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CRONACHE DALLA SCOGLIERA - Storia di una pietra che imparò l’amicizia - giorno 2...

Poi, inaspettato, in mezzo al grigio, esplode il colore di un incontro casuale. La fragilità della vita è colorata come settembre.


CRONACHE DALLA SCOGLIERA

Storia di una pietra che imparò l’amicizia

 

Giorno 20

16 marzo 2020

 

Non ha smesso di soffiare, il vento. Stella non si fa vedere. È settembre e l’autunno sta arrivando. Settembre è un mese speciale, è un mese di passaggio dal giallo del sole in estate al giallo delle foglie, dal rosso dei tramonti a quello dell’uva matura. È un quadro di colori dipinto da due stagioni, un capolavoro a quattro mani che inonda la terra di arcobaleni. Tra le sue sfumature c’è anche il grigio. E oggi è lui il padrone. Ancora. Mi piacerebbe che Eco fosse qui per farmi sentire il suono che mi nasce nel cuore; ma lei non c’è. Gli amici di Carlo e Alberto non vengono, in questi giorni: il mare è troppo pericoloso e piove quasi sempre. Sapete, c’è un vento dell’est che si chiama Bora che a volte sembra arrivare fino a qui, in questo mare di ponente. Trascina via tutto, fa volare la sabbia in mezzo al cielo e le nuvole sembrano coperte di pennellate gialle, a tratti. Il mare porta sulla battigia ogni tipo di relitto. La spiaggia diventa un cimitero a cielo aperto, sepolto dalla risacca. Il vento fa lo stesso, arraffando e trascinando con sé tutto quello che di leggero trova tra le strade della città e i sentieri sui monti. Arriva una folata più violenta delle altre. Chiudo gli occhi – quelli che non ho, ma li chiudo. L’aria si rasserena un po’. Davanti a me, vedo galleggiare una grande foglia: è lei settembre. I suoi colori si mischiano l’uno con l’altro, acquerelli sparsi di fibre e venature. Il giallo della punta diventa un tenue arancione che esplode, in fine, in un rosso acceso di vino. È maculata di gocce verdi e marroni. La guardo. Chissà se una foglia caduta è ancora viva, se può respirare, se può parlare. Si abbandona al mare, vedo Kyma che la sorregge, accarezzandone i bordi lisci. Riesco a sentire un sospiro: è la sua voce. Sta parlando a Kyma. Ascolto. Sento il suo sussurro. Dice due nomi, e io esplodo di gioia. Carlo e Alberto, dice! Li conosce! Tutto ricomincia a parlarmi di loro. Foglia venuta dal vento, raccontami com’erano i loro occhi quando li hai visti!

 


testi: Anita Marton 

grafiche: sr. Giulia Collodel 

 

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