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1° TAPPA: sussidio on-line su Charles de Foucauld

L'amore consiste non nel sentire che si ama, ma nel voler amare; quando si vuol amare, si ama; quando si vuol amare sopra ogni cosa, si ama sopra ogni cosa. Se accade che si soccomba a una tentazione, è perché l'amore è troppo debole, non perché esso non c'è: bisogna piangere, come san Pietro, pentirsi...


1° TAPPA: sussidio on-line su Charles de Foucauld

da Teologo Borèl

del 19 settembre 2005

 Prima Tappa

 

 Dalla vita

 

«Un ufficiale gaudente e buontempone, di una specie volgare anzichenò. Tale appariva sul finire dell’800 — a dire di Paul Claudel — il visconte Charles de Foucauld, de Pontbriand.

A leggere il motto araldico della sua famiglia, gli altri ufficiali sarebbero scoppiati a ridere: «Indietreggiare mai!» si leggeva sullo scudo, dove campeggiava un leone rosso tra due arcate d’argento, ma il giovane Charles non aveva altra preoccupazione che stare seduto sulla poltrona più comoda, attorniato dagli amici, banchettando con i cibi più prelibati e assaporando i vini più raffinati.

Il vizio della buona tavola era quello pi√π accentuato, ma non disdegnava le donnine allegre, il gioco e le letture sconvenienti.

D’altra parte, Charles, rimasto orfano a sei anni, era stato educato da un nonno quasi settantenne, colonnello a riposo, che lo adorava, pronto a scusare ogni scappatella del nipotino. Così il ragazzo studiò alla meno peggio, mostrandosi oltremodo svogliato, fin quando si fece espellere dalla scuola a diciassette anni, per cattiva condotta.

La fede l’aveva perduta da tempo, alla scuola di tutti gli scettici e degli scrittori antireligiosi del tempo, che aveva assaggiati: Renan, Voltaire, Anatole France, Nietzsche, Marx... quanto bastava per definirsi agnostico.

Il problema religioso l’aveva risolto in fretta: se c’erano tante religioni, voleva dire che nessuna era vera o, almeno, nessuna poteva avere la pretesa di esserlo.

Visse, dunque, così per dodici anni: «Senza niente negare e senza niente credere; disperando della verità».

La carriera, che gli si era aperta dinanzi, era ovvia, per tradizione familiare, anche se non lo entusiasmava.

Riuscì a fatica ad iscriversi all’accademia militare di Saint-Cyr, dato che lo volevano riformare per obesità. L’intervento del nonno gli permise di indossare quell’elegantissima uniforme, ma Charles non era affatto disposto a un qualsivoglia impegno.

Si alleò con altri scioperati come lui e cominciò allegramente a sperperare la favolosa eredità di famiglia (840.000 franchi-oro di quel tempo), che gli era toccata a vent’anni.

«Chi non ha visto de Foucauld nella sua stanza, in pigiama di flanella bianca con alamari, comodamente sprofondato nella sua sedia, o su una sdraio, o su una soffice poltrona, gustare un saporito pasticcio di fegato, innaffiato da un eccellente champagne, leggendo Aristofane in una graziosa edizione elegantemente rilegata, non può farsi un’idea di ciò che è un uomo felice di vivere»: questa è la descrizione che troviamo nella lettera di un amico del tempo.

E quando non era così elegantemente accomodato, era agli arresti per qualche trasgressione o impertinenza: giorni duri che si concludevano sempre con qualche memorabile orgia con gli amici, in uno dei più celebri ristoranti.

Sul suo libretto personale, i superiori scrissero: «Spirito poco militare. Insufficiente senso del dovere. Ha la testa leggera e pensa solo a divertirsi».

Più tardi Charles dirà che era solo apparenza: «Tu», dirà rivolto a Dio, «mi facevi sentire un vuoto doloroso, una tristezza che ho provato solo allora; essa tornava ogni sera, quando mi trovavo solo nel mio appartamento... Essa mi faceva restare muto e oppresso durante quelle che chiamano feste: io le organizzavo, ma, venuto il momento, le passavo in un mutismo, un disgusto, una noia infiniti... ». Ma gli amici non se ne accorgevano, intenti com’erano ad approfittare del denaro e dei piaceri che egli metteva con noncuranza a loro disposizione.

Sia come sia, riuscì ad uscire dalla Scuola di Cavalleria di Saumour, nell’ottobre del 1879, col grado di sottotenente, ottantasettesimo su ottantasette allievi...

E riprese la sua vita di gaudente, mostrandosi appagato d’avere a sua continua disposizione un domestico, un calessino inglese, un cavallo, e una donnina deliziosa di nome Mimì.

Lo stipendio di militare non lo ritirava mai: disprezzarlo gli sembrava una estrema raffinatezza.

E quando l’anno successivo fu spedito nella guarnigione di Algeria, si fece precedere al campo dalla sua donnina, presentandola — con una solenne lettera in carta intestata — come la Viscontessa de Foucauld, sua legittima consorte. Così le autorità militari la ricevettero con tutto il rispetto e la invitarono in famiglia. Quando giunsero i colleghi del reggimento che conoscevano la verità — e tutti si sbellicarono dalle risa — Charles venne subito congedato a forza e messo in riserva «per aver disonorato il grado, per indisciplina aggravata da cattiva condotta notoria».

Così egli abbandonò, ridendo, la carriera appena cominciata, a braccetto della sua Mimì, e si trasferì in Svizzera.

 

 

Dai suoi scritti...

 

L’amore consiste non nel sentire che si ama, ma nel voler amare; quando si vuol amare, si ama; quando si vuol amare sopra ogni cosa, si ama sopra ogni cosa. Se accade che si soccomba a una tentazione, è perché l’amore è troppo debole, non perché esso non c’è: bisogna piangere, come san Pietro, pentirsi, come san Pietro, umiliarsi, come lui, ma sempre come lui dire tre volte: «Io ti amo, io ti amo, tu sai che malgrado le mie debolezze e i miei peccati io ti amo».

L’amore che Gesù ha per noi, egli ce l’ha dimostrato abbastanza perché noi possiamo crederci senza sentirlo; sentire che noi l’amiamo e ch’egli ci ama, sarebbe il paradiso; il paradiso, salvo rari momenti e rare eccezioni, non è per quaggiù.

Narriamoci spesso la duplice storia delle grazie che Dio ci ha fatto personalmente dopo la nostra nascita, e delle nostre infedeltà; vi troveremo – soprattutto noi che abbiamo vissuto per molto tempo lontani da Dio – le prove più sicure e più commoventi del suo amore per noi, come anche, purtroppo, le prove sì numerose della nostra miseria. C’è motivo per immergerci in una fiducia senza limiti del suo amore (egli ci ama perché è buono, non perché noi siamo buoni, le madri non amano forse i loro figli traviati?) e motivo per sprofondarci nell’umiltà e nella diffidenza verso di noi.

 

 

Gesù dice…

 

 Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. (Mt 6,19-21)

 

 

ë Per la preghiera personale:  Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.

s Una domanda per la tua riflessione:  Quali sono le cose più importanti nella mia vita: mi rendono realmente felice?

 

 

Redazione GxG

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