Messaggio di saluto di Mons. Bregantini alla Chiesa di Locri-Gerace. Con questo messaggio in cui si coglie tutto l'amore di un vescovo per la terra e le anime affidategli Mons. Bregantini saluta la sua diocesi.
del 09 novembre 2007
Carissimi fratelli e sorelle,
carissimo Mons. Vincenzo Nadile, mio fedelissimo Vicario generale;
carissimi Presbiteri, Religiosi e Diaconi, con i dolcissimi seminaristi, gioia e corona del mio episcopato; carissime e affettuose consacrate che siete il profumo di Cristo nei tanti paesi della Locride, con tutti i giovani, il coraggio e la speranza di questa terra. Rivolgo un doveroso ossequio a tutte le autorità presenti, di ogni ordine e grado, con un particolare saluto ai sindaci, grato della vostra partecipazione.
 
A tutti voi, carissimi, la luce del Signore Gesù, il Risorto, il Vivente vi doni quella pace che sempre è concessa a chi obbedisce e compie, pur tra tante lacrime, il Suo divino volere, nel quale risiede la vera gioia. “Chi semina nella lacrime, raccoglie nella gioia” (Salmo 126, 5), dice quel salmo da me pregato tante volte con voi, in giorni di dolore cocente.
Conoscete la ragione di questo ritrovarci qui, di questo sofferto ma fiducioso momento, che diviene motivo di forte preghiera a Dio e alla Vergine Maria Immacolata, fedele Patrona di questa amata terra della Locride.
Per un disegno misterioso del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI, mi ha chiamato a reggere la cattedra arcivescovile metropolitana di Campobasso-Boiano, nel Molise. “Al Papa non si può dire di no!”, mi diceva chiaramente mons. Mariano Magrassi, di venerata memoria, quando nella sua veste di Arcivescovo di Bari, mi ha esortato, nel gennaio 1994, a venire presso di voi, quaggiù nella Locride, come vostro Pastore.
E voi mi avete accolto con tenerezza infinita, come un figlio di questa sofferta ma dignitosa terra di Calabria ed insieme come padre di consolazione nel vostro cammino. Insieme siamo cresciuti, guidati sempre dalla mano provvidenziale di Dio Amore.
Insieme abbiamo patito, sperato e gioito dei piccoli e tenaci semi di speranza, piantati con fiducia lungo i sentieri sassosi e a tratti insanguinati di questa terra, fatta ora giardino, che io ho amato, ed amo come mia sposa, nel nome di Ges√π, vero sposo della Sua Chiesa.
Proprio per questo intensissimo amore reciprocamente dato, è ora doloroso e piangente questo mio saluto di congedo.
Da quando infatti, giovedì 18/10/07 il Nunzio Apostolico, mons. Giuseppe Bertello mi ha invitato a Roma e mi ha comunicato il pressante invito del Papa ad assumere questo nuovo servizio nella Chiesa di Campobasso, non ho smesso di sentirmi come Gesù nell’orto del Getsemani, nel ripetere:
“Passi da me questo calice, o Padre, tuttavia sia fatta la Tua volontà non la mia” (Mt 26, 39).
Ho sentito vicina Maria, serva del Signore, nel suo si all’Angelo Gabriele: “si faccia di me, secondo la Tua Parola” (Lc 1, 38) come ripetiamo ogni giorno, nel dolce canto dell’Angelus, poco fa ripetuto con fede.
Ho tanto guardato a san Giuseppe, nella piccola icona che conservo sull’altare in Episcopio, ripreso mentre l’angelo lo rassicurava: “non temere Giuseppe di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei è opera dello Spirito Santo” (Mt 1,20).
Ges√π, Maria e Giuseppe. In loro compagnia ho vegliato e pianto in questa settimana; e con la forza della fede, sostenuto dalla preghiera e della loro intercessione, ho rinnovato con cuore libero la mia obbedienza a Dio.
 
Mi chiederete certamente com’ è nata questa nomina.
Per quanto mi è dato capire le cose sono andate così: nel mese di Luglio di quest’anno, dal 9 al 13, ho accolto l’invito dell’Arcivescovo di Campobasso, mons. Armando Dini, di predicare un corso di esercizi spirituali al clero di quella diocesi e delle diocesi vicine. Pochi giorni dopo, lo stesso Arcivescovo Dini presenta al Papa le sue dimissioni, in quanto raggiunti i 75 anni di età. Nella successiva richiesta di informazioni, come presumo, alla Nunziatura è stato indicato subito il mio nome dai Vescovi della regione ecclesiastica Abruzzo-Molise, accolto poi cordialmente dai Cardinali e Vescovi della Commissione Plenaria della Congregazione dei Ve­scovi; inserito successivamente nella terna di nomi è stato infine scelto dal Papa Benedetto XVI. Tutto qui. Tutto alla luce di Dio. Tutto nella tradizione di uno stile ormai consolidato e lucido. Niente, dunque, trame oscure, niente giochi di potere, né di invidia o gelosia.
E questo lo dico con forza contro chi ha scritto o sostenuto tesi infondate e negative.
 
