Preparati al Natale con le riflessioni di Avvento su donboscoland. Ogni lunedì e giovedì una proposta che aiuti a vivere al meglio il tempo di attesa.
in RIFLESSIONI
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Dio è con noi
Sarà chiamato Emmanuele.
Nell’evento del Natale noi siamo chiamati a contemplare la realtà più sconcertante e sorprendente: Dio nell’incarnazione nell’uomo Gesù di Nazaret si è fuso e confuso con l’umano fino al punto di essere presente e identificato con tutto ciò che è veramente umano, con il sensibile, con quello che vediamo, sentiamo, avvertiamo in modo palpabile e tocchiamo. Per questo Dio sta in chi ha fame, nell’infelice, nell’escluso, nel rottamato. Per questo quando parliamo di Dio parliamo della debolezza di Dio. Pertanto ciò che caratterizza il Dio di Gesù non è qualcosa che sta al di fuori dell’umano, al margine dell’umano, ma ciò che è proprio e comune ad ogni essere umano. Per questo Gesù prima di essere un modello di religiosità è un modello di umanità e il Vangelo prima di essere un libro di religione è un progetto di vita, di vita pienamente umana.
Felicità contagiosa
Il Natale ci chiama a cambiare radicalmente la visione di Dio, della sua volontà. L’incarnazione di Dio nell’umano può solo sfociare nella spiritualità della felicità. Vale a dire, la spiritualità che consiste nel fare felice chiunque si trova intorno a noi o è alla nostra portata. Senza dimenticare che la gioia e la felicità non si diffondono con la predicazione, l’insegnamento o mediante ordini. La felicità si diffonde per contagio. Colui che si sente felice, contagia di felicità coloro che hanno la fortuna e la gioia di condividere la vita con quelli che sono e si sentono felici.
In comunione con i piccoli
Dio ci parla in Gesù dell’essere umano, della vita e della dignità di ogni uomo, della felicità e anche del godimento di tutto ciò di buono, bello e gioioso che noi uomini possiamo vivere in comunione, in alterità, in relazione gli uni con gli altri. Una visione di Dio che si è spogliato del suo rango, è diventato come uno di tanti e si è abbassato fino al punto di apparire nel grande palcoscenico del mondo come follia» di Dio e come «debolezza» di Dio. Il Dio che s’identifica con il piccolo, con il prigioniero e lo straniero, con l’affamato e il vagabondo, con il “rottamato” di questo mondo. Questo ha fatto Gesù come profeta della luce e della verità, aprendo gli occhi a coloro che camminavano come ciechi, sanando ogni categoria di ammalati, facendo parlare i muti, condividendo la tavola con ogni tipo di persone.
Salvati nella speranza
Così, l’umanizzazione di Dio in Gesù è stata e continua a essere il principio e la forza che vincono la disumanizzazione di coloro che danno più importanza alla religione con i suoi poteri, onori, dignità e osservanze. E così il Natale ci mette tutti di fronte all’unico compito che importa veramente: quello di essere veramente più umani, con semplicità, onestà e trasparenza. Solo così ha senso la vita. E solo così noi potremo considerarci «salvati nella speranza» di un futuro nel quale la vita vince anche la morte.
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