Il Sabato Santo è il giorno del silenzio e dell’attesa, prima di vivere la Veglia di tutte le veglie: quella pasquale.
Il giorno prima della Pasqua è aliturgico, cioè privo di celebrazioni in tutte le chiese, in attesa della Veglia solenne che viene celebrata a partire da qualche ora prima della mezzanotte e durante la quale si celebra solennemente la Risurrezione di Gesù.
Se nel Giovedì Santo predomina la solennità dell’istituzione dell’Eucaristia e nel Venerdì Santo la mestizia, il dolore e la penitenza per la Passione e morte di Gesù, con la sua sepoltura; nel Sabato Santo invece predomina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro prima della gioia della Domenica di Pasqua con l’annuncio della Risurrezione.
Il Sabato Santo è il giorno del silenzio e dell’attesa, in cui ogni cristiano medita sulla morte di Gesù e sulla propria, esercitandosi nell’attesa di quest’ultima, ineluttabile fine della vita terrena. In questo giorno la fede è provata perché il Messia è morto e non si sa cosa accadrà, si può solo vivere in attesa che il vuoto che si prova venga riempito.
Anche se tutto tace, Cristo agisce. Secondo l’antica tradizione, infatti, in questo giorno, Gesù discende agli Inferi, nelle profondità del Regno della morte per salvare l’uomo e portarlo con sé in cielo, dove ci precede e dove ci attende a braccia aperte. Negli Inferi incontra Adamo, il primo uomo che qui simboleggia l’intera umanità, lo scuote, lo sveglia e gli dà l’annuncio della salvezza da cui nessuno è escluso, ponendo, di fatto, un ponte tra la tomba e il Regno di Dio. Gesù porta l’arma infallibile della Croce, perché “con la morte vince la morte”.
Si celebra anche l’Ora della Madre. Ci si concentra cioè sulla figura di Maria in cui in questo giorno si sommano il dolore per la morte del figlio e la speranza per la sua Resurrezione. Maria è indicata come Mater Dolorosa; l’abbiamo lasciata ai piedi della Croce, abbandonata dal Figlio che è morto e che prima di spirare l’ha affidata a Giovanni, perché Maria, chiamata alla missione di Madre, non può rimanere senza figli. Ma il dolore e la fede di Maria qui sono il dolore e la fede da cui nasce l’intera Chiesa che sta lì, con lei, ai piedi della Croce, a farsi illuminare dalla speranza.
Grande importanza viene data in questo giorno alla partecipazione al Sacramento della riconciliazione, indispensabile via per purificare il cuore e predisporsi a celebrare intimamente rinnovati la Pasqua.
Almeno una volta all’anno abbiamo bisogno di questa purificazione interiore di questo rinnovamento di noi stessi. Questo Sabato di silenzio, di meditazione, di perdono, di riconciliazione sfocia nella Veglia Pasquale, che introduce la domenica più importante della storia, la domenica della Pasqua di Cristo.
Alla sera del sabato santo, si entra nel grande mistero della Resurrezione di Cristo, che dal buio della notte e della morte risorge con la sua Luce divina.
Per antichissima tradizione questa è «la notte di veglia in onore dei Signore» (Es 12,42), giustamente definita «la veglia madre di tutte le veglie» (s. Agostino). In questa notte il Signore «è passato» per salvare e liberare il suo popolo oppresso dalla schiavitù; in questa notte Cristo «è passato» alla vita vincendo la grande nemica dell’uomo, la morte; questa notte è celebrazione-memoriale del nostro «passaggio» in Dio attraverso il battesimo, la confermazione e l’eucaristia.
La successione dei simboli di cui è intessuta la Veglia esprime bene il senso della risurrezione di Cristo per la vita dell’uomo e del mondo:
— Liturgia della luce: il mondo della tenebra è attraversato dalla Luce, il Cristo risorto, in cui Dio ha realizzato in modo definitivo il suo progetto di salvezza.
— Liturgia della parola: le 7 letture dell’Antico Testamento sono un compendio della storia della salvezza. Nella consapevolezza che la Pasqua di Cristo tutto adempie e ricapitola, la Chiesa medita ciò che Dio ha operato nella storia. Quella serie di eventi e di promesse vanno riletti come realtà che sempre si attuano nell’ «oggi» della celebrazione; sono dono e mèta da perseguire continuamente.
— Liturgia battesimale: il popolo chiamato da Dio a libertà, deve passare attraverso un’acqua che distrugge e rigenera. Come Israele nel Mar Rosso, anche Gesù è passato attraverso il mare della morte e ne è uscito vittorioso. Nelle acque del battesimo è inghiottito il mondo del peccato e riemerge la creazione nuova. L’acqua, fecondata dallo Spirito, genera il popolo dei figli di Dio.
— Liturgia eucaristica: è il vertice di tutto il cammino quaresimale e della celebrazione vigiliare. Il popolo rigenerato nel battesimo per la potenza dello Spirito, è ammesso al convito pasquale che corona la nuova condizione di libertà e riconciliazione. Partecipando al corpo e al sangue del Signore, la Chiesa offre se stessa in sacrificio spirituale per essere sempre più inserita nella pasqua di Cristo.
Dentro la struttura e i simboli della celebrazione è possibile leggere il paradigma dell’esistenza cristiana nata dalla Pasqua. Luce, Parola, Acqua, Convito sono le realtà costitutive e i punti di riferimento essenziali della vita nuova: uscito dal mondo tenebroso del peccato, il cristiano è chiamato ad essere portatore di luce (cf Ef 5,8; Col 1,12.13); a perseverare nell’ascolto di Cristo morto e risorto, Parola definitiva della storia; a vivere sotto la guida dello Spirito la vocazione battesimale; ad annunciare e a testimoniare nel dono di sé quel mistero di cui l’eucaristia celebra il memoriale.
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