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Analisi e indicazioni ai genitori e ai docenti per prevenire e contrastare il co...

Presentiamo qui alcune proposte di intervento che, integrate con le strategie più specifiche note agli operatori sociali, possono garantire agli studenti una distanza maggiore dall'utilizzo di sostanze stupefacenti e, nello specifico, di cannabis...


Analisi e indicazioni ai genitori e ai docenti per prevenire e contrastare il consumo di droghe nelle aule scolastiche. (parte 2)

da Quaderni Cannibali

del 28 settembre 2007

CANNABIS E SCUOLA: ALCUNE PROPOSTE PER TUTELARE GLI STUDENTI

 

La prima proposta è di carattere generale e coinvolge l’intera società: o si decide di investire veramente sull’essere umano anziché sull’interesse economico e sul denaro oppure ogni altra strategia per salvaguardare i giovani dall’accesso alle sostanze stupefacenti è destinato a fallire. In altri termini: è necessario proporre un modello antropologico che costituisca e fondi l’identità umana su valori forti e dotati di spessore umano, ed è necessario smettere di istillare nelle nuove generazioni l’idea che non si vale nulla se non si possiede ciò che è proposto a pieno regime dal mercato, dalla pubblicità, dall’acquisto di questo o quell’oggetto. Può sembrare un’osservazione scontata, ma non lo è se si riflette su cosa sia la “dipendenza”: in ultima analisi la dipendenza è il tentativo posto in atto da un’identità debole per stabilire una relazione col mondo alterata, una relazione falsata e deformata dalla sostanza psicoattiva in cui il soggetto crede di poter controllare la realtà stessa, che si piega alle sue fantasie e ai suoi bisogni. È questo l’inganno che viene venduto con la droga. Per ogni uomo la vita è l’incontro con grandi difficoltà, con momenti di alternanza di piacere e dolore, con necessità di notevoli sforzi per conquistare una posizione più o meno serena per sé, le persone che ama, la propria famiglia. Ma solo un soggetto vitale e forte è in grado di affrontare questa realtà, verificando i propri desideri, mettendosi in gioco con le proprie energie attraverso rischi e coinvolgimento. Oggi invece, fin dai primi anni dell’infanzia, già dall’asilo, ogni essere umano è sottoposto al modello persuasivo e retorico dell’interesse economico che ha fatto dell’uomo la sua principale risorsa di guadagno: una risorsa passiva. Questo interesse, che orienta la maggior parte delle scelte del mondo in cui viviamo, non ha bisogno di un soggetto forte capace di scegliere, vagliare le proposte che arrivano dall’esterno confrontandole con un reale progetto di vita, ma ha bisogno di un soggetto posto in uno stato di bisogno, con un’identità debole che ha bisogno di continue rassicurazioni, di un soggetto che deve rimanere infantile possibilmente per l’intero arco dell’esistenza. Il fatto però è che il soggetto infantile, impreparato alla realtà, abituato ad ottenere immediatamente e senza sforzo ciò che il bisogno detta, non è in grado di affrontare la vita, non ha vele robuste per partire nell’avventura dell’esistenza. A meno di modificare la percezione della realtà (o di se stessi e della propria persona), mediante droghe che la presentano falsamente come mondo sempre piacevole, di facile accesso, eternamente buono. Non a caso la cannabis viene chiamata anche “la droga del riso facile”. Primo punto quindi fare in modo che ogni essere umano cresca con un’identità forte, con la consapevolezza delle proprie capacità e delle proprie risorse, allenato all’incontro della realtà “come è”, non come vorrebbe o vorremmo che fosse: una proposta che in ambito scolastico può trovare la sua ragione a livello di scelte didattiche e collegiali che riguardano la maturazione e la formazione degli studenti. Ad esempio: in molte scuole la strozzatura economica impone determinati atteggiamenti facilitanti relativamente ai voti, al valore dei voti o degli esami, per non perdere l’utenza o per non vedersi chiuse delle classi l’anno successivo per riduzione del numero degli allievi. Ma cosa ne sarà di studenti abituati a pensare che non è necessario alcun impegno, che si può anche passare le ore di scuola ascoltando la musica (o dormendo a causa di uno spinello)? E quale sarà una società costituita da persone cresciute in questo modo?

