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Attenzioni educative per i giovani “in stand by” - Verso una GMG “su misura”/4

Chi sono i giovani “in stand by”? La loro caratteristica principale è quella di essere giovani “in attesa” di qualcosa o meglio di qualcuno, che accenda il loro entusiasmo che li faccia decidere per una partecipazione più personale...


Attenzioni educative per i giovani “in stand by” - Verso una GMG “su misura”/4

da Teologo Borèl

del 12 luglio 2005

 1. Chi sono i giovani “in stand by”? [1]

 

Per giovani «in stand by» intendiamo quelli che non frequentano al alcun gruppo ecclesiale e vivono la propria fede in modo “autonomo” e individualistico. Appaiono una minoranza tra i partecipanti alla Gmg (14,8%) e a differenza dei loro coetanei più inseriti nella comunità credente appaiono maggiormente integrati nella cultura diffusa propria delle giovani generazioni.

La loro caratteristica principale è quella di essere giovani “in attesa” di qualcosa o meglio di qualcuno, che accenda il loro entusiasmo che li faccia decidere per una partecipazione più personale. Per loro la fede non è qualcosa di qualificante, si sono ritrovati addosso una connotazione religiosa che non sentono come propria e che esprimono con una sporadica frequentazione dei riti, magari in occasioni determinate dalla tradizione (Natale, Pasqua) o dalla valenza sociale di alcuni momenti importanti (nozze, funerali).

La famiglia è ciò che, in qualche maniera, li tiene flebilmente legati alla Chiesa: insistenze materne, la tradizione… La loro esperienza parrocchiale non è stata particolarmente coinvolgente e il loro modo di pregare risente dell’unico contatto avuto ai tempi del catechismo: utilizzano formule consolidate soprattutto in momenti di bisogno. Anche se non disdegnano espressioni spontanee di orazione. Questa loro debole appartenenza ovviamente non li porta a pensare alla vita in termini di vocazione o testimonianza.

Anche nei confronti degli esponenti della comunità cristiana si tengono abbastanza alla larga, preti e suore non sono tra i loro referenti preferiti e identificando la Chiesa con la gerarchia e i suoi pronunciamenti istituzionali, ne hanno un’immagine per lo più severa e non necessaria per la propria dimensione religiosa.

Essendo dei giovani con una religiosità a “bassa intensità” la loro partecipazione alla Gmg è dettata dal desiderio di fare un’esperienza in più, da porre accanto alle altre. Per gli operatori pastorali può essere comunque una buona occasione, se la Gmg diventa un punto di arrivo e di partenza nell’esperienza, pur minimale, di fede dei ragazzi in “stand by”.

 

 

 

2. Un giovane “in stand by” racconta la sua Gmg

 

Era stata mia madre a tornare a casa una domenica mattina con un volantino che le avevano dato in parrocchia alla fine della messa. Me lo fece trovare sulla scrivania, tra i libri di scuola e l’ultimo schema del fantacalcio. Si era nel gennaio del 2000 e quel volantino pubblicizzava la partecipazione alla quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù. Non è che io ne sapessi tanto, tutto quello che riguardava la chiesa da qualche anno, dai tempi della Cresima, rivestiva una scarsa importanza per me. Non che mi definissi ateo, ci mancherebbe altro: meglio avere sempre, come si dice, “un santo in paradiso”, ma certo a messa se andava bene ci andavo a Natale e Pasqua, più per le insistenze di mia madre che per convinzione personale. Beh, quel volantino se ne stette buono buono per qualche giorno poi mi capitò tra le mani e chiesi a mamma di che si trattava. Certo qualcosa avevo sentito, eravamo mediaticamente bombardati di notizie sul Giubileo, ma lo sentivo come qualcosa di abbastanza lontano. Lei mi disse che si trattava di un’andata a Roma per un incontro dei giovani con il Papa. Insomma non fu molto esauriente. La curiosità mi prese e parlandone con gli amici della piazzetta mi accorsi che la distribuzione del volantino era stata fatta a tappeto. Ne parlammo, andare all’incontro organizzativo non poteva poi farci così male. Ci ritrovammo nella saletta della parrocchia insieme con qualche altro ragazzo più  “di Chiesa” e  il don ci presentò l’iniziativa. Non che le sue profonde motivazioni ci spronassero più di tanto. Quello che ci appassionò fu la prospettiva di passare una settimana a Roma insieme con migliaia di ragazzi e, cosa non del tutto priva di interesse, di ragazze provenienti da tutto il mondo.

