“Ci scopriremo più grandi, più cresciuti a nostra insaputa” (L. Gamberini)
Rubrica a cura di Laura Giulian
“Ci scopriremo più grandi, più cresciuti a nostra insaputa” (L. Gamberini)
Come mai i ragazzi vanno in crisi, quando pensano al loro futuro? Tra le molteplici risposte, probabilmente, la più azzeccata è che gli venga un grande dubbio circa la bontà della realtà, che non esista un bene per loro, una sorta di provvidenza, un dono che è lì solo per loro. Questa constatazione, inizialmente, può provocare rabbia, aggressività, ribellione; se prolungata nel tempo, porta alla disillusione, scema la ribellione e si fa strada la rassegnazione. Ciascuno di noi va in crisi, quando la vita non incontra la propria vocazione, quando non si sa a cosa si è chiamati.
“Cosa vorrei fare dopo l’università? Questa è davvero una bella domanda. Considerando il fatto che fino a due mesi fa ero indecisa se iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza o a quella di ingegneria, direi che non ho un’idea molto precisa della mia futura professione. Ho scelto giurisprudenza e, più precisamente, vorrei studiare diritto internazionale per riuscire, in questo modo, a viaggiare e a imparare più lingue possibili. La professione di avvocato mi affascina e mi terrorizza allo stesso tempo. Se penso alle arringhe che si tengono nei tribunali americani, mi viene la pelle d’oca e vorrei essere alla loro altezza; subito dopo, arriva il panico di non essere in grado, di essere inferiore e di non riuscire a tenergli testa. Non so se voglio fare l’avvocato per questi motivi o, semplicemente, perché la sento come una professione che mi potrebbe appartenere, o semplicemente, sono ancora troppo giovane e inesperta per farmi un’idea precisa di quella che una professione del genere realmente sia. Un settore che, di recente, ha particolarmente catturato il mio interesse è la diplomazia. Il settore diplomatico offre un sacco di possibilità di scoperta di nuove culture e tradizioni, presenti nei diversi paesi e, con l’occasione, si possono imparare le lingue più differenti. Mi piacerebbe lavorare per un’organizzazione internazionale, magari come interprete o come vero e proprio diplomatico. Tutte queste aspirazioni e questi sguardi al futuro sembrano quasi una nevicata in piena estate, in questo momento di crisi, perché tutto, ora, sembra impossibile e lontanissimo da noi: tutto ciò che da noi veniva considerato normale ora è un divieto, una restrizione, una follia.
Dopotutto, forse, anche io sono un’adolescente normale. Forse, anche io ho dei sogni.”
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