Quando arriverà la fine del mondo? La strada vera dell'uomo non è nella paura. Secondo un'interpretazione popolare, l'antica religione dei Maya avrebbe predetto la fine del mondo per il prossimo 21 dicembre.
“Quando arriverà la fine del mondo?”. Offro la mia personale riflessione da laico in cammino. La domanda ha radici nelle conversazioni degli Apostoli con Gesù, per arrivare ai nostri giorni, passando attraverso intere generazioni. Secondo un'interpretazione popolare, l'antica religione dei Maya avrebbe predetto la fine del mondo per il prossimo 21 dicembre. Il tema ci consentirebbe di scrivere fiumi di parole e di azzardare mille teorie, basta navigare sulle centinaia di siti on-line, attrezzati per la bisogna. Mai incontrati tanti profeti di sventura e affezionati alla distruzione della serenità umana. È una gara che dura da secoli e nonostante le mille false previsioni, l’uomo continua a cercare quella giusta. Intanto i predicatori della fine del mondo aumentano e le loro teorie mancate si rivestono di nuovi propositi profetici. Come? Semplice! Si sposta la data della triste divinazione. Noi cristiani, riguardo a questa seria preoccupazione, abbiamo una responsabilità superiore a chi non crede nella Parola di Gesù. Siamo noi che non facciamo nulla per invertire la rotta, nemmeno all’interno della nostra comunità. Diciamo allora con chiarezza che ogni predicatore, qualsiasi fede lo sorregga, che indichi una data o periodo temporale circoscritto sulla fine del mondo, è un falso profeta. Ovunque ci sia prevista violenza, in nome di Dio, lì c’è falsità. Basta ricordare le mille catene legate a dei santi, che promettono anatemi se qualcuno le dovesse spezzare! Si attua una violenza psicologica, su tante persone influenzabili, che nulla ha a che vedere con la grazia promessa. La fine del mondo, ed è la cosa più vera e importante, non è mai stata oggetto di rivelazione per nessuno, nemmeno per Cristo. Solo il figlio del Padre divino poteva conoscere una cosa così grande, ma nemmeno a Lui, unico mediatore tra l’uomo e il Padre nostro celeste, è stata concessa questa verità da rivelare. Essa doveva essere tenuta nascosta, segreta nel suo cuore. È il segreto del Padre, che è anche il segreto di Gesù. In Marco si legge tutto questo con chiarezza proprio nelle parole del Figlio dell’uomo: “…Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre”. Sono parole eterne che interessano tutto il nostro pianeta e ogni uomo che lo abita e non solo i cristiani. Chi non crede nella venuta del Signore potrebbe obiettare, che le parole appena riportate facciano parte del vangelo, testo sacro dei seguaci di Cristo, e che quindi rappresentino una verità parziale. La realtà ci insegna che la Storia di tutti gli uomini e non solo di una parte di essi, non ha mai smentito la Parola di Cristo ed è stata sempre con Lui. Tutto questo significa che il Vangelo appartiene ad ogni essere umano e non solo ai cristiani. San Paolo, nella prima lettera ai Tessalonicesi, rimprovera i credenti in Cristo che hanno deciso di non lavorare o impegnarsi in una qualsiasi attività, perché sicuri della prossima fine del mondo: …“Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui….., di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare…. quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Poi San Paolo ricorda loro la regola data a chi sceglie di vivere nel disordine mentale e sociale, senza lavorare: “chi non vuol lavorare neppure mangi!”. Infine incoraggia i fratelli “perduti” a non scoraggiarsi mai nel fare del bene. Chiare, in merito, sono le parole di Benedetto XVI: Gesù non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un «veggente». Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna”. La strada vera dell’uomo non è nella paura della fine del mondo o nei suoi falsi predicatori! È invece nella serenità del suo cuore che affronta la quotidianità, come se fosse sempre l’ultimo giorno. Un modo di essere, nel Signore, che non esalta la morte, ma glorifica la vita terrena nell’amore e nell’equità sociale, quale passaggio virtuoso per l’eternità.
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