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Usa, all'Università di Harvard marcia indietro sulla messa nera

Uno dei gruppi studenteschi aveva pensato bene di organizzare all'interno del campus un avvenimento, dichiarato “esclusivamente a fini culturali”: un seminario sul fenomeno della “messa nera”...


Usa, all’Università di Harvard marcia indietro sulla messa nera

 

Harvard. Il solo nome evoca la prestigiosa Università ai massimi livelli di eccellenza nel mondo, uno degli atenei della Ivy League, di cui fan parte altri colossi come Princeton o Yale.

 

Parliamo della più antica istituzione di studi superiori degli Stati Uniti: fondata nel 1636 per volere della Corte della colonia del Massachussets, prende il suo nome dal primo grande benefattore, John Harvard, che alla sua morte lasciò in dono l’intera biblioteca e metà dei suoi possedimenti. Straordinaria fucina di Premi Nobel e Pulitzer, tra i suoi alunni vincitori si contano fisici, come l’italiano Carlo Rubbia, Steven Weinberg ed E. Purcell, il biologo J. Watson, scopritore con Crick del modello di struttura del dna, l’economista A. Roth, politici come Al Gore. Se alunni di Harvard sono stati anche Henry Kissinger e George W. Bush, innumerevoli sono i personaggi insigniti di lauree “honoris causa”, in testa George Washington, all’indomani dell’indipendenza, e poi i due presidenti Roosevelt e J.F. Kennedy.

 

Un autentico monumento mondiale di cultura – il cui stemma è uno scudo cremisi con la scritta “Veritas” - è stato teatro in questi giorni di una vicenda che ha del paradossale. Se c’è chi invoca reti di poteri occulti, molti addebitano la cosa a una superficialità davvero impensabile in una simile sede.

 

Uno dei gruppi studenteschi , il “Cultural Studies Club”, aveva pensato bene di organizzare all’interno del “campus” un avvenimento, dichiarato “esclusivamente a fini culturali”: un seminario storico-religioso sul fenomeno della “Black Mass” (la “messa nera”) con tanto di dimostrazione pratica, verrebbe da dire. Solo un’ora prima del calendario stabilito il decano degli studenti ha emesso un comunicato che annunciava lo spostamento dell’iniziativa fuori del perimetro dell’università, ma, a quanto riferiscono le cronache, sembra che sia stato definitivamente annullato perché – visto il clamore suscitato - non si è trovata un’altra sede ospitante.

 

Tra gli artefici della levata di scudi si registra l’arcivescovo di Boston, il cardinale Sean O’Malley (uno dei consiglieri di papa Francesco in qualità di membro del “C8”) che aveva dichiarato nel corso di un’intervista al Boston Globe: “Il male raccoglie un grande fascino nel mondo, ma, come si sa, esso non porta a nulla di buono. Mettere in atto qualcosa che offenderebbe tante persone è da considerarsi davvero un’azione ripugnante”.

 

Ma le reazioni, in particolare da parte cattolica, sono state anche più vivaci: una petizione interna contraria avviata da un gruppo di studenti ha raccolto centinaia di adesioni ed era stata organizzata anche una veglia di preghiera in coincidenza con la prevista messa nera. Centinaia di persone hanno poi partecipato a un corteo, che si è snodato da un altro mito culturale, il Mit (Massachussets Institute of Technology) fino all’Harvad square, per contestare “un atto di odio contro la Chiesa e il suo fondatore Gesù Cristo”.

 

Voci in circolazione, però smentite dagli studenti promotori, affermano che gli organizzatori sarebbero collegati a una formazione denominata “The Satanic Temple” che sta trattando con il governo dell’Oklahoma per collocare una statua del diavolo davanti al parlamento dello stato.

 

Gli studenti avevano infatti emesso un comunicato dove spiegavano l’evento come pensato “esclusivamente a scopo educativo e quindi preceduto da una lezione sulla storia del contesto e l’origine del rito” dichiarando esplicitamente come si sarebbe dovuto utilizzare un pezzo di pane, ma non un’ostia consacrata. Il che dimostrerebbe come il loro intento non fosse in alcun modo quello di denigrare la religione, ma solo di sperimentare pratiche culturali differenti.

 

Drew Faust, 28° presidente della Harvard University, docente di storia, che inizialmente aveva concesso se pure con una certa riluttanza la sua approvazione, ha poi denunciato l'evento con una dichiarazione in cui riafferma il diritto alla libera espressione studentesca, ma che "la decisione di un club di alunni di sponsorizzare una rappresentazione di questo rituale è da considerarsi aberrante".

 

Se il dialogo e il dibattito tra differenti posizioni sono il sale della ricerca e della conoscenza, è dovere dell’istituzione difendere questi valori anche a fronte di polemiche, ma in questo caso, conclude la presidente, ci si è spinti troppo oltre. 

 

 

Maria Teresa Pontara Pederiva

http://www.vaticaninsider.lastampa.it

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