La composizione sociale della popolazione studentesca rimane tra le più varie in Europa e l'aumento degli studenti pendolari mostra come ancora molte famiglie ritengono ancora lo studio uno strumento di mobilità sociale...
del 06 febbraio 2019
La composizione sociale della popolazione studentesca rimane tra le più varie in Europa e l’aumento degli studenti pendolari mostra come ancora molte famiglie ritengono ancora lo studio uno strumento di mobilità sociale...
Gli studenti italiani sono i più studiosi d’Europa. Si tratta di un dato emerso da una recente indagine del Ministero dell’Istruzione la quale ha rivelato che, nel periodo 2016-2018, con quasi 44 ore a settimana di studio i giovani italiani impegnano il 30% di tempo in più sui libri rispetto ai loro colleghi europei.
Allo stesso tempo, però, la ricerca ha evidenziato alcune “ombre” (come l’aumento di affitti e tasse universitarie o la diminuzione del numero di studenti lavoratori) che affliggono la condizione degli studenti nel nostro paese.
Ne abbiamo evidenziate alcune che mostrano la difficoltà a ripartire del cosiddetto ascensore sociale.
Rispetto all’ultima edizione dello studio, l’età media degli studenti è aumentata di un anno arrivando a 23 anni. Ciò è dovuto in primo luogo a un minore accesso all’università da parte dei giovani italiani. In secondo luogo all’allungamento dei tempi di studio: è sempre maggiore, secondo la ricerca, il tempo che gli studenti impiegano per compiere il percorso di studi.
Gli studenti i cui genitori hanno un livello di istruzione medio-basso sono diminuiti del 30%, mentre aumenta il numero di chi proviene da famiglie con livelli di istruzione medio-alti (+17%). Si tratta di un dato che coincide con la maggiore difficoltà dei giovani provenienti da famiglie meno agiate ad accedere agli studi universitari.
In Italia, in media, ogni studente paga 1.584€ ogni anno per studiare, il 30% in più rispetto a tre anni fa. Paga importi più elevati chi studia al Nord-Ovest mentre i più bassi si trovano al Sud e nelle Isole.
Nonostante il numero di fuori sede (attualmente il 33,5%) sia aumentato, si va sempre più rafforzando il numero di studenti pendolari, categoria che oggi costituisce la metà di tutti gli studenti italiani (49,8%).
Ciò significa una rafforzata tendenza a rimanere con le famiglie di origine (che in media si prendono carico di almeno il 70% delle spese universitarie dei figli), preferendo università meno prestigiose se questo significa risparmiare su affitti e tasse universitarie.
Gli studenti che studiano e lavorano sono poco meno di uno ogni quattro. Ciò riflette alcune tendenze del mercato del lavoro giovanile che, soprattutto in seguito alla crisi, ha visto crescere di molto la disoccupazione (nel 2017 si attestava sul 34,7%). Non aiuta la diminuzione dei lavori temporanei.
Ad ogni modo, il rapporto non evidenzia solo aspetti negativi nelle condizioni di vita degli studenti italiani, ma anche delle “luci” che lasciano ben sperare per il futuro.
Ad esempio la composizione sociale della popolazione studentesca rimane tra le più varie in Europa e l’aumento degli studenti pendolari mostra come ancora molte famiglie ritengono ancora lo studio uno strumento di mobilità sociale e utile a combattere la crisi e per questo compiono sforzi in questa direzione.
Francesco D'Ugo
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