Fausto Nonini e Elena Caligari guidano il Comune dopo la scomparsa del primo cittadino Pierangelo Nonini (i due non sono parenti), morto a marzo a 71 anni a causa del Covid: «Ogni giorno impariamo qualcosa»
di Barbara Gerosa, tratto da corriere.it
Fausto Nonini e Elena Caligari guidano il Comune dopo la scomparsa del primo cittadino Pierangelo Nonini (i due non sono parenti), morto a marzo a 71 anni a causa del Covid: «Ogni giorno impariamo qualcosa»
Lui è il più giovane sindaco della Valtellina, 23 anni, lei, la vice, è sua coetanea. Quando riusciamo a contattarli, dopo due giorni di tentativi, sono insieme, in municipio, è domenica pomeriggio, e loro sono lì ad attendere i dati dell’Ats, per sapere se qualcun altro dei loro concittadini è risultato positivo al virus e, nel caso, accertarsi delle condizioni di salute con una telefonata. «Verifichiamo solo se chi è a casa in quarantena ha bisogno di qualcosa», dicono all’unisono. Poi si scusano per non aver risposto prima: «Sempre di corsa, non c’è mai tempo per fare tutto». Ma non c’è nulla di cui scusarsi, solo una storia da raccontare. Quella di Fausto Nonini, prossimo alla laurea in Scienze geologiche all’università Bicocca di Milano, e del suo braccio destro, Elena Caligari, impiegata in un’agenzia di assicurazioni. Sindaco e vicesindaco del comune di Novate Mezzola, 1.900 abitanti all’imbocco della Valchiavenna, in provincia di Sondrio: 46 anni in due.
Una storia che inizia lo scorso 28 marzo quando il primo cittadino Pierangelo Nonini, 71 anni, muore a causa del Covid. In carica da meno di un anno, in precedenza in consiglio tra i banchi dell’opposizione, una vita trascorsa come tecnico comunale, una moglie, tre figli, e una squadra di giovanissimi ad affiancarlo: Fausto (stesso cognome, ma nessuna parentela) ed Elena, allora rispettivamente vicesindaco e assessore. Da un momento all’altro non solo si sono trovati a dover reggere da soli le sorti dell’amministrazione nel pieno della pandemia, ma quando, per la scomparsa del primo cittadino, a settembre il Comune è tornato al voto, si sono nuovamente candidati e hanno vinto con un consenso che ha sfiorato il 65% delle preferenze.
Sono tre i paesi lombardi dove le ultime elezioni hanno avuto un sapore amaro: Cene, Mezzoldo, entrambi nella Bergamasca, e appunto Novate Mezzola. Tre i sindaci stroncati dal virus, Giorgio Valoti, Raimondo Balicco e Pierangelo Nonini. «È successo tutto troppo in fretta — spiega Fausto —. Pierangelo era un uomo forte, quando la moglie ha telefonato per dire che era morto non volevo crederci. Eravamo all’inizio dell’emergenza, non conoscevamo ancora gli effetti devastanti del virus. Ci siamo sentiti persi, spaventati, piccoli di fronte a quanto stava accadendo. Poi però abbiamo deciso di andare avanti, raccogliere la sua eredità è stato il nostro omaggio al sindaco». «La verità è che non siamo mai stati soli — aggiunge Elena —. In tanti ci hanno aiutato, i dipendenti comunali, gli amministratori dei comuni limitrofi, Chiavenna, Verceia, Piuro, i famigliari di Pierangelo che sono stati i nostri primi sostenitori. Giorno dopo giorno abbiamo imparato qualcosa di nuovo. Abbiamo acquistato le mascherine quando c’era carenza, organizzato le consegne a domicilio, cercato di reggere il timone che improvvisamente ci siamo trovati tra le mani». Fino alla scelta di concludere il progetto iniziato con il sindaco scomparso e candidarsi nuovamente.
«La seconda ondata del virus non ci ha colto impreparati, ma è giusto ricordare che sul tavolo non c’è solo la pandemia», prosegue la vicesindaca Caligari che ha le deleghe a Bilancio, Turismo e Rapporti con gli enti. Da affrontare questioni complesse come l’inquinamento dell’ex area Falck o la gestione delle cave. «Abbiamo ripreso in mano il progetto per la realizzazione di una palestra scolastica e iniziato la sistemazione del marciapiede che unisce le frazioni di Campo e Novate. E appena questa nuova fase di emergenza potrà dirsi conclusa vogliamo fare qualcosa per ricordare Pierangelo», conclude il sindaco Nonini. Sono arrivati i dati di Ats, una decina i malati Covid. La chiacchierata è finita, è tempo di rimettersi a lavorare per il paese.
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