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Zamagni: ripensare il modello di sviluppo, straordinaria eredità di Benedetto XV...

Questo Papa ha spiegato, soprattutto agli economisti, che le crisi sistemiche sono di due tipi: dialettiche, le une, e entropiche, le altre. Le crisi dialettiche sono quelle che discendono da un conflitto. Quella di oggi è una crisi entropica, cioè una crisi di senso: entropica vuol dire questo


Zamagni: ripensare il modello di sviluppo, straordinaria eredità di Benedetto XVI

 

          Ovviamente, la notizia mi ha molto colpito, ma ne comprendo le ragioni profonde. Questo Papa sarà certamente ricordato ora, come è ovvio, ma anche per lungo tempo nel futuro perché ha aperto un nuovo ciclo nella Dottrina sociale della Chiesa. Potremmo dire che come la "Centesimus Annus" del Beato Giovanni Paolo II chiude il ciclo della modernità, la "Caritas in Veritate" apre quel ciclo della cosiddetta post-modernità, cioè di una società che deve fare i conti con quei due fenomeni di portata epocale che sono da un lato la globalizzazione e dall’altro la rivoluzione delle nuove tecnologie: le tecnologie infotelematiche. Bene, con la "Caritas in Veritate", Benedetto XVI dimostra il suo acume, la sua capacità di "intelligere", cioè di guardare dentro le cose e di capire perché è giunto il momento di non più mettere pezze di un tipo o dell’altro ai malfunzionamenti e del mercato e dello Stato, come è stato fatto in generale finora, ma di ripensare sia il modello di sviluppo – non per nulla il sottotitolo dell’Enciclica è: “Per uno sviluppo umano integrale”, dove la parola chiave è l’ultima, integrale – e dall’altro, di rivedere anche i modi con cui il mercato come istituzione socio-economica funzioni e di modificare le relazioni di potere che nel mercato si agitano. In questo caso, l’Enciclica esce nel 2009: a fine giugno del 2009, la crisi economico-finanziaria era da poco iniziata ma il Papa dimostra di avere colto il nucleo fondamentale di questa crisi, e cioè l’incapacità di dirigere le risorse – in questo caso finanziarie – verso l’obiettivo del bene comune.

 

C’è un altro passaggio, particolarmente importante, di questa Enciclica, quando il Pontefice evidenzia che le cause del sottosviluppo non sono primariamente di ordine materiale, ma sono da ricercare innanzitutto nella volontà, nel pensiero e ancor più nella mancanza di fraternità tra gli uomini ed i popoli …

 

          Esatto! Questa, infatti, è l’altro elemento caratteristico. Innanzitutto, il capitolo terzo dell’Enciclica reca per titolo: “Fraternità, sviluppo …”: questa è la prima volta che appare ufficialmente in una Enciclica di Dottrina sociale della Chiesa. Le altre, quelle precedenti, tendevano a parlare piuttosto di solidarietà. Il Papa dice: “La fraternità è molto, ma molto più forte della solidarietà”, nel senso che una società fraterna è anche solidale, e viceversa non è vero. L’altro è che oggi la povertà, la miseria, gli sfruttamenti non sono conseguenza della scarsità di risorse, come era ad esempio all’epoca di Leone XIII con la Rerum Novarum, ma queste situazioni che gridano vendetta in alcuni casi sono la conseguenza sia della mancanza di fraternità, e quindi una crisi spirituale intesa in questo senso, sia del fatto che le istituzioni economiche, cioè le regole del gioco economico sono obsolete, in certi casi, e sbagliate in altri casi. Ecco perché il Papa dice: “La povertà c’è sempre stata, però un conto è essere poveri quando manca il pane, mancano le risorse di base; altro conto è tenere le persone nella povertà pur nell’abbondanza, solo perché le istituzioni che sono quelle che regolano il trasferimento dei beni, dei servizi e in generale delle ricchezze, funzionano con effetti perversi. Al di là dell’enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI ha poi detto, in numerosi discorsi, che la crisi economica si fonda su una crisi etica. Qual è l’impulso che ha dato e che potrà dare in futuro, con questo suo messaggio?

 

          Questo Papa ha spiegato, soprattutto agli economisti – dimostrando di avere probabilmente un acume superiore a tanti di essi – che le crisi sistemiche sono di due tipi: dialettiche, le une, e entropiche, le altre. Le crisi dialettiche sono quelle che discendono da un conflitto, di un tipo o dell’altro; e in qualche modo, superato il conflitto si supera la crisi. Quella di oggi è una crisi entropica, cioè una crisi di senso: entropica vuol dire questo. Quando la società nel suo complesso, e in particolare la sfera economica al suo interno, perde il senso, che vuol dire la direzione di marcia, non sa più dove andare; quando cioè la finanza diventa fine a se stessa; quando il gioco economico è guidato dall’avidità e via discorrendo. Ecco perché il messaggio non solo nell’Enciclica, ma nei documenti successivi, è importante. Si rivolge a tutti: ai politici, agli uomini di scienza e agli operatori. “Badate – dice il Papa – non pensiate che aggiustando quell’aspetto tecnico su un fronte o sull’altro, che pure è necessario, uscirete dalla crisi. Infatti, poiché la crisi è di natura entropica bisogna ridare senso. Se noi non troviamo un senso nuovo, una direzione di marcia nuova, fra un po’ di anno ritorneremo ad una situazione – mutatis mutandis – analoga”. Ecco perché il contributo che ha dato questo Papa rimarrà per lungo tempo a venire.

 

 

Stefano Zamagni

 

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