 

 

La seconda proposta, ancora di carattere generale, è la richiesta, anche da parte del mondo della scuola, di coerenza e di comunicazione chiara riguardo al tema della cannabis. Questo punto di riflessione riguarda soprattutto i politici e il mondo dei media. Negli ultimi anni l’atteggiamento politico riguardo alla cannabis è stato mutevole, confuso e soprattutto dipendente dagli orientamenti dei diversi governi che si sono alternati. È sufficiente verificare tutte le Relazioni al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze per vedere come si sia passati continuamente dal silenzio alla preoccupazione, dall’avvio di importanti progetti anche nell’ambito tossicologico e delle neuroscienze, alla dimenticanza del monitoraggio sulle stesse ricerche attivate. Lo stesso può essere detto dal continuo mutamento di atteggiamento del Ministero della Salute, che a distanza di pochi mesi raddoppia la dose di cannabis (THC) che può essere posseduta a livello personale, e poi intende inviare nelle scuole polizia e cani antidroga. Tutti questi atteggiamenti, che non rimandano ad una strategia precisa e sul lungo termine per il bene dei giovani, disorientano gli studenti che non capiscono più come la comunità intorno a loro si rappresenta il problema. Ricordiamo invece che sia dall’Onu che dall’UE è arrivata una indicazione ferma sul dovere di perseguire una linea di educazione e prevenzione che prescinda dalla mutevolezza delle vicende politiche. E ricordiamo anche la forte azione dissuasiva condotta dai ministeri della salute della Francia, della Svizzera o della Spagna, nelle recenti campagne contro la cannabis: campagne con largo impiego di risorse mediatiche, con opuscoli informativi per genitori e studenti, trasmissioni radio e televisive, educazione stradale circa le morti provocate dalla cannabis, materiali didattici utilizzabili dai docenti per prevenire il consumo di questa droga, numeri di telefono verde per aiutare studenti in cerca di aiuto per i disturbi provocati dalla cannabis, veri e propri “punti di ascolto cannabis” presidiati da medici e psicologi.

 

Altrettanta responsabilità, per incoerenza o mancanza di chiarezza (quando non di rappresentazione positiva del fenomeno), hanno i media e i giornali. Ad esempio il “Corriere della sera” del 20 maggio 2007 riportava in una pagina la testimonianza drammatica sui funerali dello studente morto a Paderno Dugnano: “Folla ai funerali di Dario. «Giovani abbandonati». L’addio al ragazzo morto dopo lo spinello. Nell’omelia richiamo a genitori e prof: ascoltiamo e diamo risposte”. Subito dopo lo stesso giornale presentava un articolo di mezza pagina con il titolo “George Michael: la droga rende il mondo migliore” in cui la pop star americana rendeva omaggio al suo utilizzo di cannabis, che appunto ti tiene “a posto e felice”. Non a caso un docente si è poi sentito rivolgere la domanda: «Prof., ma allora, fa bene o fa male?». I docenti, e non mancano quelli preparati su questi temi, possono ascoltare e rispondere ma sempre con difficoltà e ridotta capacità di successo se il loro tentativo di dare risposte certe è quotidianamente banalizzato dagli umori dei politici e dei media. Ben diversa invece l’azione di giornali come il “New York Times” che nel 2002 ha donato al mondo della scuola una guida intitolata Focus on Marijuana. A Unit for Middle and High School Educators, che fornisce, in un volume di oltre 80 pagine, tutte le indicazioni sulla pericolosità della cannabis, percorsi didattici di prevenzione, consigli agli insegnanti su come affrontare il problema, e soprattutto un innovativo percorso di media education da svolgere con gli allievi (articoli dei giornali alla mano con cronache, testimonianze o biografie di musicisti e rockstar, affermazioni di politici e medici). Per aiutare i ragazzi a costruire un atteggiamento critico nei confronti dei messaggi spesso fuorvianti o sdrammatizzanti presentati quotidianamente a livello di giornali e riviste (la guida è gratuitamente disponibile on line in www.nytimes.com/learning ).

 

