fratelli per distoglierlo dalla sua decisione...


Dove si generano le vocazioni?

da Teologo Borèl

del 10 ottobre 2007

La parrocchia 'normale' genera vocazioni. Era uno slogan molto bello del Convegno Nazionale sulle Vocazioni del 2004. Ma, genera, o dovrebbe generare? Se si fa un esame dei dati disponibili, risulta che in molte diocesi non esiste più il Seminario Minore e, dove esiste, riesce a fornire soggetti per il Seminario Maggiore o teologico nella misura si e no del 50% di quanti giungono effettivamente all'ordinazione sacerdotale o alla professione religiosa. Diventa così normale che il flusso maggiore dei candidati al sacerdozio passi per canali nuovi e con raccordi molto diversi con le parrocchie di origine. Il largo prevalere di vocazioni adulte o giovanili non deve pregiudicare l'attenzione - dove è possibile - al Seminario Minore. Forse non si è abbastanza previsto che la copertura ormai assicurata in tutti i paesi di scuole medie, avrebbe inciso drasticamente sul reclutamento per i Seminari. Questo fatto porta al dilatarsi di esperienze complementari, ma sistematiche: fine settimana, ogni mese, vacanze residenziali ecc. La buona fantasia al servizio di un'ottima causa. La storia di Samuele e della sua 'vocazione' adolescenziale insegna ancora. Una educazione mirata, in un ambiente aperto, non può che portare ad una maturazione progressiva di grande importanza sul piano vocazionale. Non basta, infatti, uno slancio generoso e convinto ad assicurare un background necessario allo studio, ma anche alla comprensione dello stato clericale. E per questo che sempre più si affermano Centri o Comunità giovanili con programmi spirituali, pedagogici e culturali. Parlare di vocazioni è una cosa stupenda proprio perché fa entrare nel grande mistero di Dio che per la sua causa va a scegliere una schiera molto variegata di collaboratori. Potremmo oggi parlare di almeno quattro poli: la parrocchia, i movimenti, i docenti di religione, esperienze più strettamente personali. La parrocchia seleziona attraverso sistemi collaudati: piccolo clero ben curato e attività oratoriana soprattutto nella catechesi e nella animazione giovanile. Non posso dimenticare l'Azione Cattolica, anche perché vengo proprio da lì. Da un po' di tempo un riferimento privilegiato è quello dei Movimenti. La parte del leone, quando c'è sul posto, la fanno le Comunità neocatecume nali, ma anche CL, Rinnovamento nello Spirito e Cursillos. Sempre più incidente è anche l'accompagnamento di bravi docenti di religione nelle scuole. Il presentare cordialmente il disegno di Dio porta ad interrogarsi se Lui non ha previsto qualcosa per me. Ci sono però anche approdi fuori schema. Un giovane va in vacanza in Africa o in America Latina insieme ad un gruppo di volontari. Lo shock di fronte ai bisogni e alle condizioni di vita è tale che porta ad un ripensamento radicale sull'orientamento da dare alla vita. Infine si potrebbe aggiungere che la via di Damasco, con le sue folgorazioni, è tutt'altro che bloccata. Questa varietà e complessità dei punti di partenza comporta negli educatori e nei superiori capacità di discernimento non comuni. È sicuramente una delle esigenze nuove all'interno delle Chiese locali.

 

 

Ho parlato con decine e decine di questi giovani sul punto di diventare seminaristi e, conseguentemente, candidati agli ordini Sacri. Nell'ultimo gruppo incontrato il più 'vecchio' ha passato i trent'an ni: laureato, cinque anni di lavoro e ottimo piazzamento aziendale, fidanzato. Una delle difficoltà più grandi a cambiare direzione è stata la famiglia. Con molta delicatezza e pazienza la ragazza ha capito, ma con la famiglia è stata più dura. Non è una novità: mi sono ricordato delle vicende del giovane Tommaso D'Aquino e dei tentativi messi in opera dai suoi fratelli per distoglierlo dalla sua decisione di farsi frate domenicano. Ciò che mi ha colpito, un po' in tutti, è la serenità e la semplicità. Non si sentono eroi. Uno dei motivi dominanti è la passione per i giovani e per le persone o famiglie disagiate e scombinate. Qualcuno mi ha chiesto se è vero che i preti oggi vogliono 'negoziare' il loro impegno piuttosto che accettare quanto viene proposto dal Vescovo. Considerano un controsenso offrire alla Chiesa la propria vita e poi lesinare la disponibilità. In tutto emerge un riferimento determinante: solitamente la figura di un prete, magari anche di molti anni fa, che ha lasciato una traccia indelebile nella loro vita, fino a farla diventare il modello che si intende riprodurre nella propria esperienza. Solitamente il riferimento è in positivo, non mancano però casi in cui la reazione ad un comportamento scorretto o disimpegnato genera la voglia di assumere in proprio quello che si è lamentato di non trovare negli altri. La mia personale esperienza di Ordinario Militare mi porta a sottolineare una pista che, con l'abolizione della leva obbligatoria, cambierà verosimilmente connotati. Per buona parte dei giovani coscritti il servizio militare rappresentava una rottura con la vita comoda della famiglia, degli amici, delle evasioni settimanali, degli impegni sentimentali. Un bravo Cappellano si trovava a diventare il confidente anche di molti che con la Chiesa avevano staccato la spina. L'essere quasi costretti a una verifica di fondo della propria esistenza, ha portato molto spesso anche ad una riconsiderazione vocazionale. A decine i giovani hanno trovato il gusto di una risposta globale che sfocia nella consacrazione e nel servizio della comunità ecclesiale. La diocesi militare dispone oggi di un Seminario riservato ai giovani militari. E non mancano i loro Santi protettori, vecchi e nuovi. Cosa c'è da attendersi per le nostre comunità? Molto, anche a prescindere da una valutazione solo numerica. A ragione il Papa invita, sull'esempio di Gesù, ad una più diffusa ed intensa preghiera per le vocazioni. Ma insieme avvertire questa dilatazione di orizzonti è semplicemente intelligente e doveroso. Parlare di vocazioni giovanili in termini sereni, ma nel contempo rigorosi, non è un di più. Non tutti hanno il carisma di Kiko Arguello che, alla fine di una Giornata Mondiale dei Giovani, arringa l'assemblea e trova migliaia di risposte su esplicite aperture vocazionali. Ma che ogni comunità misuri la sua corrispondenza di fede e di amore nel fiorire di vocazioni consacrate, è una prospettiva possibile e perciò gioiosa e doverosa.

Bruno Stenco

http://www.vocations.it

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