David Sassoli fu un politico che, pur senza ostentarlo, aveva cura del proprio cammino spirituale che viveva sin dall’adolescenza. Presidente del Parlamento Europeo, fu uomo di dialogo e confronto.
Non c’è dubbio che toccherà al cattolicesimo politico individuare nella democrazia e nel Parlamento gli strumenti per invertire la rotta e metterci in sicurezza. Costituzione ed Europa sono i termini della rinascita. In Italia i costituenti cattolici e non solo seppero disegnare quel capolavoro che è la nostra Costituzione, intrisa di un personalismo che non ha l’odore di un incenso stantio e strumentale, ma il profumo di una passione di verità cristiana.
Sono, queste, parole rilasciate durante un'intervista al meeting di Rimini del 2019 dall’allora presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
Sassoli - come ebbe a dire Andrea Riccardi pochi giorni dopo la sua morte, avvenuta nemmeno un anno fa, l’11 gennaio 2022 - “è stato un politico cristiano, non nato in un laboratorio, ma cresciuto nella storia, animato da un soffio che non si improvvisa”.
Egli ebbe una forte attenzione per gli ultimi e i più deboli, animata da una spiritualità autentica e mai esibita, cattolico praticante, europeista convinto, faceva del suo impegno a servizio delle Istituzioni europee uno strumento di confronto, dialogo, mediazione tra posizioni strumentalmente contrapposte.
Legato all’idea dei padri fondatori dell’Europa, i cattolici De Gasperi, Schuman e Adenauer, ha lottato fino alle ultime settimane della sua vita per recuperare il ruolo dell’Europa quale culla della civiltà dell’accoglienza e del rispetto dei diritti umani.
Era un politico che, pur senza ostentarlo, aveva cura del proprio cammino spirituale che viveva sin dall’adolescenza. La sua formazione giovanile infatti è stata vissuta pienamente all’interno della tradizione del cattolicesimo democratico.
Amava inoltre partecipare al cammino di formazione dei giovani per la crescita di una nuova classe dirigente cristianamente ispirata, accompagnando negli ultimi anni, insieme al padre gesuita Francesco Occhetta, l’esperienza della “Comunità di Connessioni”.
Le vicende del suo Paese lo hanno sempre coinvolto. Fin da giovane si è impegnato in associazioni educative, come quella degli scout, in movimenti giovanili cattolici e ha sempre creduto che cattolici e laici potessero lavorare insieme.
Ricordare la storia di Sassoli testimonia come “nasce” un politico cristiano, non confessionale, perché David era laico nel senso profondo della parola: aperto alla storia e disponibile agli altri di diverso sentire.
David conobbe la Roma dei poveri. Riportiamo di seguito una sua testimonianza diretta di quello che visse come volontario della Caritas pur essendo già Presidente del Parlamento Europeo.
Giorni fa ero tra i volontari della mensa Caritas di Colle Oppio a Roma, un luogo che conosco fin dai tempi di don Luigi Di Liegro. La fila per il pranzo era diversa dal solito, non c’erano solo clochard ed extracomunitari, ma anche una normalità fuori luogo, fatta di zie col cappottino, pensionati col «principe di Galles» e giovani senza lavoro con la laurea in tasca. Insomma, in quella fila era rappresentato il ciclo della vita nel tempo della crisi globale: giovani, adulti licenziati, padri separati, donne senza alimenti e anziani, tanti. Storie diverse che la crisi ha legato indissolubilmente. Se i giovani non lavorano, gli adulti perdono il posto e le pensioni scadono nel loro potere d’acquisto, il rischio è di scivolare nella povertà. E di rimanerci.
Guardando alla mensa di Colle Oppio la domanda non ammette subordinate: cosa attende questa gente dal nuovo governo? Il sacerdote che mi accompagna è diretto: «Le loro condizioni di vita di sono nelle vostri mani». Nel nostro mondo si torna dunque alla richiesta di una liberazione dal bisogno, con la percezione di dover ruminare una verità scomoda: la povertà non è solo l’assenza di ricchezza, ma anche l’effetto della ricchezza. Redistribuzione e lavoro sono i paradigmi del cambiamento.
“David Sassoli, come uomo, politico, cristiano, padre e marito - come continua a ricordare Andrea Riccardi - viene dal grembo della Chiesa di popolo, viva, libera e impegnata, figlia del Concilio. Non da corsi di formazione politica. Non da un cristianesimo clericale e un po’ asfittico in cui non si discute e si pensa poco. David è figlio di quella corrente vitale che, tra sogni e dibattiti, l’ha plasmato. È stato un uomo simpatico, non un cattolico noioso: la sua simpatia è figlia di un atteggiamento conciliare verso le persone e il mondo. Simpatico, ma esigente e lavoratore, ha portato la sua carica ideale nel giornalismo e in politica”.
Fu sotto tutti gli aspetti uomo del confronto e del dialogo, che promuoveva a tutto campo.
Confronto, dialogo, mediazione sono parole nobili per la politica, che debbono tornare nel vocabolario degli europei e dei democratici.
Sviluppare dialogo è sempre diventare più ricchi e dobbiamo mettere nel conto, perché noi lo sappiamo, lo sappiamo per saggezza antica, che la storia non si costruisce senza difficoltà, senza ostacoli. Confronto sempre, ma non per ricercare alleanze per vampirizzare qualcuno, trovare compromessi di potere, ma concentrandoci sullo stato della nostra democrazia e sulle priorità del nostro Paese, sui bisogni dei nostri cittadini.
Concludiamo questo articolo sulla figura di Sassoli riportando un ampio stralcio dell’intervento fatto nel corso del meeting di Rimini del 2019, con cui abbiamo aperto questo stesso articolo. Emerge il suo modo di vivere da cristiani impegnati in politica, a cui possiamo ispirarci per una nuova classe politica che germina dal basso, capace di ambire a dare continuità all’ideale Europeo promosso dai suoi padri fondatori.
Dire che il cattolicesimo non è un emporio dove si passa a prendere un rosario, un vangelo, un santino, ma un popolo cristiano, decisamente pluralista nelle scelte politiche, ma che sulla fedeltà alla Costituzione e nella difesa del sistema democratico non si lascia dividere, perché proprio nella Costituzione, intrisa di così profonda esperienza cristiana e insieme intessuta del supremo principio di laicità, trova il suo punto di raccordo e la garanzia dei suoi valori. La stagione che viviamo non ci richiede partiti cristiani ma forse ancor più ha bisogno di testimoni della radicalità evangelica e di interpreti dei segni dei tempi. Testimonianza, una parola molto cara alla vostra comunità, parola che richiama la forza generativa delle origini e che poi accompagna il cammino, anche nei cambiamenti necessari, come la vostra esperienza dimostra. Tutto questo per dirvi che dobbiamo sentire il peso della nostra responsabilità e su alcuni fondamentali non possiamo stare a guardare o essere neutrali e dobbiamo sentirla questa responsabilità in un momento come quello che vive l’Europa e il nostro Paese. Se con tutta la fatica e le contraddizioni del caso, un cattolicesimo, che sarà pure minoritario ma domani mattina porterà a messa sette milioni di persone, tornasse a insegnare quelle virtù che la grazia fa ricevere come doni di Dio e che l’immagine di Dio fa ricevere come impressa in ognuno, fa scaturire da ogni coscienza, allora ci sarebbe una speranza che potrebbe rendere le formule politiche un viatico per raggiungere traguardi di partecipazione democratica che consentano il pieno sviluppo della personalità come la Costituzione indica essere il bene repubblicano per eccellenza.
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