La terza proposta, conducibile nello specifico del mondo scolastico (ad es. con i corsi di aggiornamento) o universitario (nella preparazione dei futuri docenti), è quella di formare i docenti relativamente a questo problema specifico. In realtà molte università italiane, con le loro Scuole di Specializzazione all’Insegnamento secondario (SSIS), hanno iniziato già da alcuni anni a preparare i nuovi insegnanti su questo tema. Ad esempio presso l’Università Cattolica di Milano vi sono corsi sui Problemi dell’educazione, sui Processi di sviluppo del preadolescente e dell’adolescente, o i corsi di Problematiche educative speciali, in cui il problema della diffusione della dipendenza tra i giovani è sempre ben considerato. Non mancano poi, nei libri di testo utilizzati in tali sedi, informazioni sugli effetti negativi prodotti dalla cannabis, ad esempio da quella consumata dalla madre durante la gestazione, ovvero durante la vita prenatale del bambino in relazione allo sviluppo di alcune disabilità fisiche e psicologiche nel feto. Si tratterebbe di dare anche, ai docenti che entreranno nella scuola, precisi strumenti di progettazione e azione educativa riguardo a un consumo che abbiamo visto essere dominante nella scuola italiana. Ad esempio negli USA vengono forniti agli insegnanti: strumenti per riconoscere negli allievi i sintomi dell’uso della marijuana, guide su attività di classe e percorsi educativi specifici da svolgere con gli allievi per prevenire e informare, materiali idonei da utilizzare in questi percorsi, e documentazioni riguardanti dati e statistiche sul consumo di questa droga nelle scuole nazionali. Non mancano spazi Teacher to Teacher in cui i docenti possono scambiarsi opinioni, testimonianze, e proposte di strategie per un’adeguata prevenzione (si veda The Teachers Guide in www.theantidrug.com/teachersguide ).

 

Un manuale prezioso per i docenti è anche quello presentato, durante questo convegno di studi, dal Dott. Gilberto Gerra (United Nations Office on Drugs and Crime): l’Onu, dopo un’accurata analisi dei fattori individuali, famigliari e sociali, che conducono gli adolescenti verso la droga, ha predisposto per le scuole un sistema di prevenzione detto “School-based education for drug abuse prevention” (2002). Il manuale (86 pagine), dopo aver evidenziato la richiesta da parte del mondo della scuola di strategie nuove e più efficaci rispetto a quelle svolte negli ultimi decenni, ormai inadatte ad affrontare le attuali sfide emergenti, propone una strategia diversificata e globale che attraversa la formazione dei docenti, la relazione con le famiglie, il coinvolgimento dell’intera società, chiare indicazioni su come preparare programmi e ambienti adatti a prevenire la caduta nella droga e l’incontro con le sostanze psicoattive. Il manuale (formato pdf) può essere scaricato in http://www.unodc.org/pdf/youthnet/handbook_school_english.pdf

 

Un altro punto su cui si può sviluppare la formazione dei futuri docenti è poi relativo alla media education. Poiché, come ha detto in questo convegno il farmacologo prof. Fabrizio Schifano, la criminalità organizzata si è da tempo trasformata in vera e propria agenzia di vendita che utilizza, con forti investimenti, Internet come “piazza commerciale” della droga, occorre allora sempre più attivare l’attenzione dei docenti nell’educare gli studenti all’uso critico della tecnologia informatica e in particolare nel fare in modo che i giovani abbiano strumenti adeguati per tutelarsi dalle insidie nascoste nel web. Ad esempio Schifano fa notare che spesso i giovani cercano informazioni sulle sostanze stupefacenti utilizzando i motori di ricerca ma, a causa del funzionamento di questi motori, vengono presentati solo molto in giù nella pagina i siti che presentano i pericoli delle sostanze stesse, ovvero compaiono prima (e dunque si presentano all’attenzione con maggiore evidenza) i siti che banalizzano i pericoli, i siti che danno informazioni falsate o erronee, i siti che vendono la sostanza per pochi euro. In questo momento ad esempio inserendo nel motore di ricerca Google Italia (google.it ) la parola marijuana il primo sito che compare è un sito che presenta questa droga secondo il falso slogan di “sostanza ricreazionale” e ne propone l’acquisto immediato mediante un negozio on line; solo al settimo posto (e occorre scendere col cursore) troviamo il sito del National Institute on Drig Abuse http://www.nida.nih.gov/Infofacts/marijuana.html che dà indicazione sul rischio dell’utilizzo della sostanza. E ancora: nella prima pagina presentata dal motore di ricerca, su 10 siti evidenziati solo 2 favoriscono la tutela del minore, i restanti inducono al consumo o attraggono la curiosità del navigatore. Si noti poi che a fondo pagina compaiono due immagini della marijuana di cui una conduce a un sito che spiega come ottenere, coltivare e consumare questa droga. Se poi si introduce la parola “cannabis”, il documento “La cannabis non è una droga leggera” curato dal Consiglio Superiore di Sanità nel 2003, che presenta i gravi disturbi mentali cui possono andare incontro gli adolescenti che fanno uso di questa droga, è disponibile solo all’ultimo posto, in fondo alla pagina. Difficile che un navigatore giovane, che magari va di fretta, e non sa utilizzare in modo critico le risorse del web ci arrivi. Al primo posto invece, per la voce “cannabis”, troviamo in questo momento wikipedia che, con testo in italiano, banalizza il pericolo di questa droga (ancora definita ricreazionale benché essa non ricrei proprio nulla, anzi distrugge i neuroni nel cervello), e riporta un articolo di “Lancet” secondo cui la cannabis sarebbe meno pericolosa della nicotina, quando è invece noto che la cannabis produce rischi oltre 5 volte maggiori del fumo di sigaretta per cuore, polmoni, sistema cardiovascolare e sistema immunitario. Riguardo alla ricerca di strategie per affrontare queste problematiche, anche in ambito pedagogico, segnaliamo l’attività del “Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia” (CREMIT) dell’Università Cattolica di Milano www.unicatt.it , diretto da Pier Cesare Rivoltella (che oltretutto si occupa di formazione dei docenti nel campo della media education e technology literacy): il centro si propone alle scuole proprio come interlocutore su questi temi educativi e mediatore tra necessità della scuola e Osservatorio nazionale sulla comunicazione http://www.osservatoriosullacomunicazione.com Infine ricordiamo che è in programma l’avvio di prossimi progetti di monitoraggio e analisi del web la cura dell’Osservatorio delle Dipendenze del Veneto www.dronet.org

