Sono il papà di due bambine, di cui una di due anni, con sindrome di Down... Mi sento di dire qualcosa in difesa di quei bambini down che per volontà dei genitori non riescono a nascere...
del 06 settembre 2007
Caro Direttore,
sono il papà di due bambine, di cui una di due anni, con sindrome di Down. Non voglio esprimere giudizi sulle persone coinvolte nelle vicende di questi giorni (la coppia di Milano, il figlio nascosto di Arthur Miller), tuttavia mi sento di dire qualcosa in difesa di quei bambini down che per volontà dei genitori non riescono a nascere. In particolare mi rivolgo alle coppie che hanno saputo o sapranno che il figlio che nascerà sarà affetto da questa sindrome. A loro dico: se motivi religiosi o etici non sono sufficienti per decidere di far nascere il bambino o la bambina, almeno, prima di decidere, contattate qualche famiglia che ha tra i figli una persona down, incontrateli. Sicuramente molte angosce si attenueranno, e non apparirà più così impossibile far nascere e crescere un piccolo con questo 'problema'. Dico ancora: non vi sottovalutate, sicuramente troverete in voi e attorno a voi le risorse umane necessarie per affrontare questa avventura dalla quale voi stessi sarete trasformati e in meglio. Non voglio negare, semplicisticamente, le difficoltà che vi troverete ad affrontare, ma vi posso assicurare che sarete ripagati da una grande gioia, dalla soddisfazione di ogni piccola conquista che il piccolo (e voi con lui) raggiungerà, dalla simpatia che questi bambini sanno suscitare attorno a loro. Aggiungo poi l’invito a informarsi su tutte le possibilità che la normativa offre a sostegno delle famiglie con un disabile: certo quanto è in atto non è ancora sufficiente, ma qualcosa esiste (legge 104, indennità di accompagno, agevolazioni fiscali, ecc). Sulla base della mia esperienza (seppure ancora ai primi passi) posso assicurarvi che la nascita di un bambino/a down non è una tragedia, ma, semmai, l’occasione per tirare fuori il meglio di voi stessi ed allargare i confini, a volte troppo stretti, della nostra società. Pur sapendo che la questione non è solamente di tipo legislativo, quanto piuttosto di mentalità e di valori, secondo me bisogna po rsi la domanda di come coniugare l’autodeterminazione della donna e della coppia a (non) essere genitori, con la determinazione di questi bambini – fortissima ve l’assicuro – a voler vivere.
Francesco Giovannelli
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