Marco ci racconta come lui e la sua famiglia vivono quotidianamente il loro essere missione. Una visione della vita che deriva dall'educazione ricevuta dai genitori e dalla fede...
del 15 ottobre 2018
Marco ci racconta come lui e la sua famiglia vivono quotidianamente il loro essere missione. Una visione della vita che deriva dall'educazione ricevuta dai genitori e dalla fede...
Mi è stata regalata la possibilità di riflettere sull’origine più profonda di alcuni sì pronunciati, nella mia vita e in quella della mia famiglia, negli ultimi tempi.
Credo (anche per averlo nel mio piccolo) che a tutti noi vada riconosciuta la possibilità di rimettere insieme i pezzi di qualcosa d’importante, che a volte può rompersi nella nostra vita; qualcosa che sta dentro di noi, che tocca le corde più intime e gli equilibri più delicati. Se io stesso in tali circostanze fossi stato solo, mai avrei potuto venirne fuori e tentare di ripartire con fiducia.
Credo nella possibilità di una vita e di una casa con tante porte aperte: cambiare spesso aria fa bene, schiarisce le idee e ne fa entrare di nuove. È una tra le esperienze più arricchenti che si possa fare! Con mia moglie, lo abbiamo probabilmente appreso fin da piccoli nelle nostre case, dove c’era spesso una stanza sempre pronta per un eventuale ospite: che venisse da vicino o da lontano, che fosse un parente, un amico o un semplice conoscente; che si trattasse di qualcuno che doveva fermarsi per poco o per qualche settimana; che fosse solo bisognoso di un momentaneo punto di riferimento per questioni di lavoro o avesse bisogno di un tempo di ristoro, di sosta rigenerante. Per non parlare di chi passava per vendere qualcosa o per chiedere semplicemente da mangiare per sé o la propria famiglia e trovava nelle nostre mamme qualcuno che, senza timori, faceva sedere con noi alla stessa mensa queste persone (che poi, a distanza di tempo, tornavano anche solo per salutare…). I nostri papà hanno avuto la fortuna di svolgere lavori che li hanno messi in contatto con tantissime persone, delle più svariate provenienze ed estrazioni: un vero laboratorio di convivenza i loro cantieri e le loro botteghe! Cresciuti in famiglie come le nostre, non potevamo non recepirne l’intuizione fondamentale: la famiglia non è solo quella tenuta insieme dai legami di sangue né la casa un piccolo mondo chiuso e bastante a se stesso. Chi si incontra è sempre portatore di una storia che, come le nostre, chiede di essere innanzitutto conosciuta, rispettata, non giudicata.
Credo che questa stessa “vita ricca” vada testimoniata e offerta anche a nostra figlia; penso che questo possa essere un passaggio fondamentale per la sua crescita e formazione. Lo è stato per noi, ci piacerebbe potesse respirarlo serenamente anche lei e magari farne tesoro per costruire qualcosa di ancora più bello domani. Valori come la solidarietà, la condivisione, la sobrietà, il rispetto delle diversità, il servizio, la giustizia sociale ritengo non si possano passare solo a parole e la responsabilità genitoriale/educativa ci fa dire che nostra figlia è importante cresca con una visione del mondo il più aperta possibile.
Credo che certe scelte siano “politiche”, cioè le si maturi anche in qualità di cittadini e membri di una comunità civile, entro la quale diritti e doveri di ciascuno sulla carta sono chiari, ma non per questo garantiti né tanto meno rispettati. Prendere le parti di chi spesso è messo ai margini del vivere sociale e civile è un dovere civico, ma soprattutto la via prioritaria per favorirne la piena integrazione in una società che non perde occasione per essere escludente e facilmente intollerante.
Credo che si tratti di una scelta di fede, coerente con il messaggio evangelico e la vita di Gesù Cristo. La Sua vita terrena non è stato altro che un continuo incontrare gli esclusi dell’umanità, i più poveri e negletti, mettendoli al centro e promuovendone la straordinaria dignità. Per un credente questa è la strada da ripercorrere, perché è proprio in essa che Dio si fa incontrare.
In alcuni giorni più faticosamente, spero di rimanere innestato in Lui: mente, anima, corpo vorrebbero essere i Suoi.
Chiedo con umiltà di non essere in missione, ma di continuare ad essere una missione. La Sua. Per questo mi trovo in questo mondo!
Grazie.
Marco Galvan
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