Decidemmo di partecipare. I mesi trascorsero senza particolari novità. In parrocchia richiedevamo la partecipazione ad alcuni incontri; ad essere sincero non li ho fatti tutti. Arrivò il momento di partire, per farla breve a Roma rimasi veramente colpito dalla varietà di colori, lingue, costumi, musiche. Come potevo rimanere indifferente soprattutto dall’intensità con cui vedevo pregare coetanei di tanti paesi? Insomma il mix fu “esplosivo”. Stavo riscoprendo un modo nuovo di essere cristiani: le catechesi del mattino con preti che parlavano un linguaggio comprensibile, il fiume di ragazzi di cui facevo parte anch’io che invadeva S. Pietro, le mille manifestazioni dei pomeriggi mi stavano facendo scoprire il volto giovane della Chiesa. Non ero andato a Roma con l’idea di confessarmi, non lo facevo da molto tempo, vivevo con disagio il fatto di dire i fatti miei al prete. Ma al Circo Massimo mi ritrovai in una situazione così singolare che mi portò ad vivere un’esperienza unica: ragazzi come me che mi introdussero a vivere bene il sacramento, un prete accogliente e non inquisitorio, l’abbraccio alla croce delle Gmg mi fecero sperimentare quasi palpabilmente l’amore che Dio aveva per me.

E venne  Tor Vergata: che esperienza! Il Papa che ci chiamava “Sentinelle del mattino” e ci chiedeva di non disperderci. Troppo forte!

Tornai a casa, dopo il primo entusiasmo comincia ai pensare alla Gmg come a una bella esperienza ma ormai archiviata. Invece arrivò a casa un appello del don che chiamava a raccolta le “sentinelle del mattino” ci andai, rivedemmo le immagini di Roma, riascoltammo i discorsi del Papa, e ci chiedemmo cosa potevano significare per noi.  Per farla breve da quell’incontro iniziò, per me e per qualche altro amico della piazzetta un modo diverso di partecipare alla vita della parrocchia. Non sono diventato un baciapile, ragiono con la mia testa, alcune cose ancora non riesco a capirle o condividerle, ma non essermi disperso mi fa sentire bene e poi mica e cosa da poco essere una “Sentinella del mattino”.

 

 

3. Suggerimenti educativi

 

Si propone che la comunità dedichi all’aggancio con i ragazzi in “stand by” un gruppetto di 3 o 4 animatori, che possano seguirli per tutta l’esperienza. Contenuti e tecniche delle diverse strategie sono attuabili in tempi diversi: alla fine si offre una proposta di sequenzialità.

 

Protagonisti nella Chiesa

 

1. Dal disinteresse per la comunità credente alla curiosità per le sue iniziative

 

Il gruppo degli animatori in questa fase acquisisce le seguenti competenze:

1.1. tecniche e di modalità psicologiche “di aggancio”;

1.2. conoscenza dell’iniziativa da proporre: la Gmg, il messaggio del Santo Padre...;

1.3. conoscenza dei ragazzi nei loro luoghi di vita.

Quindi si possono promuovere iniziative di contatto e sensibilizzazione:

-         volantinaggio e nelle scuole o pressi i luoghi di incontro, nelle buche delle lettere;

-         annunci su radio private, mailing list, siti;

-         diffusione di manifesti e di altro materiale che può pubblicizzare la Gmg.

 

2. Dalla curiosità per le iniziative al desiderio di prendervi parte

 

Il gruppo degli animatori in questa fase si dedica a:

2.1. progettare proposte per la partecipazione: modalità di viaggio, forme di autofinanziamento (concepite come occasioni di attività comune, oltre che per l’aspetto finanziario);

2.2.    approfondire la conoscenza della Gmg (storia, significato, interesse).

 

Quindi si possono promuovere iniziative di sensibilizzazione e informazione:

-         una convocazione festosa, nella quale si presenta la Gmg e le iniziative che si vorranno predisporre (da quelle ludiche a quelle artistiche a quelle di confronto);

-         stand sulle Gmg passate: materiali, giochi, inni...;

-         primo rilevamento dei partecipanti (tramite scheda con un minimo di informazioni, che serviranno poi per tenere i contati).

