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Repubblica Centrafricana, il vescovo: “Abbandonate le armi”

L'appello dell'arcivescovo di Bangui, Dieudonné Nzapalinga. Migliaia di sfollati cercano rifugio nelle chiese e nelle missioni.


Repubblica Centrafricana, il vescovo: “Abbandonate le armi”

 

“E’ arrivato il momento di abbandonare le armi, per tutti gli uomini della Seleka”. L’arcivescovo di Bangui, monsignor Dieudonné Nzapalainga, ha lanciato un appello alla pace rivolto anche agli insorti che si sono contrapposti alle milizie Seleka, gli anti-balaka: “Noi siamo molto preoccupati, la situazione nella capitale è caotica. Il presidente Djotodia è stato chiaro: la sicurezza in Centrafrica è garantita dai militari francesi e dagli africani della Misca”. Lo Stato è impotente.

 

La Francia dispiega 1600 soldati per ristabilire l’ordine nella Repubblica Centrafricana, mentre a Parigi 40 capi di Stato africani cercano una soluzione con il presidente Hollande. A New York le Nazioni Unite approvano la risoluzione 2127 per invitare tutte le parti in conflitto a dar seguito al Patto Repubblicano concordato un mese fa a Roma, “Sotto l’egida della Comunità di Sant’Egidio”. Intanto a Bangui gli scontri sono sempre più violenti: 300 morti nella capitale, solo negli ultimi tre giorni.

 

Anche in altre zone del Paese si sono registrati disordini. Giovedì a Bossangoa, nel nord ovest, è esploso un razzo nella strada davanti alla diocesi, dove sono accampati migliaia di rifugiati. Dalla vicina città di Bozoum un missionario italiano, Aurelio Gazzera, segnala disordini, spari e colpi di arma pesante che hanno provocato morti e feriti, non si sa quanti. È certo invece che tremila persone hanno cercato rifugio nella missione: “Speriamo e preghiamo che la situazione possa migliorare…” sospira padre Aurelio.

 

Migliaia di sfollati hanno cercato rifugio anche nelle parrocchie di Bangui, più di diecimila solo nella chiesa di Saint Bernard e nel monastero di Boy-Rabe, altre migliaia hanno cercato protezione nel Centro don Bosco. La gente ha paura di tornare a casa, teme di imbattersi nei gruppi di uomini e ragazzi armati che svaligiano le case, fanno razzie e uccidono. Anche l’aeroporto di Bangui, protetto dai militari francesi, è circondato da migliaia di civili che trascorrono giorno e notte all’addiaccio, pur di avere un po’ di sicurezza. Ora il rischio, segnala la Caritas di Bangui, è che tutte queste persone siano ridotte alla fame, se i disordini non consentiranno un ritorno alla normalità dei trasporti, dei commerci e il trasporto delle forniture alimentari.

 

È ancora l’Arcivescovo di Bangui a lanciare un appello accorato a tutti i centrafricani: “Qualcuno ha distrutto le moschee per dimostrare che l’attacco è diretto contro i musulmani, ma i musulmani sono nostri fratelli. Noi dobbiamo lavorare con loro, a testimonianza del nostro passato armonioso. E lo stesso vale per le nostre parrocchie: nessun musulmano deve toccare una chiesa o uccidere qualcuno in preghiera”.

 

 

Davide Demichelis

http://www.vaticaninsider.lastampa.it

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