Quaresima

Ti va di cambiare? Da superbo e vanitoso a umile


Superbi e vanitosi

“Come sono bello/a (mentre mi guardo allo specchio)”; “Io avrei fatto sicuramente meglio di te”; “Lascia qua, che faccio io, che tu non sei capace!”.

Questi sono alcuni dei pensieri e modi di fare presenti in noi (chi più chi meno). C'è chi si lascia ammirare per i suoi folti capelli, chi per la bella voce, chi per le sue capacità intellettuali, chi per le sue nobili origini; chi cerca la gloria nelle cose "vane", di poco conto in confronto ai veri valori della vita. A più di qualcuno può capitare che, per non perdere l'ammirazione, la gente commette vizi e, per essere lodata dagli altri, commette anche i peccati.
Il superbo invece è colui che pensa di essere superiore agli altri, l’unico detentore della verità e della giustizia. Gli altri sbagliano sempre e non hanno mai ragione. Con questo modo di fare arrogante e sprezzante ci perdiamo però la bellezza delle relazioni, ci troviamo soli. Passiamo il tempo a fare confronti con gli altri e questo ci rende competitivi e di conseguenza superbi e vanitosi per il piacere di sentirsi superiori agli altri e più belli.


Ti va di cambiare?

A te capita mai di sentirti superbo, superiore agli altri, di pensare di avere sempre le idee migliori o di fare meglio? Capita mai di atteggiarti con vanità, vantandoti? Ti va di cambiare?

« Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato »

Con questa parabola Gesù ci consegna il giusto atteggiamento da avere, quello che ci esalterà realmente.
Sappiamo dunque che non c’è vera vita cristiana se alla base non c’è l’umiltà. Solo l’umiltà può trovare la Verità e la Verità a sua volta è il fondamento dell’Amore. Talvolta però capita di scambiare l’umiltà con l’umiliazione. Essere umili non significa sottovalutarsi o vivere e atteggiarsi da persone frustrate, ma avere una sana e piena consapevolezza di se stessi.

Alla base dell’umiltà c’è la conoscenza di se stessi. Non c’è vera maturità umana che noi possiamo raggiungere se non abbiamo raggiunto la conoscenza di noi stessi. Il punto di svolta accade nella nostra vita, quando sappiamo veramente chi siamo, quando scopriamo il progetto di Dio che soltanto noi possiamo portare a compimento, quando scopriamo la nostra unicità o vocazione particolare.

L’umile San Francesco d’Assisi affermava: “Un uomo tanto vale quanto vale davanti a Dio, non di più”. L’umile, proprio perché ha una giusta percezione di sé, non ricerca un posto per esistere, ma lascia che la sua esistenza possa essere resa tale dall’amore gratuito di un Dio che si accorge soprattutto di coloro che confidano completamente in Lui.

L’umiltà è smettere di confidare in se stessi.  Un credente, ma ancor prima un uomo, è uno che ha l’umiltà di capire che non ci si salva da soli, e non si riesce a salvare quasi niente della nostra vita se qualcuno non irrompe nella nostra solitudine e ci aiuta. 

Una cosa molto importante nel cammino verso l’umiltà, oltre alla conoscenza di se stessi, è la consapevolezza della diversità che caratterizza ciascuna persona creata da Dio. Nella diversità non c’è chi è migliore e chi è peggiore. Se non prendiamo sul serio la nostra diversità non capiremo mai quanto è bella la nostra vita, perché saremo troppo impegnati a recitare il copione a cui ci siamo adeguati. La nostra esistenza invece è unica. La santità è prendere sul serio la nostra diversità ed elevarla a perfezione. Anche tra i Santi non ce n’è uno simile ad un altro, ma tutti in modo diverso contribuiscono a rendere bella la Chiesa.


Esercizi pratici per cambiare:

Ecco alcuni suggerimenti che possono aiutare a vincere la superbia e la vanità:

Conoscere se stessi: Inizia a chiedere agli altri come ti vedono realmente, chiedi a qualcuno di farti un elenco dei tuoi talenti ma anche dei tuoi limiti. 

Ascolta: Comincia a parlare meno di te e dedica tempo ad ascoltare gli altri e le loro idee, cerca di aiutare qualcuno nel portare avanti il suo progetto (e non il tuo).

Guarda gli altri: smettila di guardarti allo specchio e comincia invece a guardare realmente gli altri, per quello che sono, per la bellezza che ciascuno ha in sé, per le capacità e i talenti che porta, lodandolo per le sue capacità

Accetta i consigli e le correzioni: impara ad accettare le correzioni che ti fanno gli altri, senza prendertela, ma anzi, ringraziando per quanto ti hanno fatto notare. Impara a chiedere consigli agli altri, anche se sapresti già cosa fare. Chiedere consigli è prerogativa dei saggi.


Ecco alcuni semplici esercizi concreti per cambiare:

Nei pensieri: “Signore, abbi pietà di me, peccatore”. Questa frase del pubblicano, ci aiuta a restare umili, considerarci bisognosi della Grazia di Dio, sempre.

Nelle parole: “Dimmi, ti ascolto, insegnami”. Lasciare agli altri la possibilità di dire la loro, di insegnarci qualcosa ci rende sempre più umili. 

Nelle opere: Cerca di scegliere sempre l’ultimo posto, di fare le cose di nascosto senza metterti in mostra, di fare le attività più ripugnanti.

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