 

La quarta proposta è, per la scuola, informare in modo serio e continuato gli studenti e i genitori. Si tratta di procedere, anche nella progettazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF) e quindi a livello collegiale di tutto l’Istituto, con un reale programma educativo, orientativo e a largo raggio su questi temi che oggi hanno il volto dell’emergenza. Alcuni istituti scolastici, sensibili e attenti al problema, hanno già svolto, e stanno svolgendo come iniziativa autonoma, azioni di informazione degli studenti sul pericolo cannabis: ad esempio l’Associazione delle scuole autonome della Sicilia ha messo a disposizione gratuitamente sul suo portale internet (www.asas.sicilia.it ) una presentazione in Power Point intitolata “La cannabis e gli studenti” (2007), attentamente curata dal Prof. Roberto Tripodi dell’Istituto Ipsia-Medi, e resa disponibile a tutte le scuole italiane. Dato però che la cannabis è la droga più diffusa presso gli studenti occorre una strategia ampia e condivisa a livello nazionale. Al momento sembrano esserci alcune condizioni favorevoli all’attuazione di simili progetti (anche come risorse economiche disponibili): il Ministero dell’Istruzione ha infatti presentato recentemente il progetto “A scuola di salute. Piano per il ben… essere dello studente 2007-2010”. Si tratta di un progetto che indica (al punto 1) la volontà rinnovata di condurre azioni per prevenire le dipendenze e le patologie comportamentali ad esse correlate. Purtroppo, nella voce “Finanziamenti”, lo stanziamento di denaro per la prevenzione delle dipendenze risulta essere stata una delle voci più basse nell’anno scolastico appena trascorso, ma le scuole possono attivarsi per richiedere un’eventuale modifica per il futuro, laddove fosse necessario, e comunque possono far riferimento a questa iniziativa nel momento della progettazione educativa per i prossimi anni. Il progetto è disponibile on line nel sito del Ministero dell’Istruzione in http://www.pubblica.istruzione.it/studentionline/novita/2007/direttiva_benessere.shtml Di un certo interesse è il fatto che, nel “Piano per il ben… essere dello studente”, si annota l’attivazione di una sinergia con il Ministero della Salute: la proposta è quella di progettare iniziative “studiate per il target giovanile con l’obiettivo di fornire informazioni scientificamente corrette e di identificare strategie per resistere alle pressioni sociali”. E, a nostro parere, la sinergia per tutelare i giovani dalle “pressioni sociali”, dovrebbe avere anche la funzione di vigilare sull’esposizione alle insidie citate presenti in Internet, così come sulle esternazioni di alcuni politici (che piantano semi di marijuana nel giardino del palazzo di Montecitorio, svilendo il simbolo istituzionale di una nazione) e su alcune forme sventate di spettacolarizzazione della droga utilizzate dai giornali per vendere più copie. In definitiva si tratta ancora di scegliere: raccogliere più voti, vendere più giornali, o garantire il benessere e il futuro delle generazioni che costituiscono la risorsa vitale della nostra comunità.

 

Antonello Vanni

http://www.progettouomo.net

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