Comprendo il vostro affetto per me e capisco certi toni appassionati della stampa, ma vi chiedo paternamente di riportare tutto dentro i normali sentieri dell’obbedienza, in un trasferimento di certo molto doloroso ma che - lo sento alla luce di Dio - mi gioverà profondamente a vari livelli: spiritualmente, psicologicamente e umanamente.
Del resto se non avessi accolto in spirito di obbedienza questo trasferimento - o promozione come si usa dire in termini ecclesiastici - cosa mi avrebbero potuto dire i parroci quasi tutti da me trasferiti durante questi 13 anni, spesso anche essi tra lacrime e fatiche notevoli? Come avrei potuto guardarli negli occhi e mantenere intatta la mia coerenza?
“Chi obbedisce si santifica!”, esortava un’anziana di Placanica quando il parroco lasciava quella parrocchia. L’obbedienza, carissimi, è sigillo di tutte le virtù perché è generata dall’umiltà per essere fondamento di pace. L’ob­bedienza è libertà, profezia, servizio che si fa gratuità e benedizione. Scrive Papa Benedetto nel suo libro su Gesù di nazaret: “dove si fa la volontà di Dio è cielo. L’essenza del cielo è l’essere una cosa sola con la volontà di Dio, unione tra volontà e verità. La terra diventa “cielo” e in quanto in essa si fa la volontà di Dio, mentre è solo “terra”, polo opposto al cielo se e in quanto essa si sottrae alla volontà di Dio. Perciò noi chiediamo che le cose in terra vadano come in cielo, che la terra diventi “cielo”.
Certo, mi direte, e noi? Gregge privo del suo pastore? Non rischiamo di vedere disperse e frenate le pecore se cambia il pastore?
No! Statene certi! Perché il pastore agisce, infatti, in due modi, come ci spiega bene la Parola di Dio:
 
Rendendo prima di tutto solide e forti le tante iniziative di bene portate avanti durante questi anni, non ancora completate ma che hanno messo radici profonde e che di certo saranno rafforzate dalla mano di Dio.
Mi riferisco alla Cittadella Vescovile di Gerace, seminario e episcopio, che ho trovato in tristi rovine piangenti, e che ora è una realtà quasi tutta completata, maestosa e bella. Penso ai lavori al santuario di Polsi, che ne hanno fatto un luogo di fede e di preghiera atteso e sempre più frequentato. Guardo anche alla ricostruzione del santuario di Bombile a seguito della rovinosa frana del 28 aprile 2004 e al Convento dei Cappuccini di Gerace, per accogliere le Carmelitane Scalze di clausura: le affidiamo entrambe alla Madonna, con grande fiducia. Ed infine affido a Dio il tanto desiderato Centro Pastorale di Locri, nostro sogno, luogo soprattutto per i giovani, di formazione, condivisione e cultura non solo per la Città, ma per la Diocesi tutta. Ed affido al Signore anche la realtà della Comunità dello Scoglio, in avanzata fase di discernimento positivo, quasi un sicomoro di luce per i tanti Zaccheo feriti dalla vita.
E poi, avendo presente che è il Signore il grande Pastore che provvederà alla successione, siamo certo che Dio ci darà un eccellente Vescovo successore, che saprà continuare e portare a compimento le nostre attese. Dio sa sempre quando e chi chiamare al suo servizio.
Se toglie, lo fa per collocare con maggior forza i suoi servi. Anzi, per dirla con il Manzoni, potremmo scrivere che “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa ed una più grande”.
Per chiudere, vorrei raccogliere il mio cammino con voi in questa frase: Porto con me quello che ho da voi e con voi imparato, e lascio a voi quello che ho seminato con amore pieno e fervido.
Chiedo perdono a tutti coloro che involontariamente nel lungo cammino di questi anni, ho offeso, ferito con espressioni dure o sbrigative; a chi ho poco ascoltato, a chi ho poco amato.
Sento però che nel disegno di Dio anche questi momenti di fragilità e di limite si saranno un po’ alla volta trasformati in occasioni di grazia rinnovata, aumentando così la gioia, nella logica paolina che sempre “dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5,20).
Ringrazio invece con affetto crescente tutti coloro con cui ho lavorato, pregato, sperato e amato.
In questi anni che sono divenuti, anche tramite loro, rapidissimi; come per Giacobbe (il messaggio che quest’anno ho rivolto ai giovani delle scuole!) che nell’amare profondamente Rachele, affermava, infatti, che “i suoi anni di servizio gli sembravano pochi tanto era il suo amore per lei” (Gn 29,20) .
 
