del 03 dicembre 2018
Nella prima domenica di Avvento, tempo di attesa e di speranza, Francesco ha invitato i fedeli a un atteggiamento di vigilanza e di preghiera, "allargando la mente e il cuore alle necessità dei fratelli"...
Nella prima domenica di Avvento, rivolgendosi ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, papa Francesco invita alla riflessione sul tempo liturgico che ci prepara al Natale, che ci invita «ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù». In Avvento, spiega il Papa, «non viviamo solo l’attesa del Natale; veniamo invitati anche a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo, quando alla fine dei tempi tornerà, preparandoci all’incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose». Nelle quattro settimane dell'Avvento siamo esortati a «uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, alimentando speranze e sogni per un futuro nuovo. Il Vangelo di questa domenica ci mette in guardia dal lasciarci opprimere da uno stile di vita egocentrico o dai ritmi convulsi delle giornate».
Gesù, nel Vangelo, ci richiama ed esorta alla veglia e alla preghiera. «Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo da oggi fino a Natale. Girare sempre intorno a noi stanca, annoia, chiude la speranza. Si trova qui la radice del torpore e della pigrizia di cui parla il Vangelo. L’Avvento ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità dei fratelli e al desiderio di un mondo nuovo. È il desiderio di tanti popoli martoriati dalla fame, dall’ingiustizia, dalla guerra; è il desiderio dei poveri, dei deboli, degli abbandonati».
L'Avvento ci invita a domandarci come spendiamo la nostra vita. «Il secondo atteggiamento per vivere bene il tempo dell’attesa del Signore è quello della preghiera. "Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina", ammonisce il Vangelo di Luca. Si tratta di alzarsi e pregare, rivolgendo i nostri pensieri e il nostro cuore a Gesù che sta per venire. Ci si alza quando si attende qualcosa o qualcuno. Noi attendiamo Gesù e lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza. Attendere Gesù, aprirsi agli altri, essere svelti, non chiusi in noi stessi. Ma se noi pensiamo al Natale nell'area del consumismo, Gesù passerà e non lo troveremo».
L'orizzonte della nostra attesa ci viene indicato dalle voci dei profeti nella Bibbia. Quella di Geremia, «che parla al popolo duramente provato dall’esilio e che rischia di smarrire la propria identità. Anche noi cristiani, che pure siamo popolo di Dio, rischiamo di mondanizzarci e di perdere la nostra identità, anzi, di “paganizzare” lo stile cristiano».
Il Papa conclude: «La Vergine Maria, donna dell’attesa e della preghiera, ci aiuti a rafforzare la nostra speranza nelle promesse del suo Figlio Gesù, per farci sperimentare che, attraverso il travaglio della storia, «Dio resta sempre fedele e si serve anche degli errori umani per manifestare la sua misericordia».
Dopo la recita dell'Angelus, Francesco rivolge il suo pensiero ai Paesi sconvolti dai conflitti. «In questo momento vorrei fare mia la speranza di pace dei bambini della Siria, l'amata Siria, martoriata da una guerra che dura ormai da otto anni. Per questo, aderendo all’iniziativa di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, accenderò ora un cero, insieme a tanti bambini siriani e tanti fedeli nel mondo che oggi accendono le loro candele». Dopo aver acceso il cero, tra gli applausi della piazza, il Papa prosegue: «Questa fiamma e le tante fiammelle di speranza disperdano le tenebre della guerra. Preghiamo e aiutiamo i cristiani a rimanere in Siria e in Medio Oriente come testimoni di misericordia, di perdono e di riconciliazione. La fiamma della speranza raggiunga anche tutti coloro che subiscono in questi giorni conflitti e tensioni in diverse altre parti del mondo, vicine e lontane. La preghiera della Chiesa li aiuti a sentire la prossimità del Dio fedele e tocchi ogni coscienza per un impegno sincero a favore della pace. E che Dio perdoni coloro che fanno la guerra, coloro che fanno le armi per distruggerci e che converta i loro cuori. Preghiamo per l'amata Siria».
Accedendo per primo una candela, il Papa dà il via alla campagna natalizia di aiuto e solidarietà promossa dalla fondazione vaticana Aiuto alla Chiesa che Soffre: "Candele per la Pace in Siria". Nei giorni scorsi l'iniziativa ha coinvolto oltre 50mila bambini di diverse religioni di numerose città siriane colpite dalla guerra, tra cui Damasco, Homs e Aleppo. I bambini hanno pregato e dipinto disegni riguardanti la pace sulle loro candele: croci, colombe, messaggi di speranza. Aiuto alla Chiesa che soffre invita tutte le persone del mondo ad accendere una candela per diffondere il messaggio dei piccoli siriani. ACS accompagna l’iniziativa con una campagna internazionale di raccolta fondi per sostenere le famiglie siriane cristiane rifugiate, i sacerdoti e le religiose, le strutture ecclesiastiche, come chiese e monasteri, in Siria.
Famiglia Cristiana
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