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Il Papa alla gente del circo

"La Chiesa è pellegrina come voi, conservate i vostri valori". Per una mattinata, si è vissuta in Vaticano l'atmosfera festosa di un circo: la gioia, lo stupore, il ritornare bambini dinnanzi ad uno spettacolo che lascia a bocca aperta.


Il Papa alla gente del circo

 

          Incontro inedito e festoso, il 1 dicembre 2012 in Aula Paolo VI. Benedetto XVI ha ricevuto in udienza la gente dello spettacolo viaggiante, oltre settemila persone provenienti da tutto il mondo. Un evento, promosso dal dicastero per i Migranti e gli Itineranti, che ha dato la possibilità al Papa di rinnovare la sua vicinanza ai circensi. La Chiesa, ha detto il Papa, è pellegrina come voi e vi invita a collaborare nell’impegno della nuova evangelizzazione. Il discorso del Pontefice è stato preceduto dall’indirizzo d’omaggio del cardinale Antonio Maria Vegliò, da alcune testimonianze e da uno spettacolo di alcuni artisti presenti all’udienza.

          Per una mattinata, si è vissuta in Vaticano l’atmosfera festosa di un circo: la gioia, lo stupore, il ritornare bambini dinnanzi ad uno spettacolo che lascia a bocca aperta ha pervaso l’Aula Paolo VI. Far sorridere grandi e piccoli è proprio la “missione” della gente del circo, ma dietro quest’arte c’è sempre una vita di sacrificio e non poche volte di difficoltà. Il Papa ha incontrato i circensi - come gli altri artisti dello spettacolo viaggiante - proprio con questo spirito di riconoscimento del loro duro lavoro e di valori – l’amore per la famiglia, la cura dei più deboli e la valorizzazione degli anziani – che ancora sono radicati nella loro esperienza. Un riconoscimento che è stato molto apprezzato, come ha testimoniato David Degli Innocenti, esercente di un luna park italiano:

          “Molti si soffermano al momento dell’esibizione e del divertimento, dimenticando la fatica e gli sforzi che lo precedono e la mancanza di punti saldi che la nostra vita comporta. È per questo, Santo Padre, che Lei oggi ci rinfranca lo spirito e ci riscalda il cuore, poiché ci sentiamo accolti e amati, sentendo riconosciuto il nostro sacrificio”.

          I vostri mestieri ha detto, appunto, il Papa “richiedono rinuncia e sacrificio, responsabilità e perseveranza, coraggio e generosità: virtù che la società odierna non sempre apprezza, ma che hanno contribuito a formare, nella vostra grande famiglia, intere generazioni”. Benedetto XVI ha così indicato quei tratti che contraddistinguono il mondo dello spettacolo viaggiante:

          “Nel vostro ambiente si conserva vivo il dialogo tra le generazioni, il senso dell’amicizia, il gusto del lavoro di squadra. Accoglienza e ospitalità vi sono proprie, così come l’attenzione a dare risposta ai desideri più autentici, soprattutto delle giovani generazioni”.

          Il Papa ha, quindi, sottolineato che, anche nel mondo circense, “si rende necessaria una nuova evangelizzazione” e li ha esortati a testimoniare i valori del Vangelo, specie di fronte alle difficoltà della vita e alle “tentazioni della sfiducia”. La Chiesa, ha detto ancora, è “pellegrina come voi in questo mondo” e vi “invita a partecipare alla sua missione divina attraverso il vostro lavoro quotidiano”. Il Papa non ha poi mancato di soffermarsi sui numerosi problemi legati alla condizione itinerante, dall’istruzione dei figli ai permessi di soggiorno per GLi stranieri:

          “Mentre auspico che le Amministrazioni pubbliche, riconoscendo la funzione sociale e culturale dello spettacolo viaggiante, si impegnino per la tutela della vostra categoria, incoraggio sia voi sia la società civile a superare ogni pregiudizio e ricercare sempre un buon inserimento nelle realtà locali”.

          D’altro canto, il Papa non ha mancato di segnalare alcuni problemi nella vita di fede della gente del circo, dovuta alla vita itinerante che non permette la regolare partecipazione alla catechesi e al culto divino:

          “Auspico che possiate trovare, presso le comunità in cui sostate, persone accoglienti disponibili, capaci di venire incontro alle vostre necessità spirituali”.

          Tuttavia, è stato il suo invito, “non dimenticate però che è la famiglia la via primaria di trasmissione della fede”. Le vostre famiglie, ha concluso il Papa, “siano sempre scuole di fede e di carità, palestre di comunione e di fraternità”.

Ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, le testimonianze di alcuni artisti del circo presenti oggi in Vaticano:

          Sono Sabrina Dell’Acqua della dinastia circense dei Dell’Acqua. Ho portato qui i miei due bambini. Siamo artisti e vogliamo far vedere al mondo che ci siamo anche noi. Ultimamente ci sono molte voci negative nei nostri confronti. Noi siamo semplici lavoratori, molto fortunati, perché facciamo questo lavoro con grande passione. Ma spesso siamo emarginati. Abbiamo, infatti, problemi con le piazze, ma non ne discutiamo qui stamani, perché per noi è una festa stupenda. Venire qui in Vaticano, vedere un tendone del circo montato in Piazza San Pietro, la Piazza più famosa del mondo, ci rende stracontenti. Io faccio la trasformista e quindi mi cambio di vestito velocemente. Lavoro assieme ai miei bambini, che sono i più piccoli trapezisti.

Una vita di sacrifici, ma anche di grandi soddisfazioni immagino?

          Sì, indubbiamente. Ogni salto mortale che viene fatto in maniera perfetta ha dietro mesi di preparazione. Quando ci riusciamo è un grande successo.

La dimensione spirituale, l’interiorità, fa parte della famiglia del circo?

