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Adottare la pace come metodo di vita e d'azione

Il cronico conflitto in Medio Oriente è la metafora di quanto infernale diventi la vita umana quando la negazione della legge della relazione - per cui siamo tutti affidati gli uni agli altri - è perpetrata sistematicamente... Così si lanciano missili su villaggi e si reagisce bombardando altri villaggi in una spirale infinita...


Adottare la pace come metodo di vita e d’azione

da Attualità

del 14 gennaio 2009

Il cronico conflitto in Medio Oriente è la metafora di quanto infernale diventi la vita umana quando la negazione della legge della relazione - per cui siamo tutti affidati gli uni agli altri - è perpetrata sistematicamente. Non si tratta di tifare per una bandiera o per l’altra. Gli insediamenti dei coloni israeliani e la negazione della possibilità di uno stato palestinese, oltre che ingiusti, sono il maggior fattore di insicurezza per Israele stessa. Questa prepotenza provoca disperazione e nuova violenza.

Così si lanciano missili su villaggi e si reagisce bombardando altri villaggi in una spirale infinita. La responsabilità è di chiunque semina guerra e di quanti la coltivano. Coloro che confidano nella violenza si somigliano, come ha rilevato René Girard, proprio mentre credono di essere tanto diversi. Ognuno pensa di incarnare il bene e vede il male nel nemico. Il popolo palestinese subisce l’ingiustizia maggiore e ora è sotto un attacco che provoca centinaia di vittime. E’ chiaramente ingiusta, del resto, la negazione del diritto di Israele a esistere. I gruppi dirigenti di ambedue le parti sanno solo moltiplicare i morti. Dovrebbe essere chiaro che la differenza non è tra israeliani e palestinesi, ma tra quanti, nei due popoli, sono credenti nella Violenza - è la religione più diffusa al mondo - e quanti credono che l’umanità sia chiamata a vita comune. Spesso il mistero non è l’inaccessibile. E’ l’evidenza.

Quella per cui il male non è l’altro, ma la violenza. E l’altro, nel quale lo sguardo dell’odio vede il nemico, è qualcuno, dice Emmanuel Lévinas, della cui vita io sono responsabile. La grande svolta, per tutti, è dare traduzione politica a questa sapienza etica. Il Medio Oriente è lo specchio del mondo intero dedito alla competizione. Non basta condannare la guerra, bisogna uscire noi per primi dalla sua logica. Per farlo occorre smettere di pensare alla pace solo come a una meta. Questo lo fanno anche i violenti, dicendo di combattere per realizzarla.

La pace deve valere anzitutto come metodo tramite l’azione nonviolenta.

Ecco l’alternativa all’impotenza di chi sa solo distruggere. 'Metodo' significa via. La via è data da mezzi in se stessi pacifici, dal dialogo allo sciopero, dal diritto alla diplomazia, dalla pressione economica alla diffusione di idee e informazioni. Qualche esempio? Revocare il consenso a chi organizza dominio e guerra. Educare nella e alla pace. Interporsi per mediare tra quelli che si odiano. Rinunciare al cinismo e imparare a sperare non per sé, ma per tutti. Relativizzare in ogni campo le differenze che pretendono di spezzare il legame dell’umanità comune e credere in ciò che ci unisce. Spingersi, nella pratica del volontariato, sino alla promozione della giustizia sociale. Introdurre nei comportamenti economici la logica della cooperazione, disobbedendo alla stolta regola della competizione universale. Praticare l’ospitalità. Fare del sistema giuridico una leva di cambiamento verso la giustizia per tutti. Rispondere all’oppressione con la non-collaborazione e con la rivolta nonviolenta. Soprattutto, fare politica per costruire la pace ogni giorno, lì dove si vive come nel mondo, dando attuazione ai diritti umani a partire dai diritti degli altri. La svolta si schiude adottando la pace come metodo di vita. E’ una novità che porterà frutto grazie a coloro nella cui coscienza mette radici questa evidenza: la politica realmente efficace è fatta non per vincere, ma per riuscire a vivere insieme.

 

Roberto Mancini

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