È l'istante in cui il Creatore domanda il 'sì' di una donna, per nascere, bambino, fra gli uomini. È un attimo di abissale silenzio, in cui la creazione stessa attende il suo destino.
«Il momento decisivo per il destino dell’umanità, il momento in cui Dio si fece uomo, è avvolto da un grande silenzio». «Ecco – scrisse san Bernardo – l’aspettato da tutte le genti sta fuori, e bussa alla porta». È l’istante in cui il Creatore domanda il 'sì' di una donna, per nascere, bambino, fra gli uomini. È un attimo di abissale silenzio, in cui la creazione stessa attende il suo destino.
Ma, dice Benedetto XVI, quell’incontro passa del tutto inosservato. Nessuno sa, nessuno ne parla; e, aggiunge, se accadesse ai nostri tempi l’evento «non lascerebbe traccia sui giornali». Sembra quasi di avvertire, dietro le parole, un sorriso, all’idea che – accadesse oggi – i grandi network televisivi internazionali, e il New York Times e tutte le più autorevoli testate, tutti bucherebbero la notizia. Perché quello di Nazaret è un mistero che accade nell’ombra. Perché 'ciò che è veramente grande passa spesso inosservato', insegna il Papa. E sembra volere dire a noi, sommersi dalle voci e dal rumore, e a volte da questo frastuono spaventati, di non avere paura: perché ciò che è davvero grande accade spesso nel nascondimento, in luoghi dove non te lo aspetteresti, nel cuore di uomini che che il mondo giudica da nulla – come una ragazza di quindici anni, in una paese della Galilea. Ma partendo dal silenzioso 'fiat' che capovolge la storia, il Papa aggiunge un’altra considerazione – perfino, dice, più importante. E cioè 'che la salvezza del mondo non è opera dell’uomo – della scienza, della tecnica, dell’ideologia – ma viene dalla Grazia'. Antica certezza cristiana, che nella voce mite di Benedetto XVI confligge frontalmente, duramente, con le certezze in cui in fondo anche noi credenti spesso viviamo. E cioè che la storia la facciamo noi, noi la pieghiamo, la raddrizziamo, noi orgogliosamente la plasmiamo. Mentre il motore vero e silenzioso del mondo per i cristiani è la Grazia. Grazia? Molti battezzati non sanno più esattamente cosa sia, questa Grazia. Infatti il Papa esplicitamente pone la domanda, come un maestro di smemorati scolari, e risponde splendidamente: Grazia è «Dio, che trasforma e rinnova». Così che per quanto l’uomo possa cadere in basso, «non è mai troppo in basso per Dio». Per un Dio che in Cristo, nella notte del Sabato, è sceso nel profondo della morte; e dunque, potrebbe lasciarsi ora fermare dal nostro male? No, promette Benedetto: per quanto un uomo possa essere andato lontano, Dio è sempre «più grande del nostro cuore». Che speranza stellare. Anni luce lontana dal nostro quotidiano scandalizzarci, accusare, gridare che tutto il mondo ( ma non noi) è corrotto; dal nostro ergerci a onesti, e a giudici che condannano senza appello. Anche questo è frastuono che copre e stordisce, brusio che assorda e ammutolisce – e dispera. Eppure in silenzio, senza che nessuna telecamera se ne avveda e registri, continua a seminare, nella storia, il «Dio che trasforma e rinnova». Come? Pensate solo alla forza che i santi imprimono alla storia, e in quali momenti il loro destino misteriosamente si incarna. Il curato d’Ars nasce alla vigilia di una Rivoluzione che cercherà di annientare la Chiesa di Francia. Bambino, va a messa di nascosto, di notte, e viene cresimato clandestinamente, in un fienile. Non era un buon tempo, il giorno in cui due contadini della campagna lionese concepirono quel bambino; e anche quel giorno, certamente, i giornali non avrebbero scritto niente. Quando padre Kolbe, matricola 16.670, a Auschwitz offrì la vita per salvare un altro prigioniero, nessuno sapeva. E, il ragazzo che nella Polonia occupata dai nazisti spaccava pietre in una cava? Anche in lui, invisibile, un’altra storia covava. Per questo ci viene detto di non lasciarci sommergere dal clamore: perché «ciò che è veramente grande passa spesso inosservato». Come quel giorno in Galilea, di marzo, in una casa da niente; e lei, poco più che bambina. In quell’istante di tempo vertiginosamente sospeso in cui, per bocca di un messaggero, Dio bussò alla porta; e, per un silenzioso interminabile istante, attese.
Marina Corradi
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