Con gioia e gratitudine ricordiamo questo “sacerdote santo”, che ha dato tutto se stesso per la Chiesa, per la Congregazione Salesiana e per le persone che hanno avuto la grazia di incontrarlo nella vita.
Rendere gloria al Signore è un modo per ringraziare dei doni ricevuti. E così vogliamo onorare la memoria di Don Angelo Viganò, sacerdote di Don Bosco, nella ricorrenza del 63° anniversario di Ordinazione sacerdotale che ricorre il 18 maggio 2013. Con gioia e gratitudine ricordiamo questo “sacerdote santo”, che ha dato tutto se stesso per la Chiesa, per la Congregazione Salesiana e per le persone che hanno avuto la grazia di incontrarlo nella vita.
Don Angelo nasce a Sondrio il 31 marzo 1923. I suoi genitori, Papà Francesco e Mamma Maria Enrichetta, per motivi di lavoro, si erano trasferiti dalla Brianza in quella città. La sua famiglia era umile e povera, ma laboriosa e ricca di fede, unita e felice, come lui stesso ha raccontato nel bellissimo libro “Storia di umile gente, una famiglia cristiana” (editrice Elle Di Ci di Torino).
Papà Francesco, uomo operoso, timorato di Dio e di poche parole, non si lamentava mai di nulla ed era solito dire in qualsiasi situazione: “Laséc fà al Signur” (“Lasciate fare al Signore”); “Quello che Dio vuole, non è mai troppo”. Mamma Maria Enrichetta, donna pro-fondamente religiosa, ricca di buonumore e innamorata della sua famiglia. Dal loro matrimonio nascono dieci figli. I primi cinque moriranno in tenera età durante la prima guerra mondiale (1915-18), per l’alta mortalità infantile di allora. Gli altri li ha “rapiti” il Signore. Egidio, Angelo e Francesco, diventano uno dopo l’altro salesiani. Era il 1929, l’anno della beatificazione di Don Bosco, Mamma Maria Enrichetta si trova in pellegrinaggio a Torino nelle camerette del Beato, si sente richiamata dal suo sguardo: «Che occhi, don Bosco! Sembrava mi dicesse: I tuoi figli li darai tutti a me!». E li avrà.
Egidio diventerà Rettor Maggiore e come VII successore di Don Bosco, guiderà la Congregazione Salesiana dal 1977 fino al 1995, anno della sua morte, Angelo (sarà Ispettore della Ispettoria Lombardo-Emiliana, della Ispettoria Centrale di Torino e nel settembre 1997 diventa Direttore dell’Opera Sacro Cuore a Bologna) e Francesco è stato Direttore in varie Case dell’Ispettoria.
La sorella Dina, entrata nelle Canossiane, muore a Gravedona, cittadina in riva al lago di Como, in fama di santità a 21 anni di età, offrendo la sua vita per la Madre Genera-le gravemente ammalata. Prima di morire, il 14 dicembre 1935 aveva detto: «Vado in Paradiso per meglio aiutare i miei fratelli a divenire santi sacerdoti». Solo Maria, una delle due sorelle, rimane in casa fino a 59 anni, quando sarà la Mamma Maria Enrichetta, ormai ottantacinquenne, a farle da infermiera nella malattia che l’ha paralizzata negli ultimi cinque anni di vita.
Mamma Maria Enrichetta scrive molte lettere ai figli, che loro conserveranno come un prezioso ricordo. Ad un figlio, già in aspirandato, scrive: “Riguardo al tuo avvenire mettiti tutto nelle mani di Dio, basta che fai la sua volontà. Abbi sempre questo ricordo dei tuoi genitori, o prete santo o niente, perché non bastano preti buoni, ci vogliono santi” (9-4-1939).
Al Signore esprime chiaramente il suo desiderio: “Signore, i miei figli siano per Te nell'anima e nel corpo; desidero che siano sacerdoti ma santi, per portare a Te tante anime. Non fa niente per me se non ci resta la parentela a questo mondo, basta che sia popolato il paradiso” (dal Testamento di Mamma Maria Enrichetta).
Scrive ad un figlio già sacerdote: “Mi stanno a cuore i tuoi aspiranti: cerchiamo in-sieme di aiutarli bene nella vocazione; io ti starò sempre a fianco con la preghiera; nem-meno una vocazione vada persa per colpa nostra” (15-7-1953).
Don Angelo dirà: «Se è vero che Mamma e Papà, come primi educatori, sono all'ori-gine di quelle impressioni che si stampano in modo indelebile nell'animo dei ragazzi, im-pressioni di calore umano, di tenerezza, di sicurezza, oppure di freddezza, di indifferenza e di impazienza, noi figli dobbiamo dichiarare che bontà, serenità, affetto senza debolezza sono stati all'origine della nostra educazione».
Mamma Maria Enrichetta credeva a ciò che aveva detto Don Bosco: “Quando un figlio lascia la famiglia per farsi prete o religioso, Gesù Cristo prende il suo posto in casa”.
