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Tragedia del Vajont: «Così salvai dal Piave la Madonna in legno»

Pochi giorni dopo il cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont, un interessante ricordo dell'uomo che ripescò dal Piave (moltissimi chilometri più a valle) la statua della Madonna in legno della Chiesa di Longarone.


Tragedia del Vajont: «Così salvai dal Piave la Madonna in legno»

 

A distanza di mezzo secolo è ritornata a Fossalta di Piave la Madonna di Longarone. Fu l’allora ventiduenne Valter Zamuner a fermare e recuperare la statua della Madonna in legno di una delle chiese distrutte dall’onda del Vajont e trascinata a valle dalle acque del Piave. Se quel 10 ottobre del 1963 il fossaltino Valter Zamuner non avesse scorto tra le acque fangose e impetuose del Piave, tra alberi e macerie, la statua della Madonna e se non l’avesse raccolta, non sarebbe nato questo legame tra i due paesi.

Così, in occasione del 50° anniversario del Vajont, la statua della Madonna è arrivata a Fossalta in barca via acqua accompagnata proprio da Valter Zamuner. Sulla riva del Piave, nei pressi del ponte di barche, ad attenderla c’erano il sindaco Massimo Sensini, i parroci e molti fedeli dei due paesi. Con successiva fiaccolata è stata portata in chiesa a Fossalta, accompagnata dal Coro Basso Piave e dalla Fanfara del Piave, dove il vescovo emerito di Verona Flavio Carraro ha celebrato la Messa.

Il ricordo che adesso Valter Zamuner ha del salvataggio della statua della Madonna di Longarone dalle acque del Piave è ancora vivido, come fosse accaduto ieri e non mezzo secolo fa. Adesso che è diventato nonno, ma è ancora energico e vitale, racconta come si svolsero i fatti.

 

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«Il mattino dopo la tragedia del Vajont, nella cava di Ponte di Piave si aspettava l’onda di piena. Il fiume si ingrossò con l’acqua melmosa che portava i resti del disastro. Tra infissi, tavole e travi vidi una sagoma. Intuii subito che era una statua della Madonna. A pranzo pensavo come recuperarla e lo dissi ai miei. Mia madre era contraria temendo per la mia vita ma mio padre le rispose convinto “Lascia che vada”»,

 

Allora come decise di andare a recuperarla?

 

«Rincuorato da mio padre e determinato partii per San Donà dove presi la barca e con mio cugino e un operaio risalimmo con non poche difficoltà il Piave. Nei pressi di Fossalta raggiungemmo la statua. Mi sporsi afferrandola per la testa mentre gli altri mi tenevano. All’epoca avevo poco più di vent’anni e una forza prepotente. La issai sulla barca ma un chiodo che aveva dietro la testa mi aprì l’indice della mano e sanguinavo. Le passai la mano sul viso per toglierle il fango e l’erba».

 

In che condizioni era la statua recuperata?

 

«Aveva perso le mani ed era martoriata in viso e sul vestito. La barca però s’era bloccata, allora mi spogliai e mi tuffai sott’acqua notando che un tronco bloccava l’elica. Sempre in acqua dovetti prima disincagliarla e poi proseguimmo mentre dalla sponda i carabinieri mi urlavano di andare a riva, temendo si trattasse di sciacallaggio».

 

Allora cosa avete fatto?

 

«Legata la barca a riva poggiai la statua a terra e subitp si formò una nuvola di curiosi. “Come hai fatto?” “Dove l’hai trovata?” “Portiamola in chiesa!” Il cugino prese la giardinetta mentre qualcuno, notata la ferita sanguinante, insisteva perché andassi in ospedale».

 

E cosa ha fatto?

 

«Non era il momento: presi della terra e fermai il sangue. Appena l’auto fu vicina mi misi ad urlare: “Attenti, attenti ve còpe tuti!” La gente si spaventò, caricai la statua e partimmo per Fossalta inseguiti dai carabinieri. Poggiai la statua sui gradini della chiesa e subito arrivò il parroco e cominciò a radunarsi gente».

 

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La statua della Madonna senza mani di Longarone rimase nella chiesa di Fossalta fino al 24 maggio 1964, quando con una lunga processione ritornò nella sua casa a Longarone. Quel giorno qualche donna di Longarone accarezzò e baciò le mani di Valter Zamuner. Era il ringraziamento per averle ridato un pezzo del suo paese.

 

 

 

 

Sandro Perissinotto

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