 

 

3. Dal desiderio di prendere parte alla fattiva partecipazione

 

Il gruppo degli animatori in questa fase si dedica a:

3.1. studiare il Percorso pastorale ed i sussidi collegati.

 

In seguito propone ai giovani alcune iniziative di coinvolgimento e di preparazione alla partecipazione:

-         riunioni di conoscenza e confronto;

-         percorso di cineforum;

-         preparazione di uno spettacolo;

-         attività di coinvolgimento della comunità;

-         scoperta delle ricchezze della chiesa locale;

-         incontro con il vescovo.

 

4. Dalla partecipazione all’impegno di protagonismo nella comunità

 

Il gruppo degli animatori in questa fase verifica l’esperienza di Colonia per aiutare i giovani a confrontarsi su:

4.1. l’esperienza vissuta alla Gmg;

4.2. i principali temi dei discorsi del Santo Padre;

4.3. le impressioni ricavate dalla partecipazione alla Gmg.

 

Una volta tornati da Colonia, sarà dunque importante predisporre:

-         un “richiamo” intelligente dei partecipanti;

-         la lettura dei “messaggi” della Gmg, in vista del rilancio sul territorio delle indicazioni e i suggerimenti dell’esperienza;

-         alcune attività per iniziare a diventare protagonisti nella chiesa (servizio, educazione, liturgia...).

 

Adoratori in spirito e verità

 

5. Da una preghiera magica alla preghiera come scoperta di Ges√π

 

Il gruppo degli animatori in questa fase approfondisce le proprie conoscenze sui seguenti argomenti:

5.1. la preghiera vissuta dai giovani (bisogni, delusioni, aiuto...);

5.2. il senso religioso dell’uomo (religiosità naturale e invocazione);

5.3. la preghiera del Figlio dell’uomo (quando, come e perché Gesù prega?).

 

Attua quindi alcune attività di monitoraggio dell’esistente, eseguite dagli animatori insieme ai giovani:

-         “indagine” a interviste o tramite test, per raccogliere il vissuto dei ragazzi sulla preghiera;

-         conoscenza delle esperienze di preghiera e di fede di altre tradizioni religiose presenti sul territorio (indagare la  dimensione religiosa nell’uomo);

-         conoscenza dei Vangeli, per conoscere la preghiera di Gesù, luogo in cui egli incontra il Padre e diventa consapevole di sé e della sua missione.

 

6. Dalla scoperta di Ges√π alla conoscenza di Dio come Padre premuroso che ci vuole figli-nel-Figlio

 

Il gruppo degli animatori in questa fase approfondisce le proprie conoscenze sui seguenti argomenti:

6.1. Ges√π Dio-Figlio che con la sua storia rivela il Dio come Padre suo e degli uomini;

6.2.    Dio amante degli uomini e della vita;

6.3.   la propria dignità di figli-nel-Figlio.

 

Successivamente propone ai giovani alcune attività:

-         lavori sul Vangelo per conoscere Gesù che rivela il Padre;

-         domande/focus sulla presenza di Dio e l’esistenza del male;

-         confronto su cosa vuol dire per i ragazzi essere figli di Dio.

 

7. Dalla consapevolezza della propria figliolanza alla celebrazione del rapporto filiale nella vita e nei sacramenti (soprattutto l’eucaristia e la riconciliazione)

 

Il gruppo degli animatori confronta le proprie conoscenza ed esperienze sui seguenti temi:

7.1. la vita come luogo dell’incontro con Dio;

7.2. la preghiera in atteggiamento filiale: l’accompagnamento spirituale;

7.3. la preghiera come dialogo con Dio: la Lectio;           

7.4. i sacramenti come incontri reali con Dio nella vita.

 

Vengono quindi proposte ai giovani alcune esperienze da vivere e da analizzare insieme:

-         esperienze di ritiro

-         occasioni di preghiera sulla Parola di Dio;

-         partecipazione e celebrazione dei sacramenti.

 

Costruttori di futuro

 

8.  Dall’appiattimento sul presente alla comprensione della vita/storia come divenire

 

Il gruppo degli animatori approfondisce e si confronta sui seguenti atteggiamenti:

8.1. il senso del tempo: la memoria ed il rapporto con eventi e generazioni passate;

8.2. il senso del tempo: la progettualità ed il rapporto con il proprio futuro;

8.3. la gratitudine come atteggiamento di fondo verso l’esistenza.

