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CRONACHE DALLA SCOGLIERA - Storia di una pietra che imparò l’amicizia - giorno 2...

Petra è immersa nella solitudine, solo fragili sorrisi penetrano in lei dandole serenità. Ma è un soffio, e torna la tristezza.


CRONACHE DALLA SCOGLIERA

Storia di una pietra che imparò l’amicizia

 

Giorno 29

25 marzo 2020

 

Il Pescatore se n’è andato prima che il sole sfiorasse l’orizzonte, come l’altra volta, e Ochin con lui. Me ne sono rimasta un po’ a guardare il cielo esplodere di colori, quelli di settembre a dipingere il tramonto come avvolto in una tempesta di foglie secche. Lentamente le sfumature sono sbiadite, lasciando spazio al blu. Le stelle luccicavano dall’alto, nella notte senza luna. La luna mi piace, mi ha sempre fatto pensare a ciò che io non potrò mai fare: cambiare. Lei lo fa, e io mi immedesimo in lei, grande pietra bianca del firmamento, e con lei immagino di diventare un sottilissimo sorriso oggi, un arco domani, una scodella piena di riso il giorno dopo, un’enorme forma di pane rotonda quando è piena; e poi, lentamente, sgonfiarmi, fino a lasciare spazio al nero, per ricominciare il mio cammino qualche giorno dopo. Sorriso, arco, scodella, pane… ieri sera la luna non c’era, ed è quando manca che mi accorgo di quanto mi manchi. Come Kyma. Ho perso il conto dei giorni che non è venuta a trovarmi. Anche Stella non c’è, ma lei forse è andata in letargo, o cose simili. Non so se le stelle marine vadano in letargo. Le onde no, di sicuro. La spiaggia qui accanto oggi è silenziosa, ma ci sono comunque un po’ di persone che si godono l’ultimo sole di questa estate che sembra non voler andarsene troppo presto. Probabilmente le scuole sono già cominciate, perché ci sono solo anziani e qualche giovane, probabilmente che deve ancora iniziare l’università. Improvvisamente, li vedo. Sono loro! Alcuni li riconosco, altri non li ho mai visti. Sono gli amici di Carlo e di Alberto, e sono lì sulla spiaggia che ridono e chiacchierano. Forse… forse Carlo è guarito… ma sì, certo che è guarito! Altrimenti sarebbero davanti all’ospedale o se ne starebbero in disparete a piangere. Li guardo dalla scogliera chiassosa, ora che tutte le pietre si sono svegliate e commentano le storielle delle altre onde. Sono belli, quei ragazzi: hanno qualcosa negli occhi e nel sorriso… sorridono con gli occhi… gli si vede il cuore… hanno di certo un segreto, per tutta quella gioia. Non può venire tutta da loro. È quasi contagiosa, quella felicità, e per un istante mi sorprendo piena di serenità. Poi, precipito nella tristezza di questi giorni vuoti e senza presenze amiche. “Ma se Ochin è venuto da te”, direte. Sì, è venuto da me, ma non per me. Vorrei essere qui a chiacchierare con Kyma e Stella. Invece mi sembra di essere tornata a quando ancora non le conoscevo, di essere tornata una stupida pietra pettegola. Ma non sono così, non più. Forse sono cambiata anch’io, come la luna. E come la luna, oggi è come se non esistessi. 

 


testi: Anita Marton 

grafiche: sr. Giulia Collodel 

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