Quaresima

Braccia alzate e mani tese

In questo percorso di Quaresima vogliamo presentare alcuni gesti liturgici, per comprenderne meglio il significato. Oggi parliamo del gesto di tenere le braccia alzate e le mani tese in preghiera..


Braccia alzate e mani tese

Pregare in piedi, a braccia alzate e mani tese, è un gesto quasi naturale, presente nelle diverse tradizioni religiose. Esso evoca la lode, la gioia, l'acclamazione, la ricerca del Dio che è "nei cieli".

Tale è l'attitudine dell'uomo e della donna in preghiera rappresentati negli affreschi delle catacombe, nei bassorilievi dei sarcofagi e nei mosaici antichi. Le prime generazioni cristiane hanno visto in questo gesto la riproduzione della croce gloriosa di Cristo.

È la posizione assunta dal presbitero nel corso della preghiera eucaristica.

È il gesto dell'assemblea dei fedeli che cantano il Padre nostro con il celebrante.

È l'atteggiamento ideale del discepolo che, sull'esempio di Benedetto, lo assume chiamando a raccolta le ultime forze di cui dispone prima di unirsi al Signore.

Nell'Apologetico, una vibrante arringa contro l'ingiustizia della persecuzione, Tertulliano evoca la lealtà dei cristiani che, con le mani tese verso il cielo, pregano per la salvezza dell'imperatore stesso.

Levando gli occhi lassù, noi cristiani distendiamo le mani perché sono innocue, a testa nuda, perché non ci vergogniamo, senza suggeritore infine, perché preghiamo di cuore.
Tertulliano, Apologetico 30,4

Egli sembra echeggiare le disposizioni dell'apostolo Paolo: "Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche" (ITm 2,8).

Tertulliano descrive anche la gioia dei nuovi battezzati che si accingono a pregare in piedi, le braccia a forma di croce, le mani aperte in seno alla comunità cristiana.

Voi, benedetti, che la grazia di Dio attende, quando vi levate da quel bagno santissimo che segna la vostra nuova nascita, quando insieme ai fratelli, presso una madre, aprite le mani, chiedete al Padre, chiedete al Signore che come dono particolare della sua grazia siano distribuiti i carismi.
Tertulliano, Il battesimo 20,5

Lo slancio del nostro corpo, in piedi, a mani alzate, testa diritta, traduce l'anelito del nostro spirito verso Dio.

In questo modo [il cristiano] si accosti alla preghiera, protendendo prima delle mani l'anima per così dire, e volgendo a Dio la mente prima che gli occhi. Prima di assumere una posizione, sollevi da terra lo spirito e lo collochi al cospetto del Signore di tutte le cose... Essendo innumerevoli le disposizioni del corpo, è fuori dubbio che si deve assolutamente preferire quella secondo cui si stendono le mani e si levano gli occhi, poiché l'orante porta anche in corpo il riflesso dei segni interiori propri nell'atto di pregare.
Origene, La preghiera 31,2

La preghiera del cristiano, con le braccia tese e le mani alzate, proclama il Cristo morto e risorto.

Noi non solo leviamo [le nostre mani], ma le allarghiamo anche, mettendole nella stessa posizione che avevano quelle di Cristo durante la passione, e pregando confidiamo in lui.
Tertulliano, La preghiera 14,1

Le mani alzate per la preghiera riproducono l'immagine del Crocifisso. È così che il cristiano proclama la sua fede in Cristo. Ma può anche testimoniarla senza gesti, con una vita decorosa, onesta e conforme al vangelo.

"E voglio che gli uomini... preghino in ogni luogo levando le mani pure" (ITm 2,8). Che significa "levando le mani pure"? Forse, nella tua preghiera, devi mostrare ai pagani la croce del Signore? Questo segno deve appunto farti coraggio, non vergogna. C'è tuttavia per te la possibilità di pregare senza mostrare tale segno, ma innalzando i tuoi atti. Se vuoi compiere ciò che devi fare, tu levi le mani pure nella tua innocenza.
Ambrogio di Milano, I sacramenti VI,4,18

Corpo e spirito partecipano alla preghiera.

