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Valeria e la passione per la robotica

Classe 2001, una ragazza fuori dal comune. A soli undici anni costruisce il suo primo robot, grazie all'aiuto di tutorial trovati su YouTube, scoprendo in sé una passione e un talento per la robotica che l'ha portata lontano...


Valeria e la passione per la robotica

del 24 settembre 2018

Classe 2001, una ragazza fuori dal comune. A soli undici anni costruisce il suo primo robot, grazie all’aiuto di tutorial trovati su YouTube, scoprendo in sé una passione e un talento per la robotica che l'ha portata lontano...

 

Valeria Cagnina, classe 2001, è una ragazza fuori dal comune. A soli undici anni costruisce il suo primo robot, grazie all’aiuto di tutorial trovati su YouTube, scoprendo in sé una passione e un talento per la robotica. Menzionata nel 2015 tra le 100 donne che contano di più in Italia nel digitale, Valeria viene invitata a numerose conferenze e tiene workshop di coding e robotica per adulti e bambini. Insieme a Francesco Baldassarre, classe 1992, fonda una scuola di robotica al fine di sviluppare nei ragazzi quelle soft skills che sono sempre più richieste nel mondo del lavoro.

Raccontaci della tua passione per la robotica, come è nata e quanti anni avevi?
A 11 anni mi piacevano la chimica e l’informatica. La chimica potevo sperimentarla un po’ anche ad Alessandria la città in cui vivo, l’informatica no. A differenza dei miei coetanei ho sempre avuto libero accesso al web, alla rete e ai computer di casa. Navigando ho scoperto il Coderdojo Milano ed è stato amore a prima vista: tutti i sabati e tutte le domeniche mi facevo portare a Milano per questi incontri di programmazione. Lì un giorno scopro una pianta digitale realizzata con Arduino che rilevava la temperatura e ‘appassiva’ se c’era poca umidità, rilevava i suoni e ‘stava male’ se veniva lasciata da sola. Mi sono fatta comprare lo starter kit di Arduino e da sola, davanti ai video di Youtube (all’epoca solo in inglese) ho fatto tutti i progetti iniziali e ho costruito il mio primo robot in grado di muoversi da solo per la stanza e rilevare gli ostacoli. Pensavo fosse una cosa semplice, normale per tutti i ragazzi della mia età, ma ben presto ho scoperto che non era così!

Hai partecipato ad un progetto al MIT di Boston a soli 15 anni: com’è stata quest’esperienza? Di che progetto si trattava?
Ho passato l’intera estate a Boston ed è stata un’esperienza pazzesca! Ero senior tester nel progetto Duckietown (nella sezione people c’è la mia foto). Il mio compito era quello di seguire i tutorial universitari per la costruzione di un robot autonomo (funzionante sul principio delle Google Car) che si muoveva in una città di papere leggendo cartelli stradali, fermandosi agli stop, evitando i pedoni… Dovevo semplificare i tutorial universitari e renderli fruibili anche ai ragazzi delle superiori. Ovviamente in tre mesi ho girato e curiosato in tutti i Dipartimenti del MIT e lì ho scoperto che, proprio dove sono concentrati i maggiori cervelli della terra, lo studio e l’apprendimento sono divertenti e giocosi. Si studia, ci si confronta, si progetta… ma soprattutto là ci si diverte un sacco!

Al mio rientro in Italia ho deciso di portare qui questa filosofia, soprattutto nelle piccole realtà provinciali dove non ci sono molte possibilità, per dare l’opportunità a tanti bambini e ragazzi di distruggere l’idea di scuola noiosa e far capire che si può imparare divertendosi. Ho cominciato a 16 anni con semplici lezioni e in breve le richieste sono state tantissime, così Francesco Baldassarre ed io abbiamo dato un’accelerata pazzesca ai nostri progetti a lungo termine. Lui si è licenziato dal suo lavoro a tempo indeterminato che gli dava solo soddisfazioni economiche, io ho dovuto lasciare la scuola ed oggi siamo full time 24/24 nella nostra azienda (anche se tecnicamente per fondare la società dovrò aspettare gennaio del prossimo anno quando compirò 18 anni).

Vieni spesso invitata come speaker a numerosi eventi, tra cui TEDx MilanoWomen a soli 14 anni. Come gestisci l’emozione?
A dire la verità… non ho proprio questo problema. Sarà perché ho cominciato da piccola e non mi rendevo neanche conto di quello che capitava intorno a me, sarà carattere, ma quando devo salire su un palcoscenico, dai più piccoli ai più importanti, non ho mai nessun problema. Sono sempre contentissima di avere la possibilità di contagiare altre persone e spero sempre che i miei interventi, in qualche modo, siano di ispirazione a tanti ragazzi e che qualcuno decida di prendere in mano subito la propria vita per inseguire le passioni senza aspettare i tempi che il ‘mondo dei grandi’ vorrebbe per noi! Si possono fare grandi cose divertendosi ed è questo che cerco di dimostrare sempre!

