Dal comunismo al catechismo: la vocazione di una giovane suora

Sono nata a Praga (Repubblica Ceca) e cresciuta in una famiglia non credente, durante il comunismo. Essere non credente, in un Paese tra i più scristianizzati in Europa, è una cosa normalissima, essere credenti è qualcosa di strano...

Dal comunismo al catechismo: la vocazione di una giovane suora

da Teologo Borèl

del 17 ottobre 2007

Sono nata a Praga (Repubblica Ceca) e cresciuta in una famiglia non credente, durante il comunismo. Essere non credente, in un Paese tra i più scristianizzati in Europa, è una cosa normalissima, essere credenti è qualcosa di strano. Dall’altra parte il regime comunista, che aveva relegato la religione solo nelle chiese e cancellato gli ordini religiosi, ha fatto sì che io non abbia mai visto un sacerdote, un religioso o una religiosa. L’unica realtà che suscitava la mia curiosità erano le chiese, ma dapprima solo dal punto di vista architettonico (a Praga ci sono molte chiese in stile gotico e barocco e io cominciai a visitarle per vedere come erano fatte). C’era poi un’altra “coincidenza”: nella mia classe di liceo, tra i 39 alunni c’erano 4 credenti, due dei quali miei amici. Come tutti i giovani discutevamo molto sulle cose importanti e arrivammo anche alla religione. Dopo un tratto di cammino fatto insieme a loro cominciai ad interrogarmi sul battesimo e uno di loro mi disse che un suo amico stava preparando un altro ragazzo per il battesimo e forse avrebbe accolto anche me. Cominciai a frequentare questi incontri, all’inizio senza sapere chi era quel uomo che ci preparava, di cui non sapevamo nemmeno il vero nome. Man mano, noi catecumeni, scoprimmo che era sacerdote salesiano ordinato all’insaputa del regime. Durante la Vigilia pasquale del 1989 ricevemmo il battesimo.

 

Dopo il battesimo questo salesiano diventò la mia guida spirituale. Così scoprii che organizzava campeggi estivi per i ragazzi, attività che mi piaceva molto. Insistevo chiedendogli se esisteva qualcosa di simile anche per le ragazze. Dopo un po’ di tempo decise di darmi una risposta accompagnandomi in una casa dove davanti alla porta mi disse: “Sono suore ma tu non devi dirlo a nessuno!” Così conobbi le FMA, cominciai a frequentare gli incontri per le animatrici, mi inserii nella catechesi e nell’attività estiva. Mi piaceva molto la vita delle suore e il loro impegno apostolico. Ad un certo punto sentii dentro di me: “e se ti devi fare suora?” Razionale, come sono, risposi subito un “no” deciso, per ben due motivi: io non ero proprio fatta per essere suora e poi era passato poco tempo dal battesimo; riconfermai la mia opzione per il matrimonio con passi decisi in quella direzione. Solo che il Signore non si era arreso e continuava a tormentarmi. Così dovevo arrendermi io e dire al mio ragazzo che mi facevo suora.

 

Nel frattempo era finito il comunismo, i religiosi, e anche le FMA, sono tornati a vivere insieme nelle case religiose, con tutte le difficoltà degli inizi. Io frequentavo spesso le suore e vedevo tutte le difficoltà che sorgevano. Non avevo il coraggio di entrare tra di loro in quella situazione e ad un certo punto chiesi al Signore: “Veramente tu vuoi questo da me?” La sua risposta era “sì”, come l’avevo capito non lo so, ma ero sicura della sua risposta ed entrai. Sono passati quasi 16 anni, il Signore mi ha fatto fare cose che non avrei mai immaginato né desiderato, però sono felice e grata.

sr Miša

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