Il 42enne in stato di minima coscienza era il simbolo della battaglia contro l'eutanasia. Il decesso dopo 10 giorni senza più supporti vitali. Francesco: non costruiamo società che eliminano i deboli...
del 12 luglio 2019
Il 42enne in stato di minima coscienza era il simbolo della battaglia contro l'eutanasia. Il decesso dopo 10 giorni senza più supporti vitali. Francesco: non costruiamo società che eliminano i deboli...
È morto Vincent Lambert, il 42enne ex infermiere tetraplegico e in stato di minima coscienza dopo un incidente stradale del 2008, divenutosimbolo in Francia per una parte dell’opinione pubblica della lotta contro l'eutanasia, per altri, viceversa, della campagna per legalizzare la "morte medicalmente assistita" a richiesta del paziente o di chi lo rappresenta. "Dio Padre accolga tra le sue braccia Vincent Lambert. Non costruiamo una civiltà che elimina le persone la cui vita riteniamo non sia più degna di essere vissuta: ogni vita ha valore, sempre", ha scritto papa Francesco in un tweet.
Dopo l'ultima decisione del tribunale del 2 luglio, i medici gli avevano sospeso cure e alimentazione il giorno stesso somministrandogli la sedazione profonda prevista dalla legge francese sul fine vita e garantendogli solo l’umidificazione delle mucose della bocca. Accorgimenti che hanno solo lenito un’agonia atroce verso una morte per disidratazione e denutrizione.
La notizia del decesso sopraggiunto alle 8.30 del mattino nella camera dell’ospedale di Reims dov’era ricoverato da tempo, è stata diffusa dal nipote Francois. Vincent era affidato al reparto di Cure palliative, che anziché assicurargli le terapie appropriate a un paziente cronico ma non terminale gli hanno staccato i supporti vitali, considerati in Francia – come in Italia, dopo la legge sul biotestamento – come terapie e dunque sospendibili a richiesta del paziente o del fiduciario (in questo caso la moglie, da sempre impegnata per condurre Vincent alla morte asserendo che questa sarebbe stata la sua volontà). Pierre e Viviane, i suoi genitori, hanno condotto una strenua battaglia legale per impedire che al figlio fossero interrotte cure e alimentazione che lo tenevano in vita.
Quando il 20 maggio pareva persa ogni speranza per la pronuncia definitiva in senso eutanasico della Corte europea dei diritti dell’uomo che avallava le sentenze dei tribunali francesi gli avvocati dei genitori erano riusciti ad attivare in extremis il Comitato Onu per i diritti dei disabili che aveva chiesto di poter esaminare il caso ingiungendo alle autorità francese di sospendere la procedura di distacco della nutrizione già in fase di avvio. La Corte d’appello di Parigi aveva accolto la richiesta facendo guadagnare altro tempo ai legali. Ma il ricorso del Governo alla Corte di Cassazione ha provocato il pronunciamento definitivo della massima magistratura francese che ha autorizzato i medici a procedere.
Una catena di decisioni tragiche, che non hanno tenuto in alcuna considerazione gli obblighi contratti dalla Francia sottoscrivendo la Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili (e Vincent faceva parte certamente della categoria), la ripetuta richiesta dei genitori di trasferire il figlio in una struttura specializzata che se ne prendesse cura per il sostegno delle funzioni vitali (il paziente respirava autonomamente e aveva un normale ciclo di sonno-veglia mostrando anche di reagire a stimoli esterni) e gli appelli giunti anche dal Papa che si è pronunciato con due trasparenti messaggi affidati ai social network il 20 maggio («Preghiamo per quanti vivono in stato di grave infermità. Custodiamo sempre la vita, dono di Dio, dall'inizio alla fine naturale. Non cediamo alla cultura dello scarto») e il 10 luglio («Preghiamo per i malati che sono abbandonati e lasciati morire. Una società è umana se tutela la vita, ogni vita, dall’inizio al suo termine naturale, senza scegliere chi è degno o meno di vivere. I medici servano la vita, non la tolgano»), giorno nel quale a Parigi si è svolta una manifestazione pubblica davanti alla chiesa di Saint Sulpice, cattedrale pro tempore di Parigi.
I genitori lunedì si erano di fatto arresi, definendo ormai «inevitabile» la morte di Vincent.
Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita (Pav) monsignor Vincenzo Paglia ha diffuso un messaggio nel quale afferma che con tutta la Pav prega per la famiglia di Vincent Lambert, per i medici, per tutte le persone coinvolte in questa vicenda: «La morte di Vincent Lambert e la sua storia sono una sconfitta per la nostra umanità». La Fondazione Lejeune, che si è battuta in sede culturale e scientifica per mobilitare i medici contro il tradimento dell’etica ippocratica, ha ricordato una celebre frase del grande gentista servo di Dio Jerome Lejeune: «La qualità di una civiltà si misura col rispetto che riconosce ai suoi membri più fragili».
Francesco Ognibene
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