Tra torte e gelati
Ho narrato alcune vicende scolastiche.
Ora racconterò alcuni fatti che possono essere anche divertenti.
Mentre frequentavo la classe seconda cambiai pensione. Un amico di famiglia, Giovanni Pianta, aveva appena aperto un caffè, e mi invitò a prendere alloggio da lui. Accettai, anche perché la casa era vicina a quella del mio professore don Pietro Banaudi.
Avere la propria residenza in un pubblico ristorante può essere pericoloso per un giovanotto. Riuscii ad evitare ogni occasione di male perché i padroni erano bravi cristiani, e perché avevo ottimi amici.
Fatti i compiti e studiate le lezioni, mi rimaneva molto tempo libero.
Cominciai a dividerlo in due parti. Nella prima leggevo gli autori classici italiani e latini, nella seconda imparavo a confezionare dolci e liquori.
A metà anno non solo preparavo caffè e cioccolato, ma conoscevo le regole e i segreti per fabbricare gelati, rinfreschi, liquori, torte.
Il padrone, poiché il suo locale ne ricavava notevoli vantaggi, mi concesse quasi subito la pensione gratuita. Poi mi fece un'offerta concreta perché lasciassi gli studi e mi dedicassi completamente al suo caffè. Ma io volevo continuare a studiare, ad ogni costo. Tutto il resto lo facevo solo per divertimento.
Morte in acqua
Il professor Banaudi era un insegnante modello. Senza mai castigare nessuno, era riuscito a farsi amare e temere da tutti. Voleva bene ai suoi alunni come fossero suoi figli, ed essi lo ricambiavano.
Per dargli un segno di riconoscenza, decidemmo di fargli una bella festa nel suo giorno onomastico. Componemmo poesie e brani di prosa, e preparammo alcuni regali che sapevamo gli sarebbero stati molto graditi.
La festa riuscì splendida. Don Banaudi fu molto contento, e per manifestarci la sua soddisfazione ci condusse a fare un pranzo in campagna. La giornata fu bellissima. Tra il professore e gli allievi c'era una vera corrente di simpatia, e la dimostrammo in mille modi diversi.
Prima di rientrare in città, don Banaudi incontrò un amico, con cui dovette assentarsi. Nell'ultimo tratto di strada rimanemmo soli.
Pochi minuti dopo incontrammo alcuni allievi delle classi superiori, che ci invitarono a fare un bagno nel corso d'acqua chiamato Fontana Rossa. Era distante un paio di chilometri.
Con alcuni amici mi dichiarai contrario. Ma non tutti mi ascoltarono. Mentre molti tornavano a casa con me, alcuni andarono a nuotare. Fu una decisione disgraziata.
Poche ore dopo il nostro rientro, arriva di corsa uno, poi un altro dei nostri compagni. Spaventati e ansanti dicono: - Filippo è morto. Si, proprio Filippo, quello che ha insistito perché andassimo a nuotare.
- Ma come? - domandammo increduli -. Filippo a nuoto è il migliore di tutti!
- Eppure è così. Per farsi vedere coraggioso si è buttato per primo nella corrente, ma non conosceva i gorghi per cui la Fontana Rossa è tristemente famosa. Abbiamo aspettato che tornasse a galla, ma non l'abbiamo più visto. Ci siamo messi a gridare, è accorsa gente. Solo dopo un'ora e mezza alcuni uomini, correndo seri pericoli, sono riusciti a tirare a riva il cadavere.
Quella disgrazia ci procurò molta tristezza. Nessuno, nè in quell'anno nè in quello seguente, osò più andare a nuotare nei corsi d'acqua.
Qualche tempo fa mi ritrovai con alcuni vecchi amici, e ricordammo ancora con rincrescimento la triste fine di Filippo nei gorghi della Fontana Rossa.
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