In particolare il mio ringraziamento affettuoso lo rivolgo:
-      a mia madre Albina, che mi ha intensamente sostenuto e seguito;
-      a padre Tarcisio che mi ha fedelmente accompagnato da quasi trent’anni con affetto di padre e di nonno;
-      al Vicario generale, al Cancelliere e all’Economo, al Vicario Giudiziale, ai Vicari Foranei, ai Canonici;
-      alla Curia Vescovile, che in questi anni si è fortificata, rinvigorendosi in un servizio di intensa promozione pastorale;
-      ai sacerdoti, ai diaconi, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, che hanno portato con me, spesso in condizioni precarie ed eroiche il peso del regno di Dio, annunciandolo con franchezza e giovanile ardore, pur segnati dall’età e dalle fatiche apostoliche;
-      al Seminario Diocesano e Regionale, insieme alla pastorale vocazionale, grato di tanto impegno delicato e prezioso e grati a Dio degli undici nostri seminaristi diocesani, che stanno camminando verso il sacerdozio, sparsi in luoghi diversi.
-      alla Commissione Sinodale diocesana, che tanto si è impegnata, con zelo e intelligenza, per l’avvio di una così importante iniziativa, che avrebbe voluto essere la sintesi di tutto questo nostro cammino pastorale,attuato in questi anni, insieme con voi tutti all’Istituto di Scienze Religiose e alla Scuola Teologico-Pastorale, spina dorsale per la formazione dei laici; al Cammino Emmaus, che sta ringiovanendo tutta la pastorale diocesana;
-           alla Caritas con la quale abbiamo sognato e realizzato cose belle, vive ed efficaci a servizio dei poveri e degli umili, che restano la perla della Locride; alla Scuola Diocesana di Formazione Socio-Politica che di anno in anno sta assumendo i contorni di una vera fucina di impegno intelligente per la Città dell’uomo;
-           a tutte le iniziative di Cooperazione sociale aggregate nel Goel, segno di fiducia credibile e fedele per i giovani disoccupati di questa terra;
-           ai Fratelli e alle Sorelle degli eremi e alle monache Carmelitane Scalze, costellazione di preghiera e di intercessione;
-           alla Pastorale giovanile, cuore pulsante del futuro, di condivisa sollecitudine per il futuro cammino dei giovani in questa terra;
-           all’Ufficio tecnico, che in questi anni ha realizzato ope­re di forte interesse culturale e sociale, nel restauro e costruzione di chiese e di case canoniche ed opere par­rocchiali;
-        all’Ufficio Stampa e Comunicazioni Sociali, sempre vicino, leale, intelligente, capace di dare alle notizie il giusto taglio, oltre a renderle messaggio e non scoop;
-        alle Confraternite, ora serene e più unite, così preziose se bene accolte e seguite,dentro la realtà di una religiosità popolare da riscoprire;
-        A tutti i Movimenti ed Associazioni, che innervano la pastorale delle nostre parrocchie, grati del loro zelo, perché siano, uniti sempre di più tra di loro, il lievito nella pasta;
-        Al cammino ecumenico, che ha fatto passi preziosi in questi anni, che anticipano e promettono lidi inediti di unità e di pace;
-        e nel caso abbia dimenticato qualcuno, ogni volto è custodito nelle pieghe della mano e del cuore di Dio, che sempre ricompensa con abbondanza chi Lo serve con fedeltà.
Per tutti, vi affido questo pensiero di san Paolo: “Ringrazio Dio per ogni cosa ogni volta che io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione, alla diffusione del Vangelo dal primo giorno fino al presente” (Fil 1,3).
Faccio mie queste parole di San Paolo dalla Lettera ai Filippesi, che quest’anno ci accompagna per vivere la spiritualità di comunione, auguro a voi tutti, con uno sguardo al futuro: “sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1, 6).
Questo compimento è ora affidato direttamente a voi, alla vostra capacità di collaborare tra voi con qualità e gratuità, certo che sempre con le parole di Paolo: “ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!” (Fil 4, 9).
Proprio per questo, utilizzando le parole di Paolo, anche io posso dire come lui, nei vostri confronti che “vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa, sia nelle catene sia nel consolidamento del vangelo. Infatti Dio mi è testimone del profondo affetto che io porto per voi nell’amore di Cristo Gesù. “ (Fil 1,7).
 
