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Maturità 2014. Prima prova: il dono.

Maturità 2014. Prima prova. Saggio breve. Argomento: il dono. A proposito, ma oggi esiste ancora il dono? In questo tema-risposta riscopro, così, qualcosa di semplice e straordinariamente bello...


Maturità 2014. Prima prova: il dono.

 

Maturità 2014. Prima prova.

Saggio breve. Argomento: il dono.

 

A proposito, ma oggi esiste ancora il dono?

 

A rispondere a questa domanda è uno dei tanti maturandi che mette a tacere in un solo colpo lo scetticismo dei più e la velata presunzione dei pochi (?). Nella società attuale, in effetti, appare piuttosto difficile credere che vi sia qualcuno pronto a donare senza alcun interesse, ed è altrettanto arduo acquisire la consapevolezza di una generosità che non si compra e non s’impara ma si vive.

 

In questo tema-risposta riscopro, così, qualcosa di semplice e straordinariamente bello.

 

“Donare oltre la bontà – scrive l’alunno – è l’esaltazione massima del senso profondo di questo gesto. È il dono senza chiedere nulla in cambio, senza porsi prima il problema del perché si dona qualcosa di sé, senza fare appello alla propria bontà. Questo dare però, ancor più se lo si fa così gratuitamente senza concedersi nemmeno la gratificazione di sentirsi buoni, in realtà restituisce molto a se stessi e agli altri. È uno dei pochi modi che abbiamo noi esseri umani, uomini e donne, per affermare la vita e sfidare la morte, esaltare l’amore sull’odio e la distruzione”.

 

Insomma, per quanto gli uomini abbiano disappreso l’arte del dono, che richiede un esercizio costante e asimmetrico, esso riscuote sempre un forte successo. E, seppur dimenticata, la vera felicità del dono risiede tutta nell’immaginazione della felicità del destinatario: dobbiamo pensare che chi riceve può essere felice di ció che gli si sta donando, e che, nello stesso tempo, donare se stessi significa esser pronti a donare un bene ad un altro senza ricevere nulla in cambio.

 

“Donare – continua –  è consegnare un bene nelle mani degli altri senza aspettarsi lodi o ricompense pari (se non addirittura superiori) al dono stesso. Questo sarebbe, al contrario, il ‘dare’ che presuppone vendita, scambio o prestito.  Nel donare, invece, c’è libertà, generosità, amore, spontaneità, indipendentemente dalla risposta dell’altro. Il dono in quanto tale è auspicabile e realizzabile solo quando c’è prossimità, vicinanza all’altro, coinvolgimento nella sua vita, e vuole dire: “io ti sto pensando” oppure “questo è quello di cui avevi bisogno”.

 

E se il dono non ricevesse ritorno? “Il donatore deve essere consapevole che l’atto del donare è un rischio eversivo: in ogni caso si instaura una relazione che può essere fortificata o meno. Il donare diventa, a volte, l’unico modo per strappare l’uomo da quel torpore dell’autosufficienza e anche se il suo sarà un ‘darsi’ senza riscontri, ne varrà sempre la pena”.

 

Concludo riportando la poesia con cui questo alunno ha impreziosito il suo compito:

 

Ho scritto parole d’amore senza amare,

ho urlato senza voce,

ho creduto all’Uomo senza dare,

ignaro che questa vita

fosse dono del suo amore. Poi,

quando l’ho incontrato,

l'Uomo mi ha parlato:

“Dona,

soffri anche,

ma dona:

umiliato,

percosso,

deriso,

continua a donare.

Dona,

ed avrai la vita”.

 

 

Domenico Cassese

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