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Pacifisti o operatori di pace? da Giovani per i Giovani

Padre Dario dei Comboniani di Padova, organizzatori della Carovana della Pace con Alex Zanotelli e da sempre nel vivo dell'azione per costruire pace. Don Maurizio Spreafico, coordinatore nazionale di Pastorale Giovanile.


Pacifisti o operatori di pace? da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 02 aprile 2003

 

CI SONO DIFFERENZE TRA PACIFISTI ED OPERATORI DI PACE?

 

 

'La pace è un insieme di facce, tutte pacificate' - diceva un vescovo mio amico.

 

 

E così non ci sono differenze tra pacifisti ed operatori di pace, quando ciascuno ha chiaro che la pace che invochiamo dobbiamo in primo luogo sperimentarla dentro di noi e testimoniarla nelle nostre relazioni quotidiane.

 

 

Le differenze nascono tra chi questo lo ha capito e chi invece fa della pace una moda, un'urgenza a cui rispondere solo nei momenti di emergenza, uno slogan lontano dalle scelte di vita concrete e personali.

 

 

I pacificatori, chiamiamoli dunque così per capirci, sono persone che assumono con responsabilità e amore, fino alle ultime conseguenze, le scelte piccole e grandi che li pongono in ogni momento in comunione con il mondo.

 

 

I pacificatori sono nonviolenti ed attivi promotori di giustizia. Per questo sono perseguitati.

 

 

I pacificatori assumono la logica della partecipazione, che è la vera politica.

 

 

I pacificatori ripartono ogni giorno dalla sobrietà e dalla condivisione, che sono l'unica soluzione preventiva.

 

 

Non torniamo a porre la discriminante sul piano religioso: il primo ad abbandonarla è stato il Papa, quando ha scritto la Pacem in Terris 'a tutti gli uomini (e le donne) di buona volontà'.

 

 

Guardiamoci invece le mani e chiediamoci quanto si stiano consumando nella costruzione della pace, quante altre mani hanno stretto tra quelle dei perseguitati, degli affamati, dei bisognosi di giustizia, quanto sappiano intrecciarsi con le altre forze che sognano un mondo più giusto, e possibile.

 

 

padre Dario, Comboniani Padova

 

 

                           PACIFISTA? Sì, GRAZIE

Pacifismo = Atteggiamento di chi ama la pace. Movimento a favore dell'abolizione della guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali (cf. Vocabolario Zingarelli). Se questo è pacifismo, io ci sto!

 

 

 Ieri pomeriggio ho partecipato ad un Seminario promosso dall'Azione Cattolica 'Il contributo della Chiesa alla causa della pace', con l'intervento di Mons. Renato Martino, Presidente del Pontifico Consiglio Giustizia e Pace, di Mons. Pero Sudar, Vescovo ausiliare di Sarajevo e altri...

 

 

 Le riflessioni proposte hanno ribadito ancora una volta l'assurdità della guerra, di ogni tipo di guerra... Soprattutto la testimonianza di Mons. Sudar ha particolarmente colpito, perché vissuta sulla propria pelle; egli ha detto con forza che nessuna guerra, nemmeno quella cosiddetta di 'ingerenza umanitaria' per fermare un'aggressione, oggi può essere considerata ammissibile. La sua terra, la Bosnia, è stata danneggiata irrimediabilmente e le conseguenze dell'ultimo conflitto si trascineranno per chissà quanto tempo...

 

 

 Mi sembra importante in questo momento cruciale farsi sentire con ogni mezzo, insieme a tantissimi credenti e uomini di buona volontà che pregano, digiunano, scendono in piazza, espongono bandiere di pace, marciano, fanno sentire la loro voce, protestano pacificamente contro azioni militari che di fatto stanno preparando la guerra, ecc.

 

 

 Il 5 marzo saremo in tanti a raccogliere l'invito del Papa alla preghiera e al digiuno per la pace. La nostra federazione SCS già da tempo ha lanciato l'iniziativa 'Una preghiera per la Pace' (www.federazionescs.org). Il cartello 'Sentinelle del mattino' (che anche ieri si è radunato), sta pensando a forme di sensibilizzazione e di collegamento tra le varie aggregazioni cattoliche che si stanno mobilitando. In occasione del Seminario, abbiamo avvicinato Mons. Martino e gli abbiamo fatto una proposta da realizzare presto con il Santo Padre e i giovani.

 

 

 Concludo con una riflessione di carattere educativo: invece di preoccuparsi tanto dei giovani credenti e della loro 'ortodossia', giovani che magari scendono in piazza condividendo tante giuste istanze con altri giovani che forse credenti non sono, preoccupiamoci di più di tutti quei giovani che si disinteressano di queste cose, pensando soltanto al proprio orizzonte limitato ed egoistico, giovani che 'danzano sul vuoto' (come li ha definiti recentemente un vescovo). Nei nostri ambienti educativi, quanta sensibilità c'è? Quante sono le scuole che hanno organizzato assemblee di studenti o giornate di informazione e formazione su questi temi? Nei nostri oratori come si stanno muovendo i  gruppi e le associazioni? Con i nostri laici collaboratori cosa stiamo facendo? Nelle nostre comunità religiose come si affrontano questi temi?

 

 

 Qualcuno dice che bisogna essere prudenti, non lasciarsi prendere troppo dall'emotività, non prendere posizione, non fare politica, ecc. ...beh, io non sono d'accordo. Essere cristiani oggi, nella logica della spiritualità salesiana, vuol dire anche sporcarsi le mani e farsi carico dei problemi e delle angosce che vive l'umanità. Vuol dire certamente avere un cuore pacificato con Dio e vivere relazioni di pace con i fratelli nella propria vita quotidiana, ma vuol dire anche 'esserci' responsabilmente, insieme ai nostri giovani, nelle vicende del mondo e della storia che 'ci' riguardano. Il Capitolo Generale 23, invitando i salesiani ad educare i giovani alla dimensione sociale della carità, ammonisce: 'C'è un aspetto per il quale noi salesiani siamo chiamati ad operare con convinzione: è quello di avviare i giovani all'impegno e alla partecipazione politica... Quest'ambito da noi è un po' trascurato e disconosciuto. Si teme forse di incappare in forme di collateralismo o di cadere nei complicati meccanismi della concorrenza elettorale o di essere infedeli alle modalità che ci sono proprie nel partecipare all'impegno della Chiesa per la giustizia e la pace. Ma questa resta una sfida da raccogliere e un rischio da correre' (CG23, n.214).

 

 

 Dunque, sono un pacifista? Beh... non mi dispiace di esserlo!

 

 

 don Maurizio Spreafico

Francesco Rebuli

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