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Fare scuola di notte e per strada... tutto l'anno

Ogni lunedì sera da molti anni, dalle 21.30 a mezzanotte, facciamo scuola a Catania ed anche d'estate! E così andiamo su una o due auto che profumano di brioche miste a tavola calda, ma ancor di più di storie di vita di strada: da via Etnea verso Corso Sicilia, destinazione “uomo”...


Fare scuola di notte e per strada... tutto l'anno

 

Ogni lunedì sera da molti anni, dalle 21.30 a mezzanotte, facciamo scuola a Catania ed anche d'estate! Non un corso serale, ma un'esperienza di volontariato studenti e prof insieme del Liceo Salesiano "Don Bosco". Ore di lezione sul campo, soprattutto lezioni reciproche di vita per portare conforto ai cosiddetti “invisibili”, senza dimora, poveri. E così andiamo su una o due auto che profumano di brioche miste a tavola calda, ma ancor di più di storie di vita di strada: da via Etnea verso Corso Sicilia, destinazione “uomo”. Al primo semaforo, ci fermiamo, si scende con il tè e una scatola di viveri donati da un bar amico; salutiamo cordialmente i giovani nordafricani o asiatici che aspettano di pulire qualche vetro: prendono un bicchiere e una brioche, una signora ferma in auto al semaforo sorride al vedere questa scena.

Si ritorna all'auto e via verso la stazione: incontriamo T. una donna anziana che, rannicchiata in un angolo, sembra aspettare questa visita; il gesto richiama altri nei pressi del treno e per tutti c’è qualcosa, che accettano ringraziando. Per ognuno una buona parola e un “arrivederci”, una stretta di mano. Poi di nuovo in strada verso gli “archi della marina”, poiché "vivere sotto gli archi" non è solo un detto, ci si sta davvero. Un giovane, forse da poco in Italia, accetta quel po’ di conforto, offriamo qualcosa ancora ma lui risponde con un sorriso: «No, grazie, perché Dio c'è anche domani!». Che cosa vi spinge – chiede un passante – a far questo? Uno dei ragazzi dice che è più quello che si riceve, rispetto a quanto si dà: «Io sono felice in questo momento e questa felicità contagia la mia vita familiare e a scuola; io devo ringraziare loro»!

Si va verso l’aeroporto, posto caldo e sicuro. Incontriamo qui una bella compagnia per lo più di anziani italiani con storie di solitudine. P. ci dice: «Vi aspettavo, menomale che siete venuti; ho già mangiato ma ho aspettato lo stesso». Una volta, nello stesso posto, L., che raccoglieva spiccioli davanti ad una chiesa, prese 5 euro e li diede ad uno dei ragazzi dicendo: «Grazie, comprati un gelato e non dimenticarti di me». Mi feci piccolo dinanzi a quel gesto, io che pensavo di aver capito tanto! È tempo di andare, ma la "scuola" non è ancora finita: c’è sempre qualcuno in Piazza della Repubblica e sotto i portici di Corso Sicilia. Due adulti asiatici sono sdraiati su un cartone leggermente coperti da qualche straccio; li incontri tutti i giorni, non sono né ubriachi, né “accattoni”, forse tra quelli che ci offrono le rose nei locali e il ricavato lo mandano nel proprio Paese. Abbiamo una sola piccola coperta, loro sono in due, che fare? «Datela a lui – dice uno di loro – ne ha più bisogno». Così alle 23.30 ho imparato quello che non avevo capito in anni di vita!

È ora di salutarci, ma che fine hanno fatto i 5 euro dell'aeroporto? Quel ragazzo ha incorniciato la banconota e l'ha appesa nella sua stanza, la guarda ogni mattina al risveglio e comincia la giornata facendone tesoro.

 

 

Marco Pappalardo

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