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Che vuol dire grandezza?

« La donna gli disse: - Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo ».La Samaritana non rimane indifferente alla promessa di un'acqua viva.Nessuna donna può rimanere indifferente a un accenno, sia pure misterioso, di miracolo.


Che vuol dire grandezza?

da L'autore

del 02 luglio 2008

« La donna gli disse: - Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo ».

La Samaritana non rimane indifferente alla promessa di un'acqua viva.

Nessuna donna può rimanere indifferente a un accenno, sia pure misterioso, di miracolo.

Ma la dura esperienza della vita, le ha dato una logica da contabile. Ella ha dovuto ascoltare troppe parole lusinghiere per poterci credere come una volta. Non che le si sia smorzata la sete: anzi, ha pi√π sete di prima. Ma adesso stenta a credere che ci sia una acqua che gliela possa portar via veramente. E' il castigo per i troppi abbandoni alle acque di sorgenti dissipate.

La prima difficoltà che la Samaritana avverte nella sua cautelosa ragionevolezza è la sproporzione tra la promessa del forestiero e i mezzi di cui egli dispone. « Il pozzo è profondo e tu non hai nulla per attingere ». Ella intende certamente dire del pozzo che sta tra i due e della sua profondità ben misurata dalla sua giornaliera fatica. Ma, se ben ascoltiamo (la parola scritta non ci fa sentire le pause affaticate della voce), par quasi che indichi o che stia sondando un'altra profondità, quella del suo cuore, che le sta aperta davanti e ancor più smisurata dell'altra. Che le viene a raccontare quell'ignoto e misero viandante, di un'acqua che disseta?

Da secoli viene stabilito il raffronto tra l'infinito del nostro bisogno e la estrema povertà del Cristo, e la conclusione è a scapito del Signore, che ha il torto di presentarsi fuori dei nostri schemi di grandezza.

Se non vogliamo continuamente perderci dietro false e pericolose immaginazioni, dovremo rivedere anche la parola « grandezza » e restituirla, insieme ad altre, a un significato cristiano.

O è vera la grandezza secondo il Cristo o è vera quella che c'insegna il mondo e che gronda lacrime e sangue da ogni pagina della storia.

Anche qui sta la Parola: - Non si . possono servire due padroni: non si può servire Dio e il Mammona, - vale a dire una grandezza che ha spirito e conclusioni diaboliche.

« Il pozzo è profondo e tu non hai nulla per attingervi. Donde hai l'acqua? »

« Cosa può venire di buono da Nazaret? »

Così i vari accenti delle nostre meraviglie. Ma il Signore non ne meraviglia: tanto meno si sdegna dei nostri comportamenti, che sono conformi alla nostra natura di povere crea ture.

Molti educatori cristiani suppongono l'uomo religioso in partenza, e si inquietano e gliene fanno colpa se non lo è. In tal modo vengon fuori pericolose situazioni e falsi accostamenti che creano resistenze così tenaci che rischiano di compromettere l'opera della salvezza. La quale ci viene incontro in una maniera che si conforma pienamente alla nostra povertà. La Grazia sa attendere e sollecitare, urgere e tacere, concedere e portar via fino a lasciarci nudi e soli, se così vuole la nostra salvezza, poiché i nostri destini eterni reggono ogni avvenimento che ci riguarda. Tutto quaggiù è in funzione della nostra salvezza eterna, anche il dolore, anche queste orrende cose che sono oggi sotto i nostri occhi.

Lo Spirito conduce ogni cosa: è la regola di ogni cosa. Ma a questa visione religiosa della vita, ognuno ci arriva secondo una strada segnatagli dalla Provvidenza e ad un'ora anch'essa segnata. E se non rispettiamo questo segreto pensiero della divina carità, rischiamo, anche con le opere dell'apostolato, di chiudere in faccia la porta del Regno di Dio a coloro che lo cercano.

« Sei tu più grande di Giacobbe nostro padre che ci dette questo pozzo e ne bevve egli stesso, coi suoi figliuoli e il suo bestiame? »

Qui abbiamo la sorpresa incredula e quasi sdegnata di una povera donna che non riesce a capacitarsi come lo sconosciuto osi tanto. Nel suo accento trovo il preludio dell'accusa che gli verrà un giorno formulata con termini più esatti:... « Tu che sei uomo ti fai figliuolo di Dio ».

Cristo è nella storia, ma se proviamo a misurarlo con questo o con quel personaggio della storia, ogni termine di confronto ci vien meno all'istante perché Egli ha un'altra dimensione, alla quale può solo convenire un nome, che, senza toglierlo dalla storia, lo porta sovra la storia.

Questa è l'inconfondibile fisionomia del suo volto che ci pone di fronte a Lui in un'inquietante e drammatica alternativa. O la Grazia ci aiuta a riconoscerlo come Figliuolo di Dio, oppure siamo tentati di scartarlo dal nostro cammino. Erode, « quella volpe », quando l'ebbe davanti, lo rimandò a Pilato vestito da pazzo.

La grandezza di Giacobbe, come ogni altra grandezza, viene stabilita dai benefici, dalle scoperte o dalle imprese compiute.

« … Giacobbe ci ha dato questo pozzo... », Colombo ha scoperto l'America: Volta l'elettricità...

Gesù non ha scoperto nulla, non ha inventato nulla. I suoi miracoli sono atti di pietà verso questo o quell'infelice. Il suo vangelo, al vaglio della sapienza del mondo, per usare la parola paolina, è una stoltezza.

E' vero, ci ha dato la Croce: ma la Croce è un dono che sgomenta.

Cristo dunque non è sul piano dei benefattori comuni. Non ci ha dato, niente di quello che sogliono dare i grandi uomini: ci ha dato però quello che nessuno ci ha mai dato e che nessuno potrà mai darci.

Come si chiami questo dono, non saprei dirvelo che con parole incomplete e un po' vaghe che potrebbero lasciarvi indifferenti e delusi: salvezza, redenzione, vita eterna, novità, Regno dei Cieli…

Capitemi: con Lui non è più questione di parole, che sono nella loro angustia un tormento, mentre la divina carità trabocca da ogni lato. Cristo è l'Incontenibile, e l'incontenibile non

si può rinchiudere in una parola.

« Venite e vedrete » dice il Maestro ai primi che gli chiedono ove stia di casa.

- Venite e vedrete - risponde ad ognuno che ha veramente sete. E tutti coloro, che dopo aver attinto ai pozzi scavati dagli uomini che costituiscono la dinastia della grandezza, si trovano

con più sete di prima, non si fanno ripetere l'invito. Come i trecento di Gedeone si buttano sull'acqua che vien loro offerta, e se dopo aver bevuto, s'avvedono di non aver più sete, sanno di aver trovato per davvero « la sorgente che scaturisce in vita eterna ».

don Primo Mazzolari

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