          Soprattutto, ci mancherebbe altro. Dio è presente in ogni cosa che facciamo, appena ci svegliamo la mattina. Nei nostri tendoni viene celebrata la Messa. La prima cosa per i nostri bambini è il Battesimo, poi la Comunione, la Cresima, il Matrimonio. Siamo molto, molto credenti. Appartengo al Circo Medrano, famiglia Tucci. Sono Giada Minetti, trapezista ed equilibrista. E’ una cosa fantastica. E’ stata la prima volta ed è stata una cosa molto, molto bella. Viva il circo!

Quali sono le difficoltà della vostra arte, del vostro lavoro?

Ci sono molte difficoltà, ma soprattutto molte soddisfazioni. Quando vediamo sorridere i bambini che vengono a vedere lo spettacolo è una felicità anche per noi.

La dimensione spirituale fa parte del lavoro della gente del circo?

Diciamo che è la prima cosa. Prima di iniziare uno spettacolo, un numero, noi ci affidiamo a Dio. Io sono del Circo Orfei e siamo qui a questa manifestazione, che rappresenta una cosa positiva per il circo.

E’ vero che c’è una grande solidarietà fra la gente del circo?

Certo. I valori della vita sono ancora molto fermi e ferrei nel nostro mondo.

Il senso della famiglia è molto forte?

Esatto. Il senso della vita, il valore della famiglia, della fratellanza, dello scambio, dell’aiuto.

Vi sentite a volte emarginati come lavoratori del circo?

No. Siamo parte integrante del mondo.

Tu come ti chiami?

Michael e sono il più giovane trapezista al mondo.

Qual è la tua specialità come trapezista?

Triplo salto mortale e doppio salto mortale in avvitamento.

Quali sono i problemi della vostra attività artistica? 

Devi sempre fare allenamenti. Nelle piazze ci sono molti problemi a volte. E’ la vita del circo, ma a noi piace così com’è.

 

La parrocchia è più povera senza lo spettacolo viaggiante‚Äã

          La parrocchia è "la chiesa tra le case": tra le case fisse e le case mobili; tra le case abitate stabilmen­te e le case abitate occasionalmente. Anche le piazze, le strade fanno parte della parrocchia. Nessun luogo ne è escluso, nessuna perso­na è esclusa. E se c’è una preferen­za – come ricordava il parroco don Primo Mazzolari – questa è per i poveri, i lontani.

          In occasione dell’udienza straordinaria con la gente dello spettacolo viaggiante e popolare, Benedetto XVI desidera invitare i circensi, i fieranti, i luna­parchisti, i musici e gli artisti di strada a sentirsi parte della par­rocchia, delle tante parrocchie in cui per alcuni giorni risiedono per il proprio spettacolo, con il pro­prio tendone, la giostra e l’attra­zione, la campina. Le parrocchie devono costituire una sorta di 're­te' che dice come la Chiesa è in o­gni luogo, dappertutto. In ogni parrocchia ognuno può trovare il luogo per l’ascolto, per iniziare la preparazione e la partecipazione ai sacramenti, per esprimere una richiesta d’aiuto in ordine al lavo­ro, alla scuola dei figli, alla salute. In ogni parrocchia la gente dello spettacolo viaggiante può trovare il parroco, un gruppo di laici, gio­vani e adulti, famiglie, anche delle religiose con cui condividere al­meno l’aiuto di un consiglio, le paure, sofferenze e gioie, costruire insieme un tratto del cammino di fede. In parrocchia non si disturba mai. Anzi.             Spesse volte c’è il ri­schio di rincorrere novità, persone e situazioni anche sul piano reli­gioso che possono magari entusia­smare al momento, ma poi lascia­no nella confusione e nell’abban­dono. La parrocchia sarebbe più povera senza la gente dello spetta­colo viaggiante: senza la loro espe­rienza di lavoro e di vita familiare itinerante, senza il loro senso della festa, le loro tradizioni, senza an­che il loro aiuto. Tutti possono sentirsi infatti protagonisti in que­sta Chiesa una, santa, cattolica, a­postolica. Tutti devono sentire il dovere, con i limiti e le fatiche di ciascuno, di testimoniare la fede e così contribuire non solo al cam­mino della Chiesa, ma anche al cammino degli uomini.           La Mi­grantes nazionale, regionale e dio­cesana desidera imparare, da que­sto incontro con Benedetto XVI, ad aiutare la gente dello spettaco­lo viaggiante a sentirsi parte di questa Chiesa e le parrocchie a sentire lo spettacolo viaggiante un dono per la Chiesa. Vorrei conclu­dere con le parole, ancora molto vive, che Giovanni Paolo II aveva rivolto alle famiglie del circo e del­le giostre nel 1981, trent’anni fa, e che i Vescovi italiani avevano ri­preso in un documento dedicato al mondo dello spettacolo viag­giante nel 1983: «A voi tutti fratelli e sorelle carissimi, che formate u­na grande famiglia viaggiante, e mediante il vostro continuo lavoro offrite agli uomini, specialmente ai bambini, uno svago sereno e sa­no, voglio dire il mio sincero plau­so e il mio paterno incoraggia­mento. So che la vostra vita è dura, faticosa e pericolosa... Sappiate che nell’opera che svolgete, la Chiesa vi è vicina, la Chiesa vi a­ma, il Papa vi ama. Nel vostro lun­go cammino per le strade di tante regioni e di tante nazioni, conti­nuate a portare, ai piccoli e ai grandi, il vostro tipico messaggio di solidarietà, di bontà, di letizia, di onestà, ricordando a tutti… che dobbiamo sempre servire il Signo­re nella gioia (cf. Salmo 100,2 )».‚Äã‚Äã

 

 

Giancarlo Perego

 

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