Cittadinanza attiva

Coscienza di sé e apertura verso gli altri. La politica di Aldo Moro

Moro, da cattolico fervente, non ha rifuggito il proprio tempo, ma si è confrontato seriamente con le questioni e le problematiche sociali, avendo sempre presente il rispetto dei valori fondamentali della dignità della persona


“Mi pare che nella vita per fare qualcosa di grande e di buono, e perciò di duraturo, occorra saper pagare di persona, facendosi attori e veri partecipi poi del grande dramma. Le forme di questa partecipazione possono certo mutare, ché il destino non è uguale per tutti; ma, finché questa partecipazione non vi sia, finché si resti freddi spettatori senza avventura e senza dolore, tant’è come non vivere. Ché la storia si fa senza e contro quelli che non conoscono la ferita che fa sangue e non sanno cosa sia il dono dell’amore”.

Così scriveva Aldo Moro nel 1942 al suo amico Agostino Saviano. Un testo che sa da profezia, vista la sua tragica fine subita in seguito al rapimento da parte delle Brigate Rosse che lo portò alla morte il 9 maggio 1978.

Di Moro, tra le figure più controverse della politica italiana, vogliamo riportare in questo articolo non tanto la parte relativa al rapimento e alla sua tragica fine, quanto il suo pensiero e la sua azione politica, visionaria e concreta, capace di far valere i valori cristiani in dialogo con il comunismo. Si può dire che Moro è stato, dopo De Gasperi, lo stratega e il tessitore che più di ogni altro ha cercato di far evolvere in maniera positiva e il più possibile unito il Paese. Gli anni di governo Moro (1963 – 1968 soprattutto) si ricordano per essere stati retti da una coalizione di centro-sinistra. Moro era convinto che per risolvere la crisi sistemica italiana, per evitare cioè che il Paese si dividesse e la violenza prevalesse, il confronto con il Partito comunista fosse la strada più giusta da percorrere. Dal confronto con i comunisti, Moro auspicava che la differenza fra i due maggiori partiti si riducesse al programma politico (e non più alla sola ideologia), pur sempre all’interno di uno stesso modello di democrazia. Egli, infatti, aveva ben compreso come “una democrazia complessa non si governa con la forza del comando, ma con l’abilità di non strapparne la trama” e il suo sforzo fu sempre teso a non esasperare gli animi, a trovare soluzioni percorribili ma non scontate per allargare la base della democrazia e far progredire l’Italia, “il Paese dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili”, secondo una delle sue definizioni più acute. Una lezione che nell’attuale impasse istituzionale andrebbe ripresa, meditata e studiata a fondo.

Moro, da cattolico fervente, non ha rifuggito il proprio tempo, ma si è confrontato seriamente con le questioni e le problematiche sociali, avendo sempre presente il rispetto dei valori fondamentali della dignità della persona e della convivenza civile, cercando di promuovere la libertà e la dignità dell’essere umano. “Uno Stato – disse Moro nella seduta dell’Assemblea costituente del 13 marzo 1947 – non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana”.

Per Moro la politica era anzitutto campo della laicità cristiana. Formatosi nella Fuci di Montini e Righetti, assieme ad una concezione profonda e al tempo stesso sobria dell’esperienza religiosa, visse una pratica insofferente di formalismi e sentimentalismi, intrinsecamente inscindibile da un fortissimo impegno intellettuale, un’apertura fiduciosa nella cultura laica e al mondo, un senso fortissimo insieme dell’amicizia e della autonomia di giudizio.
Per lui la laicità “non è una concessione al mondo ma è il segno di una coscienza religiosa che è maturata anche nel rapporto con i valori della modernità discernendone la loro dimensione provvidenziale; e la laicità politica è tutt’uno con il senso del limite della politica, il rifiuto di ogni ideologia totalizzante” come ebbe a dire Paola Gaiotti De Biase in un saggio sulla sua figura.

Coscienza di sé e apertura verso gli altri”. Queste parole di Aldo Moro racchiudono più di ogni altra cosa  il segreto del magistero politico, culturale, sociale e anche istituzionale del leader pugliese. E cioè, una forte consapevolezza del proprio ruolo politico legato ad una identità culturale altrettanto delineata accompagnata, però, da una altrettanto e spiccata disponibilità al dialogo e al confronto con gli altri. Ovvero, anche con quei mondi lontani dalla propria appartenenza culturale ma curiosi e convinti che solo attraverso il metodo democratico della condivisione e della inclusione è possibile costruire un mondo migliore. Il mai tanto decantato “bene comune”.

Concludiamo aprendo un ulteriore squarcio sulla vita spirituale di Aldo Moro con le parole di mons. Francesco Cacucci, arcivescovo della diocesi di Bari: “La fede di Aldo Moro è stata sempre determinante nella sua azione politica ed è sempre stato un uomo nella cui vita non è mancato giorno in cui non si sia incontrato con Gesù nell’eucarestia”. 
Questa fede non è venuta mai meno, nemmeno nei giorni della prigionia dove, da diverse lettere che scrisse emerge il suo affidamento a Dio e il suo amore alla propria famiglia: 

Pur con le mie tante colpe, credo di avere vissuto con generosità nascoste e delicate intenzioni. Muoio, se così deciderà il mio partito, nella pienezza della mia fede cristiana e nell'amore immenso per una famiglia esemplare che io adoro e spero di vigilare dall'alto dei cieli.

(Lettere dal Carcere. Lettera al partito della DC).

Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.
Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo.
Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.
Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto.  

(Lettere dal carcere. Ultima lettera alla moglie Noretta)

SITOGRAFIA:
www.aldomoro.eu
www.lavoce.it
www.azionecattolicaotranto.it
www.settimananews.it
www.agensir.it
www.santiebeati.it

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