Perciò sento nel cuore di lasciarvi alcune consegne,
“perché la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, per distinguere sempre il meglio, ricolmi dei frutti di giustizia e di amore” (Fil 1, 11).
-           Ai giovani:
vi chiedo di lottare sempre contro la logica del destino, a vincere con fiducia la rassegnazione, certi che i piccoli passi portano a grandi mete, sapendo sempre intrecciare sogni e segni, con sereno equilibrio e fattiva concretezza. In Ges√π Risorto avete la risposta ad ogni domanda che angoscia il vostro cuore.
Amatelo e seguitelo fino alla croce, nella logica del seme che muore al fine di portare frutto. Poiché siete stati seme, germoglio ed ora dovete essere frutto!
-           Alle scuole:
siate laboratori di speranza, capaci di educare sempre al bene, conquistando il futuro con dignità e qualità. Grazie del cammino fatto insieme tramite i messaggi annuali, reciproco stimolo alla maturità di scelte di vita controcorrenti e alternative.
-           Ai preti e ai diaconi:
Rivestitevi sempre di grande zelo e passione per il Vangelo, capaci di incarnarlo in santa letizia, con cuore a-perto e col sorriso sulle labbra, per essere credibili in Cristo Risorto. Vi chiedo di non aver paura di stare col Signore Gesù, perché solo in sua compagnia darete frutti di consolazione e di speranza alle famiglie, ai giovani, ai poveri e agli ultimi. L’obbedienza generosa vivetela col nuovo Vescovo, chiunque il Signore invierà: e solo così sarete felici e liberi, sempre. Ed impegnatevi sempre di più nella pastorale vocazionale, per dare un futuro a questa diocesi.
-           Ai consacrati e alle consacrate:
siate sempre carichi di entusiasmo per lanciare in alto i nostri cuori e nello stesso tempo sappiate piegarvi sulle ferite della gente come balsamo di consolazione e di misericordia.
-           Al mondo della politica:
amate questa terra con serio e leale impegno per dare stabilità e motivazioni di crescita verso il bene comune, perché diventi realmente un giardino, come insieme tante volte abbiamo sognato.
Spendetevi per questa terra perché siete chiamati a costruire con la gente il suo futuro, partendo sempre dal passo fragile e stanco dei piccoli e degli ultimi.
-           Ai fratelli deviati dalla mafia:
è a voi che rivolgo con cuore evangelico una consegna importante: la misericordia di Dio non si scandalizza del peccato, anzi Gesù si ferma proprio nella casa di Zaccheo, perché non è bloccato dai pregiudizi della gente né dall’orrore del male compiuto da quest’uomo, ma è spinto solo dall’amore del Pastore che, inquieto, va in cerca della pecorella smarrita. Fate ritorno alla pace di Dio, nelle vostre famiglie, con azioni di coraggio e di perdono,vero profumo per i nostri paesi.
-           Alle altre chiese sorelle di Calabria:
nel dirvi grazie per la vicinanza che ci avete sempre dato nei nostri amari momenti di dolore, vi abbraccio tutte con fraterno affetto chiedendo a voi una collabo­razione crescente, reciproca e attenta per la comune appartenenza a questa terra di Calabria, che serviamo con passi differenti verso la stessa meta di liberazione evangelica, quasi come nuvole di forma diversa ma di egual natura.
 
In conclusione, a tutti chiedo
-                 Annunciate, con animo deciso e con gesti concreti, che il bene vince sempre contro ogni male e disperazione.
-                 Denunciate tutto ciò che si viola e calpesta il progresso di questa terra.
-                 Rinunciate apertamente alla disonestà, in tutte le sue forme, perché siete chiamati a più nobile bellezza.
Perciò al termine di questo mio lungo saluto desidero rinnovare ed esprimere il mio amore per voi, assicurandovi nel contempo il mio costante ricordo e la mia viva preghiera perché non vi abbandono: sarete anzi sempre nel mio cuore, dolcemente stretto al cuore di Dio.
 
Miei carissimi, ora vi saluto con le parole di Paolo che pi√π di ogni altra cosa si fanno voce del mio cuore:
“Avete fatto bene a prendere parte alle mie tribolazioni… sono ricolmo dei vostri doni, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.
Il mio Dio a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la vostra ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli.
Amen”. (Fil 4, 14.18-19).
mons. Bregantini
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