 

Propone ai giovani di riflettere insieme sul tempo:

-         costruire e analizzare l’orologio della giornata;

-         mettere in comune le foto della loro esperienza e realizzarne un album;

-         raccontare con testi e immagini il cammino del gruppo.

 

9. Dalla comprensione della vita/storia come divenire alla conoscenza della nostra storia personale e comunitaria (Europa/Colonia)

 

Il gruppo degli animatori effettua ricerche e interviste sui seguenti “capitoli” della storia:

9.1. la dimensione comunitaria della vita/storia;

9.2. le “tradizioni”: presenza e significato sul proprio territorio;

9.3. la storia personale: modalità di narrazione;

9.4. la storia delle Gmg (esperienze; conoscenza del sito www.oltrelagmg.net);

9.5. la storia della città di Colonia;  

9.6. le storie dei partecipanti da altre nazioni. 

 

Si propone quindi ai giovani di raccontare:

-         la propria storia personale (magari sul modello della vicenda dei Magi: identificazione delle propria stella, esperienza del perdersi e del ritrovarsi, scoperte significative….);

-         la storia e l’attualità di Colonia (realizzando una presentazione in power point);

-         l’esperienza dei partecipanti alle scorse Gmg e l’importanza dell’evento per la loro storia personale;

-         esperienze di confronto con giovani provenienti da altre città o paesi.

 

10. Dalla conoscenza della nostra storia personale e comunitaria al desiderio  di dare un apporto  storia futura

 

Il gruppo degli animatori si confronta sugli atteggiamenti e i contenuti che caratterizzano l’impegno cristiano nella storia:

10.1.             Che significa essere Sentinella del mattino e Popolo delle beatitudini?;

10.2.   Ricerca nei “messaggi” della Gmg di atteggiamenti e indicazioni relativi alla dimensione sociale e politica dell’agire cristiano.

 

Vengono proposte ai giovani le seguenti attività:

-         lettura dei “messaggi” della Gmg, per coglierne le indicazioni ed i suggerimenti operativi, in modo particolare per la dimensione sociale e politica dell’agire cristiano;

-         ricerca di spazi di protagonismo e di impegno sul proprio territorio (scuola, università, azienda, quartiere...).

 

11. Dal desiderio  di dare un apporto alla storia futura alla realizzazione di piccoli progetti di cittadinanza attiva

 

Il gruppo degli animatori si confronta sulle concrete possibilità di azione sociale:

11.1. analisi dei bisogni del territorio, soprattutto in relazione ai giovani;

11.2  analisi delle capacità e delle competenze a disposizione;

11.3  confronto sull’esigenza di prendere il proprio posto nella società.

 

Si propone al gruppo dei giovani di vivere alcune esperienze ed incontri:

-         incontrare i responsabili del territorio (città, circoscrizione, scuole, asl, comunità...);

-         frequentare un corso di formazione per abilitarsi all’azione sul territorio (di solito sono organizzati da Caritas, associazioni di volontariato, Croce rossa, ong..);

-         individuare e realizzare microprogetti di solidarietà sociale (doposcuola, animazione di spazi pubblici…)

 

Sequenzialità delle iniziative

 

Prima della Gmg

1.1; 1.2; 1.3

2.1; 2.2

3.1

5.1; 5.2; 5.3

6.1; 6.2; 6.3

7.1; 7.2; 7.3; 7.4

8.1; 8.2; 8.3

9.1; 9.2; 9.3; 9.4; 9.5

 

Durante la Gmg               

4.2; 4.2;

7.4;

9.6

 

Dopo la Gmg

4.3

7.4

10.1;10.2

11.1; 11.2; 11.3

 

[1] Cf. Raffaella Ferrero Camoletto, I giovani delle Gmg: un arcipelago di “stili religiosi”?, in: Franco Garelli – Raffaella Ferrero Camoletto (edd.), Una spiritualità in movimento. Le Giornate Mondiali della Gioventù, da Roma a Toronto, Edizioni Messaggero, Padova 2003, pp. 223-252 (in particolare pp. 233-237).

Ufficio di PG della diocesi di Lamezia (a cura di)

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