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Piccolo è bello perché poi...diventa grande

Un seme, per quanto minimo, ha – grazie a Dio – una forza straordinaria di crescita, indipendentemente da chi lo


Piccolo è bello perché poi...diventa grande

del 25 giugno 2018

Un seme, per quanto minimo, ha – grazie a Dio – una forza straordinaria di crescita, indipendentemente da chi lo semina...

 

«È il più piccolo di tutti i semi… ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto…». Mc 4,26-34

 

Se per una volta non si ricorre all’arte, è perché questa non si mette nemmeno in gioco quando il protagonista non si lascia vedere bene, essendo piccolo e nascosto. O quando il racconto è minimale e privo di intoppi: nella parabola del seme c’è appena l’elenco delle fasi di crescita della spiga e, in quella del granello di senape, ci sono soltanto un prima e un dopo, senza nulla in mezzo.

Ed è perciò che si attinge dalla fotografia e dalla grafica, più capaci di dare immagine al granello di senape, dopo essere andati a curiosare in un sito che fornisce, a pagamento, figurine prêt-à-porter per evangelizzatori e catechisti. Un luogo pieno di loghi e illustrazioni di brani della Scrittura, dove, fra tanta fuffa, si trovano talvolta delle cose interessanti.

L’immagine scelta – come ogni immagine, peraltro – dà una propria forma alle parole di Gesù, omettendo dei significati e facendone cogliere di nuovi. Uno dei quali è, ad esempio, che, per essere grandi, si comincia con l’essere piccoli. Ma vi si può pure leggere che chi ha in mano il seme ha in mano l’albero. La figura, infatti, oltre a creare un rapporto tra il seme e l’albero, lo crea tra il seme e l’uomo, sommando la potenza del seme (che cresce pure quando l’uomo dorme) all’accortezza di chi sa che cosa farci, perché sa vedere lontano. E così fa ricordare la responsabilità dell’uomo.

Viceversa, a dire che l’immagine è insufficiente se non è accompagnata dalla Parola, la foto non reca traccia di Dio, né mostra gli uccelli del cielo che fanno il nido all’ombra dell’albero…

È paradossale che, al di là di qualche incisione del Seicento, l’arte non conservi memoria di queste due parabole. Eppure il granello di senape è di straordinaria prolificità, non solo a livello vegetale: fra tutte le metafore di Gesù, è forse quella che ha dato più frutto, fornendo il nome e il logo a una miriade di associazioni di volontariato, consultori, scuole, asili, teatri, librerie, parchi-giochi e persino caffè e b&b (per verificarlo, basta andare su Google, digitare “parabola del granello di senape” nelle varie lingue e cercare tra le immagini).

A cosa si deve tanto successo? Alla convinzione che il minuscolo non deve mai deprimersi, poiché spesso – per l’intervento di Dio – cova il maiuscolo. Basta buttare gli occhi nella Bibbia per accorgersi di quanto sia frequente il ricorso alla figura del germoglio, col messaggio che tutto ciò che è piccolo può contenere un grandissimo valore: dalla profezia di Isaia alla storia di Davide, primo frutto del gigantesco albero di Jesse, arrivando fino alla profezia di Michea («E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele…»). Per questo è credibile – e dobbiamo crederlo – che anche la parola di Dio sia un seme che darà frutto.

 

Gian Carlo Olcuire

http://www.vinonuovo.it

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