Omelia dell'ispettore don Igino Biffi ai giovani dei cammini vocazionali.
La festa dell’Epifania ci mostra la bellezza di un viaggio che parte da lontano per andare alla ricerca di Dio. La vita spirituale è un viaggio, è ricerca, è inquietudine, è desiderio di incontro con Colui che da un senso alla vita. I Magi oggi ci insegnano che vale a pena mettersi in viaggio per cercare Dio. Il loro fu un viaggio impegnativo, insidioso, rischioso a conferma che la ricerca di Dio non è una passeggiata. I Magi sbagliano anche strada: vanno a Gerusalemme invece che a Betlemme perché perdono di vista la stella. Ma non importa. In un viaggio può anche accadere di sbagliar strada ma non per questo dobbiamo desistere dal partire. L’incontro con Lui ricompensa tutti gli sforzi fatti. Infatti così scrive l’evangelista Matteo: Al vedere la stella, sopra il luogo dove si trovava il bambino, provarono una gioia grandissima.
È interessante notare che i Magi che arrivano da lontano sanno che Gesù è nato, mentre gli abitanti di Gerusalemme non lo sapevano. Strano che proprio i più vicini non si accorgano di quello che sta accadendo. È drammatico pensare che a volte Dio ci nasce accanto e noi non ce ne accorgiamo; lo stesso Erode chiede ai Magi di dargli informazioni, eppure un re dovrebbe sapere tutto. Ma non sa tutto chi presume di essere onnisciente, chi non rimane aperto allo stupore e alla meraviglia credendosi a posto semplicemente perché abita a Gerusalemme. Non basta abitare la città santa per essere santi.
La storia dei Magi ci rivela che l’uomo è alla ricerca di Dio. È una ricerca che dura da sempre e che per sempre segnerà il destino dell’umanità. Tutti noi siamo in ricerca e l’inquietudine che ci abita ne è la conferma. Così scrive Benedetto XVI in una bella omelia sull’Epifania.
Il cammino dei Magi d’Oriente è per la liturgia soltanto l’inizio di una grande processione che continua lungo tutta la storia. Con questi uomini comincia il pellegrinaggio dell’umanità verso Gesù Cristo – verso quel Dio che è nato in una stalla; che è morto sulla croce e che, da Risorto, rimane con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). [...]
I Magi erano, possiamo dire, uomini di scienza, ma non soltanto nel senso che volevano sapere molte cose: volevano di più. Volevano capire che cosa conta nell’essere uomini. [...] Erano uomini alla ricerca della promessa, alla ricerca di Dio. Ed erano uomini vigilanti, capaci di percepire i segni di Dio, il suo linguaggio sommesso ed insistente. [...]
Il cuore inquieto è il cuore che, in fin dei conti, non si accontenta di niente che sia meno di Dio e, proprio così, diventa un cuore che ama. Il nostro cuore è inquieto verso Dio e rimane tale, anche se oggi, con “narcotici” molto efficaci, si cerca di liberare l’uomo da questa inquietudine. (Benedetto XVI, Omelia nella Solennità dell'Epifania del Signore, 6 gennaio 2012.)
I Magi ci insegnano la beata inquietudine, ci insegnano che siamo fatti per la continua ricerca di Dio. Non importa se sei distante, non importa se devi partire dal tuo lontano oriente. Scopri nella tua vita quelle stelle che ti portano a Dio e spegni tutte quelle luci che non provocano altro che un inquinamento luminoso nella tua vita.
I Magi, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. L’incontro con Dio suggerisce strade nuove, vie nuove, itinerari mai visti prima e aiuta a non incrociare di nuovo i novelli Erode. L’incontro con Gesù ti dona una mappa nuova.
C’è un altro movimento che il Natale mette in luce. Scrive il profeta Isaìa: Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Se è vero che l’uomo è alla ricerca di Dio è altrettanto vero che Dio è alla ricerca dell’uomo. L’incarnazione è la concretizzazione della ricerca dell’uomo da parte di Dio. Dio ci cerca al punto che viene ad abitare in mezzo a noi. Così scrive Benedetto XVI nella omelia sull’Epifania già citata.
Il cuore di Dio è inquieto in relazione all’uomo. Dio attende noi. È in ricerca di noi. Anche Lui non è tranquillo, finché non ci abbia trovato. Il cuore di Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso di noi – verso Betlemme, verso il Calvario, da Gerusalemme alla Galilea e fino ai confini del mondo. Dio è inquieto verso di noi, è in ricerca di persone che si lasciano contagiare dalla sua inquietudine, dalla sua passione per noi. Persone che portano in sé la ricerca che è nel loro cuore e, al contempo, si lasciano toccare nel cuore dalla ricerca di Dio verso noi. Cari amici, questo era il compito degli Apostoli: accogliere l’inquietudine di Dio verso l’uomo e portare Dio stesso agli uomini. Lasciatevi colpire dall’inquietudine di Dio, affinché il desiderio di Dio verso l’uomo possa essere soddisfatto. (Benedetto XVI, Omelia nella Solennità dell'Epifania del Signore, 6 gennaio 2012.)
Dio ci cerca perché ci ama. Dio ci cerca perché ci desidera. La parola italiana desiderio viene da un termine latino molto bello: de-sidus, letteralmente “la mancanza della stella”. Desiderio è la mancanza della stella, mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita. Se questo è vero, noi siamo quella stella che Dio desidera.
Il Natale ci regala la certezza che siamo dei desiderati. È molto bello questo perché essere desiderati è un desiderio intimo che tutti abbiamo. L’alternativa è essere abbandonati. Noi abbiamo un Dio che ci dice: Mi manchi. Il fatto che Dio è alla ricerca dell’uomo sta a dire che noi manchiamo a Dio e che tu sei il suo desiderio.
Colpisce che i Magi non sono venuti per porre domande a Gesù, per chiedere la liberazione da qualche male o qualche aiuto particolare. Sono venuti per adorarlo. Adorare, etimologicamente, significa posare la bocca su qualcosa (Ad+os-oris). Possiamo dire che chi adora, bacia; e chi bacia, adora. L’adorazione è un bacio dato a Dio. E il bacio, oltre a far piacere a chi lo riceve, fa vibrare interiormente chi lo da tanto da far venire il desiderio di essere “carne della sua carne e sangue del suo sangue”. L’adorazione ha la potenza di assimilare l’amante alla persona amata.
I Magi non credono a Dio perché hanno visto qualche suo miracolo, ma si prostrano a Lui perché il cammino ha fatto intuire loro che il vero miracolo è un Dio che si fa bambino. I Magi ci insegnano che non dobbiamo cercare Dio nelle cose grandi e strabilianti, negli avvenimenti maestosi della vita o nelle imprese ciclopiche per le quali vorremmo essere ricordati. I Magi cercano Dio in un luogo umile e povero. Nel Natale Dio rivela che la sua porta santa è l’umanità: è attraverso questa che Dio giunge a noi.
Il Signore ci doni di vivere alla ricerca di Dio e ci faccia gustare la bellezza di essere cercati da Lui ovvero di essere da Lui desiderati.
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