Non si è mai risparmiato in nulla; né fatiche, né prove, né ostacoli, né difficoltà lo hanno distolto dal suo impegno educativo ed evangelizzatore
Don Angelo entra nella Congregazione Salesiana a 16 anni e, dopo il Noviziato a Montodine di Cremona, fece la prima professione nel 1939; fu ordinato sacerdote a Treviglio il 18 maggio 1950. Laureato in Lettere, fu insegnante e animatore in diverse Case dell’Ispettoria Lombardo- Emiliana; nel 1960 fu chiamato a ricoprire l’incarico di Direttore di Milano «S. Ambrogio». Successivamente, dal 1966 fino al 1975, fu Direttore a Torino-Leumann.
Nel 1975 venne nominato Ispettore della Ispettoria Lombardo-Emiliana, incarico che svolse fino al 1981; in seguito fu Direttore del postnoviziato di Nave (BS). Nel giugno 1985 è stato eletto Ispettore della Ispettoria Centrale di Torino. Terminato il suo mandato nel 1991, fu nominato nuovamente Direttore della Comunità di Torino-Leumann e della Editrice Elledici.
Ha pubblicato numerosi libri di animazione pastorale. Ha condotto la rubrica radiofo-nica “Ripartire da Cristo” di Radio Maria per oltre 12 anni.
Nel 1997 diventa direttore dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Bologna, dove rimane fino a febbraio 2009, quando le forze fisiche non gli permettono più di svolgere il suo servizio. Viene accompagnato alla Casa di Riposo dei salesiani, ad Arese (MI), dove ha potuto celebrare l’anniversario del 60° di Ordinazione Sacerdotale, il 18 maggio 2010.
Nell’estate del 1980 per Don Angelo arriva il momento della prova: un tumore all’intestino con gravi metastasi al fegato. Dopo un intervento chirurgico senza risultati, i medici dell’ospedale Niguarda (MI) dicono che non c’è più nulla da fare. A Don Angelo, in gravissime condizioni, viene amministrata l’Unzione degli Infermi.
Tutta la Famiglia Salesiana, invoca, con una preghiera fervente e assidua, l’intercessione dei Servi di Dio Mons. Luigi Versiglia e Don Callisto Caravario, oggi ricordati tra i Santi Martiri cinesi. Inaspettatamente, durante un secondo intervento chirurgico, le cose sembrano volgere al meglio. Segue un anno di terapie e di cure. Don Angelo continuava a dedicarsi totalmente senza risparmio, consapevole di avere ricevuto una grazia. E da quella grave malattia sono trascorsi 30 anni.
Era sempre disponibile con tutti, pronto a dare conforto chi era nella sofferenza, con poche parole ma con tanta amorevolezza. Bastava un suo sguardo, una sua parola e le difficoltà sembravano più facili da superare. Riusciva a infondere coraggio e ci si sentiva accompagnati dalla sua guida forte e sicura, certi che tutto si sarebbe risolto. Quando c’era qualche problema era solito dire: “Niente paura… avanti”, sempre con bontà e mitezza. Partecipava e gioiva dei successi dei suoi collaboratori e sapeva coinvolgere ed entu-siasmare in tutto. Uomo di grande coerenza: era lui per primo a mettere in pratica ogni in-dicazione o insegnamento. Paziente, mite, umile, generoso: pensava sempre prima per gli altri. Non chiedeva mai nulla per sé e per ogni piccola cosa ringraziava. Non si è mai lamentato di niente e con grande fede accettava sempre la volontà del Signore. Anche durante il periodo della malattia, si preoccupava delle persone che gli erano vicine ed era sempre pronto ad ascoltare e fare coraggio.
Don Angelo ha incarnato nella quotidianità il nostro caro Padre Don Bosco, imitan-done l’amorevolezza, la tenerezza materna e paterna, e donando a chiunque lo avvicinasse, in modo particolare ai giovani, la gioia di sentirsi amato con l’amore stesso di Dio. E con la sua passione per la montagna ha indicato il cammino per giungere alla vetta della santità. Don Angelo non si è mai risparmiato in nulla. Era animato da una forte spiritualità, dall’amore al Sacro Cuore, a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco, alla Congregazione e alla Chiesa. Tra le persone che si recavano da lui c’era chi andando via diceva: “Qui si sente che c’è aria di Paradiso!”.
Profetiche sono queste parole della Mamma: “Figli miei, quando Dio metterà sul vo-stro cammino un’anima smarrita, tremante e perduta come saprà trovare le parole che sollevano e fanno confidare nella bontà divina! Sì, sì farete tanto bene miei cari figli, me lo assicura il Cuore di Gesù e Maria SS!”. E Don Angelo di bene ne ha fatto tanto!
Il 31 gennaio 2009, festa di San Giovanni Bosco, fu l’ultimo giorno che Don Angelo trascorse in ufficio, prima di essere ricoverato in ospedale e poi trasferito ad Arese (MI).
Il 21 novembre 2010, giorno di Cristo Re e della Presentazione di Maria, il Signore lo ha accolto tra le sue braccia.
Ci affidiamo ora alle sue preghiere: dal cielo ci benedica e interceda presso il Signore perché mandi alla Sua Chiesa numerosi e santi sacerdoti.
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