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Come va il mondo? da Giovani per i Giovani

«Non vi dirò come finisce la storia anche perchè non è finita mai. Se scorre un fiume dentro ad ogni cuore arriveremo al mare prima o poi. Io sono una valigia e giro di stazione in stazione in molti mi trasportano ma solo tu hai la combinazione» (Jovanotti, La valigia).


Come va il mondo? da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 08 gennaio 2006

Certo non è facile dare una risposta a questa domanda senza cadere in facili estremismi, dovuti forse più all’umore del momento che alla realtà dei fatti. E deve essersi accorto anche Jovanotti di questa difficoltà, dal momento che alla soluzione di questo quesito ha dedicato il suo ultimo disco. È infatti il tentativo di dire “come va il mondo” che accompagna praticamente l’intero svolgimento dell’album “Buon Sangue”. Fin dall’inizio (“Tanto”) con un ritmo che non può fare a meno di trascinare almeno un dito o una mano a seguirlo nel suo incalzare, si è calati nel percorso che dovrebbe portare alla soluzione del dilemma, cercando di divincolarsi tra le due posizioni diametralmente opposte: va bene o va male?

 

A ben guardare appare tutto molto relativo, ogni cosa cambia a seconda dei punti di vista dai quali la si guarda. Esistono “zebre bianche con le strisce nere”, ma anche l’esatto contrario, ovvero “zebre nere con le strisce bianche”(“Falla Girare”). In altre parole ci si trova in una realtà in continuo movimento, mai tale e quale a sé stessa, in cui può diventare difficile anche comunicare, e in cui ognuno deve scegliere in che modo gestire il proprio tempo, se a scappare o a rischiare (“Mani in Alto”). Proprio in una realtà di questo tipo è spesso difficile intravedere la razionalità sottesa nelle cose, il loro senso ultimo; e così si può anche faticare a comprendere come “Chiara (che) era una ricca signorina, divenne ancor più ricca quando amò la povertà”, ma che alla fine bisogna riconoscere che la verità dei fatti ha la meglio su qualsiasi percorso logico si voglia imporre al dipanarsi di una tela della cui “trama” siamo tenuti all’oscuro (“Penelope”). Occorre dunque considerare e riconsiderare, valutare e rivalutare, ricominciare anche a volte, non esaurire la voglia e il bisogno di conoscere di sondare, dimenticare e riscoprire, quasi la memoria avesse “un buco nella tasca” (“Un Buco nella Tasca”); occorre poi avere coraggio, mettersi le gambe in spalla e portare avanti il proprio viaggio, perché non siamo stati fatti per lasciarci passare la vita addosso (“Bruto”), ma per viverla appieno e costruirla di giorno in giorno, farsi anche travolgere dagli eventi in alcune circostanze (“Mi Disordino”). Questo significa considerare ogni occasione che ci passa davanti, salvo poi pentirsene, poiché il tempo non è eterno (“Voglia di Libertà”).

 

Dove ci si interroga sul mondo, non si può dimenticare l’amore, e di amore, di fatto, si parla molto. C’è spazio per l’amore-quello-vero, con la A maiuscola, invecchiato d.o.c. di 10 anni, ma ancora incapace ad esprimere a parole sé stesso (“Per Me”); quello che basta uno sguardo per dire “stavolta non riparto più”, fatto a volte di compromessi, che forse non sono più nemmeno tali, ma è solo la storia dell’imparare a conoscersi (“La Valigia”); c’è spazio anche per l’amore un po’ meno vero, quello più frivolo, da “figli di Marx e della Coca-Cola”, che forse amore non lo è neanche, oppure forse lo è, ma solo in parte, e che diventa quasi un più o meno soddisfacente riempitivo al vuoto di un quotidiano non vissuto (“Una Storia d’Amore”).

 

Allora come si può rispondere a ciò che ci si è chiesti all’inizio? Si può dire che vada tutto bene in questo mondo instabile, pieno di dubbi, incertezze, differenti lenti attraverso cui guardare? Probabilmente no. Si può allora dire che vada tutto male su questo pianeta dove si riesce ancora ad amare, a godere degli attimi più esili, di angoli, di odori, dove c’è ancora voglia di vivere? Sembra che la risposta sia la stessa: no, non va tutto male, e non va tutto bene. L’unica cosa sicura è che “va”, anche se a volte si può giungere a chiedere al dottore “che sintomi ha la felicità”, che dunque in quelle volte “forse fa male”, ma nonostante questo, nonostante tutto, ne vale di sicuro la pena. (“Mi Fido di Te”).

Simone Bonini

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