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CENTRAL DO BRASIL

La questione della ricerca sia molto importante nel film: parliamo di una donna alla ricerca dei suoi sentimenti perduti e di un bambino alla ricerca del pro- prio padre. Sin dai tempi degli antichi greci, ci siamo sempre preoccupati dell'idea di tornare al nostro luogo d'origine, di tentare di capire chi siamo...


CENTRAL DO BRASIL

da Quaderni Cannibali

del 28 ottobre 2005

Regia: Walter Salles

Interpreti: Fernanda Montenegro, Vinicius De Oliveira, Soia Lira

Origine: Brasile 1998

Durata: 115’

 

Dora, ex insegnante e nubile, si è inventata un nuovo lavoro: scrive lettere per conto dei tanti analfabeti che si riversano ogni giorno nella principale stazione di Rio de Janeiro. Tra i clienti capitano la giovane Ana e suo figlio Josuè di nove anni. Ana vuol far incontrare il figlio con il padre, che non ha mai conosciuto e che vive in una zona sperduta del Brasile nord-orientale. Quando esce dalla stazione, Ana viene investita da un autobus e muore. Josuè rimane solo, Dora lo avvicina e pensa di trarne profitto, vendendolo ad un mercante d’infanzia. Ma poi capisce l’errore, torna a riprenderlo e, a quel punto, decide di accompagnarlo al paese del padre. Su mezzi di trasporto precari e di fortuna, i due attraversano territori sconosciuti, fanno conoscenze, rimangono senza soldi, superano momenti di tristezza, si trovano coinvolti in riti e processioni religiose, arrivano nel paese indicato: il padre è disperso, ma al posto suo, Josuè trova due fratelli, una famiglia nuova e, soprattutto, il valore di un’esperienza affettiva che non potrà più dimenticare.

 

 

Hanno detto del film

Credo che la questione della ricerca sia molto importante nel film: parliamo di una donna alla ricerca dei suoi sentimenti perduti e di un bambino alla ricerca del pro- prio padre. Sin dai tempi degli antichi greci, ci siamo sempre preoccupati dell’idea di tornare al nostro luogo d’origine, di tentare di capire chi siamo. E questa è la situazione del ragazzo, ma ciò che ambedue scopriranno alla fine del film è non solo la famiglia, ma l’importanza del cameratismo, dell’amicizia, della comprensione. Valori questi che spesso non vengono realmente apprezzati nella società altamente competitiva dei nostri giorni, dove l’efficienza è tutto. E questo è forse uno dei motivi per cui la gente reagisce al film con tanta emotività: perché parla di cose che non sono percepite come importanti, ma che sono essenziali alla nostra sopravvivenza.

(Walter Salles)

 

Male assortiti, messi insieme dal caso e da una volontà impraticabile al cinismo (…): l’ultrasessantenne Dora, indurita, senza affetti e senza trucco, e un ragazzino di dieci anni ruvido e spaesato, che è disposto a percorrere migliaia di chilometri pur di ritrovare il padre. Più che altro un’idea, un bisogno di radici e una progressiva volontà di riconoscersi sotto la scorza costruita dagli anni e dagli abbandoni, magari solo mettendosi il rossetto allo specchio di una tavola calda affollata.

(Emanuela Martini, Film TV, 31/12/1998)

 

Dora scopre la sua femminilità, non solo in un’atteggiamento sempre più “materno” verso il bambino, ma nel desiderio di piacere e nel bisogno di sentire un uomo buono al suo fianco. L’incontro con il camionista César risveglia in lei desideri mai confessati di affetto, ma anche di condivisione di vita (non sarebbero una bella famiglia tutti e tre nel loro camion?).

(Laura Galimberti, Nostro Cinema, febbraio 1999)

CGS

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