Il portamento dell'uomo stesso, quando innalza le mani, disegna una croce; e per questo ci è comandato di pregare con le mani alzate, perché anche con la stessa postura delle membra confessiamo la passione del Signore. La nostra preghiera, infatti, viene esaudita più prontamente quando anche il corpo imita Cristo, al quale lo spirito si rivolge. Con questo esempio anche il santo Mosè, durante la guerra contro Amalech, non con le armi e la spada, ma innalzando le mani verso Dio vinse. Così infatti trovi scritto: "Quando Mosè teneva le mani alzate, Israele vinceva; quando invece abbassava le sue mani, Amalech riprendeva vigore" (Es 17,11).
Massimo di Torino, Sermone 38. Ancora sulla croce e la resurrezione del Signore 3

Se si è poveri di parole, il corpo da solo è sufficiente a esprimere la preghiera.

Alcuni chiesero ad abba Macario: "Come dobbiamo pregare?". L'anziano disse loro: "Non c'è bisogno di dire vane parole, ma solo di tendere le mani".
Detti dei padri, Serie alfabetica, Macario l'Egiziano 19

Anche il mondo che ci circonda e la natura stessa sembrano suggerirci la preghiera a mani tese: che si tratti dell'uccello con le ali spiegate, o del pennone della nave che traccia una croce con l'albero maestro.

Il segno della croce scorgiamo naturalmente nella nave quando procede a vele gonfie, quando scivola giù a remi spiegati; un giogo che si mette su, è un segno della croce; così quando l'uomo stendendo le mani adora Dio con animo puro.
Minucio Felice, Ottavio 29,8

Anche gli uccelli alzandosi in volo si protendono al cielo, e aprono le ali, come fossero mani, a formare una croce, ed emettono suoni che paiono una preghiera.
Tertulliano, La preghiera 30,1

L'immagine del Crocifisso non è compatibile con lo spirito di orgoglio e con un atteggiamento presuntuoso.

Potremo raccomandare meglio a Dio le nostre orazioni pregando con modestia e umiltà, senza neppure alzare le mani troppo in alto, ma levandole con moderazione e onestà, senza che il volto sia sfrontatamente sollevato.
Tertulliano, La preghiera 17,1

Papa Gregorio Magno (590-604) descrivendoci la morte di Benedetto ci presenta la morte ideale del cristiano: partire pregando, nell'attitudine dell'orante, in mezzo ai fratelli.

Nell'anno stesso in cui doveva lasciare questa vita, l'uomo di Dio preannunciò il giorno della sua santissima morte ad alcuni discepoli che vivevano con lui e ad altri che erano lontani… Poiché di giorno in giorno la malattia si aggravava, al sesto giorno si fece portare dai suoi discepoli nell'oratorio: là si fortificò per il suo transito ricevendo come viatico il corpo e il sangue del Signore. I discepoli sostenevano tra le loro braccia il suo corpo debilitato; egli si tenne così ritto in piedi, con le mani levate al cielo, e nell'atto stesso di effondersi in preghiera, rese l'ultimo respiro.
Gregorio Magno, Dialoghi II,37,1-2

I primi cristiani... hanno fatto [questo gesto] volentieri. Conosci certamente la figura dell'orante nelle catacombe, della persona stante, dalla veste ricadente in nobili pieghe e dalle braccia aperte. Essa sta libera, ma tutta dominata da schietta disciplina; tranquillamente intenta alla Parola divina e pronta all'agire gioioso.
Romano Guardini, I santi segni, pp. 33-34

La preghiera non è fatta di parole per aria: perciò il cristiano è colui che prega con le braccia a forma di croce il Dio che non ama le braccia incrociate.
Roger Etchegaray, "Programme et esprit de la rencontre" in La documentation catholique 1929 (1986), p. 1067
 

Tratto da: P. Christopeh, La bellezza dei gesti del cristiano, Qiqajon.

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