Don Filippo ci scrive... n. 61

La scorsa settimana è successo un fatto molto grave, per cui vi chiedo una preghiera...

Don Filippo ci scrive... n. 61

 

del 08 aprile 2016

 

 

Carissimi amici, come state?

 

Spero bene, qui siamo ancora in quaresima, in tutti i sensi perchè non solo sarà Pasqua il 1 maggio, ma perchè il caldo sembra sempre aumentare, sopra i 40° stabili, giornate da zombi.

 

La situazione tra anuyak e nuer gradualmente sta tornando alla normalità, anche se qui a Pugnido per riprendere la scuola hanno dovuto mettere dei soldati all’interno e ancora gli studenti nuer non sono tornati in classe, solo quelli anyuak. Abbiamo riaperto l’hostello ma solo metà studenti sono tornati per il 2 semestre.

 

E poi una settimana fà sono tornati i murle, etnia del Sud Sudan, un misto di guerrieri, razziatori di mucche e soprattutto di bambini. Hanno attaccato nella notte un piccolo gruppo di capanne vicino al villaggio di Two, a 50 km da Pugnido, dove abbiamo una chiesa. Entrando nelle capanne hanno ucciso tutte le persone che hanno trovato, circa 16 e rapito 6 bambini e poi sono scappati, attraversando il fiume Gilo, in Sud Sudan.

 

Un attacco così feroce non era mai accaduto. Il giorno dopo sono arrivati i soldati e la polizia da Gambella che hanno cercato di inseguire i murle nella foresta, ma fino ad ora non hanno trovato nulla. Tutti qui siamo ancora scossi e shockati per quello che è successo. Questa settimana l’abbiamo dedicata alla preghiera per tutte le persone scomparse e per i bambini rapiti, in tutte le cappelle in cui siamo andati.

 

Complice la guerra civile ancora in corso in Sud Sudan, il governo non riesce a controllare questa etnia guerrigliera, mentre da questa parte in Etiopia questa zona al confine abitata degli anyuak è poco sorvegliata, controllata e lasciata alle scorribande dei murle.

 

Qui al confine c’è un grande incrocio di etnie, gli anyuak, i primi a risiedere qui, il campo profughi con migliaia di nuervenuti dal Sud Sudan, gli etiopi veri e propri che sono i commercianti, i soldati e alcuni del governo, questi murle che vengono per depredare e rapire, e poi da ultimo i fallata, di origine nigeriana, pastori nomadi che portano le mandrie nella stagione secca vicino ai fiumi che sono in questa zona, ognuno con la sua cultura, con la sua lingua, con la sua vita.

 

Le attività della missione continuano sempre, la chiesa e la parrocchia, l’hostello, l’asilo, l’oratorio, ormai con una presenza stabile di circa 200 tra bambini e ragazzi, stiamo sistemando i campi, le giostre e gli scivoli, le recinzioni, calcetti e tante altre cose per renderlo più sicuro e meno caotico, anche se veramente bello con tutti i bambini e ragazzi che vengono a giocare ogni giorno.

 

Quando sussedono questi fatti così gravi è difficile dire qualche cosa, fare una predica, come quando alla domenica entro nel campo profughi per la Messa, quanto piuttosto l’importante è pregare insieme, essere presenti lì con loro, non lasciarli soli in questi momenti e cercare di portare il pensiero verso Dio. Non ci sono tante medicine per l’odio nel cuore, ma solo l’amore di Dio.

 

Un ricordo speciale per tutte queste persone, già al limite della sopravvivenza per la povertà in cui sono, ora ancora di più per quello che è successo.

 

 

Con affetto

Abba Filippo

 

Don Filippo Perin

 

 

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