Hai mai avuto l’impressione che il pubblico non capisse nulla di ciò che stavi spiegando?
Sai qual è l’unico luogo in cui non hanno mai capito nulla di quello che faccio? La scuola che ho frequentato, o meglio… tutte le scuole che ho frequentato! A parte gli scherzi, cerco sempre di utilizzare un linguaggio tarato sulla platea che ho davanti, quindi devo dire che mi capita molto di rado, anche perché chiedo sempre se hanno domande, se non hanno capito qualcosa e lo rispiego senza problemi. Quando faccio formazione utilizzo linguaggi tecnici, ma quando parlo al pubblico, quello che cerco di trasmettere sono positività ed ottimismo oltre alla voglia di fare divertendosi. Credo siano quelle le chiavi vincenti per tutti, non importa in quale campo si sceglie di applicarle!

Si parla molto di coding e rivoluzione digitale nella scuola italiana. Quanto siamo indietro rispetto ai nostri coetanei internazionali?
Bella domanda! Adesso aspetta che mi preparo una risposta diplomatica! Come saprai il mio rapporto con la scuola pubblica non è mai stato idilliaco e ora sono stata costretta ad abbandonarla (ho finito la 4° e darò la maturità il prossimo anno da privatista): pur avendo ottimi voti la preside mi ha detto che se non rimarrò in una decina di giorni di assenza non mi ammetteranno all’esame. Pochi giorni dopo questa ‘comunicazione’ sono stata a S. Francisco e in Silicon Valley dove abbiamo fatto attività di robotica coi bambini in una scuola internazionale. All’asilo lì si insegnava l’utilizzo di Premiere e Photoshop a bambini di 4 e 5 anni. Davanti al nostro stupore ci hanno risposto: “Certo che è difficile, ma se facciamo solo cose facili, quelle che fanno tutti, non andiamo da nessuna parte!”. La Silicon Valley non è certo una realtà rappresentativa e anche nelle nostre realtà esistono eccellenze, purtroppo però sono sempre molto meno di quelle che credono di esserlo e di sicuro non esiste nessuna scuola dell’infanzia in Italia in cui si insegna Premiere! Capisci cosa voglio dire? Lo scollamento è infinito rispetto alle realtà che funzionano e non parlo solo di skill tecnologiche, pensa solo al livello medio di insegnamento della lingua inglese… sono abilità ormai da anni imprescindibili, ma qui siamo ancora in alto mare e quel che è peggio è che non sempre ce ne rendiamo conto!

Come gestiresti tu quest’emergenza? Come insegneresti una disciplina come la robotica nelle scuole?
Non è un discorso di insegnamento ‘tecnico’, è un discorso di mentalità che va completamente rivoluzionato e ribaltato. Ed è proprio quello che Francesco ed io cerchiamo di fare ogni giorno nella nostra scuola.
L’apprendimento può essere divertente ed interessante, la curiosità è la molla da far scattare nei ragazzi, non ci limitiamo ad insegnare robotica, ma utilizziamo la robotica, che è la nostra passione, per far capire come si possa, a qualsiasi età, avere degli interessi e delle passioni da inseguire.
Le attività tecniche sono facilmente assimilabili a qualunque età, il problema oggi sono tutte quelle soft skills così richieste dal mondo del lavoro ma così difficili da apprendere e forse anche da riconoscere. Formarle nei bambini e nei ragazzi, in maniera naturale e giocosa, è il modo più semplice e concreto: se le ritroveranno domani senza aver fatto fatica!

Hai già avuto esperienze di insegnamento: quali sono le attività che organizzi?
Sono tantissime! Ci rivolgiamo a bambini a partire da 3 anni, fino ad arrivare a ragazzi ed adolescenti con corsi strutturati con cadenza settimanale o con eventi a spot in cui in poche ore facciamo costruire un robot che si porta a casa. I corsi si svolgono nelle scuole pubbliche e private o nella nostra sede di Alessandria.
Per gli insegnanti organizziamo corsi certificati Miur per dare loro gli strumenti per replicare in classe la tecnologia e soprattutto la nostra idea di scuola che deve essere divertente e mai noiosa. Come recita la nostra 10° regola, se i ragazzi, durante la lezione, guardano lo smartphone, la colpa è nostra che non siamo riusciti ad essere interessanti e a coinvolgerli!
Facciamo poi team building e team working in piccole e medie aziende della zona, come in grandi realtà, siamo stati coi nostri laboratori in Cisco (coi Dirigenti) e in Michelin e IBM. Utilizziamo la robotica in modo creativo per insegnare a collaborare valorizzando le abilità di ciascuno e non la scala gerarchica secondo i principi di flat organization. Spesso facciamo collaborare gruppi eterogenei come età per insegnare team working e reverse mentoring, diamo molta importanza all’aspetto educativo. Organizziamo laboratori e workshop in manifestazioni e fiere con altissimi numeri di affluenza grazie ad un team motivato e formato che abbraccia le 10 regole della nostra scuola. In estate abbiamo i nostri summer camp residenziali e facciamo attività in tantissimi altri summer camp (tra poco saremo a Monaco di Baviera con le nostre attività all’interno dei summer camp internazionali di Allianz, all’Allianz Arena).
Teniamo poi incontri motivazionali ed ispirazionali in cui Francesco ed io raccontiamo come siamo arrivati a fondare la nostra azienda attraverso percorsi completamente diversi perché niente è impossibile! E non ci sono scuse per non inseguire le proprie passioni e le proprie aspirazioni!

 

Federica La Terza

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