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Estate Ragazzi in Iraq da Giovani per i Giovani

Il clima è stato calmo e tranquillo, a parte l'avventura del viaggio di andata con un minibus Mitsubishi, acquistato ad Amman di seconda mano: dopo 400 km di strada, nei pressi di Ramadi, alle 14,10 siamo stati affiancati da un'auto da cui sono scesi tre banditi che ci hanno obbligato a fermarci. Essi, a viso scoperto e vestiti con il caratteristico lungo abito bianco dei locali (la cosiddetta 'galabiyya, o dishdaasha'), dopo aver bloccato...


Estate Ragazzi in Iraq da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 01 gennaio 2002

 Estate ragazzi a Mossoul  (7-26/7/2003)

Anche quest’anno è stato possibile organizzare l’esperienza oratoriana in Iraq: è la quinta volta dall’estate del 1999.

Data la situazione incerta a Baghdad (mancanza di elettricità, di benzina, di telefono), dopo una visita a maggio e l’incontro col nunzio e con alcuni vescovi, l’ausiliare caldeo e il latino, si era deciso di svolgere le attività a Mossoul, nella parrocchia della Madonna del Soccorso (Umm al ma’≈´na). Dopo tre giorni di preparazione per gli animatori (una cinquantina) il 4,5,7 luglio, le attività si sono svolte al mattino dalle 9 alle 12 per il gruppo adolescenti (200) e dalle 17 alle 20 per i giovani (200). Gli allievi della terza media e terza liceo non hanno potuto partecipare, avendo dovuto prolungare l’hanno scolastico e relativi esami fino al 26 luglio.

Tematiche svolte (e preparate attraverso opportuni libretti distribuiti a tutti i partecipanti): per gli adolescenti Il dolfino in cerca dell’onda perfetta che in dodici tappe li ha aiutati a uscire dal tran-tran quotidiano, a superare le difficoltà, a valorizzare le occasioni di crescita, a relazionarsi con gli altri e a caricarsi di entusiasmo; per i giovani Vivere la vita al 100%, usando tre libretti di Michel Qouist sull’amicizia, la libertà, l’amore, il corpo; il futuro, gli altri, il valore della vita e l’impegno cristiano.

Il programma, collaudato da campi precedenti, comprendeva un saluto iniziale all’aperto con bans per socializzare (10-15 minuti), quindi il raduno in chiesa con canti e preghiere (15 minuti) e la presentazione del tema (30 minuti). Seguiva il gruppo di discussione sull’argomento stesso e su domande già previste e preparate nei libretti, per facilitare il dialogo tra i membri dei vari gruppi (dieci gruppi composti da un numero variabile di circa 20 componenti). Alla fine il risultato dei rispettivi contributi era scritto sul quaderno di gruppo e generalmente il giorno seguente, prima di presentare il nuovo argomento, se ne faceva pubblicamente la valutazione. Dopo l’intervallo, seguiva una mezz’ora di giochi vari a squadre (talora con la sorpesa di giochi di prestigio o tombola, o l’apprendimento di qualcosa di utile, tipo scupidù, coroncine, braccialetti…). Alla fine la preghiera conclusiva.

Gli animatori salesiani erano 4 la prima settimana e nelle giornate di preparazione dei collaboratori: don Gianmaria Gianazza e don Piergiorgio Gianazza (fino all’11 luglio) e don Abdou, egiziano, prete novello copto, ordinato il 10 giugno, e il ch. Dany Kerio, siriano.

C'è stata molta collaborazione degli animatori e animatrici, la maggior parte con diplomi di catechisti, con la partecipazione vivace di alcune suore domenicane.... Altri, nuovi, si sono messi in secondo piano, come aiutanti, per imparare dal vivo i metodi di animazione, con buoni risultati. I mezzi logistici sono stati assicurati dal parroco della chiesa di S. Maria del Soccorso, D. Luis Sako: sale di riunione, teatro, cortile, chiesa, camere per noi salesiani, ognuna dotata di condizionatori d'aria, necessari per rifarsi un po' del clima caldissimo dell'esterno, giornalmente intorno ai 50° all'ombra.

Il clima è stato calmo e tranquillo, a parte l’avventura del viaggio di andata con un minibus Mitsubishi, acquistato ad Amman di seconda mano: dopo 400 km di strada, nei pressi di Ramadi, alle 14,10 siamo stati affiancati da un’auto da cui sono scesi tre banditi che ci hanno obbligato a fermarci. Essi, a viso scoperto e vestiti con il caratteristico lungo abito bianco dei locali (la cosiddetta 'galabiyya, o dishdaasha'), dopo aver bloccato il nostro minibus, estraendo da sotto i vestiti le armi, si sono diretti uno verso l’autista, don Piergiorgio, e due verso don Gianmaria. Dopo aver strappato la catenina, hanno chiesto nervosamente il denaro. Siamo stati così alleggeriti da tre buste e dal computer di Pier Giorgio, su cui aveva immagazzinato parecchio materiale e varie ricerche di anni di lavoro. Poi sono fuggiti rapidamente, scomparendo in una via laterale. Potevamo lasciarci la vita, o essere estromessi dal pulmino, carico di oltre venti valigie, ed essere costretti a rimanere a piedi, a circa 120 km sulla via che conduce a Baghdad.

Un’altra avventura ci è capitata al secondo giorno a Mossoul: alle 15.30 abbiamo sentito un forte boato e dai balconi abbiamo visto per terra il grande tendone, appena messo, che copriva il cortile tra la chiesa e il convento. Un metro di cornicione della chiesa era caduto per terra, per fortuna senza causare vittime. Se fosse caduto nella mattinata e in serata, durante le attività con gli adolescenti e i giovani, sarebbe stato una disgrazia.

Tutta la nostra attività si è svolta all'interno di un ambiente ecclesiastico, indipendente e indisturbato. Anche i giovani, provenienti da sette parrocchie diverse, non hanno subito pericoli di alcun genere negli spostamenti di andata e ritorno al nostro centro, venendo accompagnati dai genitori o parenti, o da minibus fidati. Anche i giorni dell'assedio dell'abitazione dei due figli di Saddam Hussein, Uday e Quzay (22 luglio), non hanno praticamente influito sull'andamento del nostro programma e sul suo proseguimento. Girando per la città di Moussoul, non abbiamo visto grandi rovine, ma solo alcuni edifici danneggiati, evidentemente ben mirati. Per le vie si vedevano molte pattuglie di soldati americani in camionette, in mezzi corazzati, e nel cielo vedevamo spesso gli elicotteri sorvolare e controllare la città. Un pomeriggio i militari americani sono venuti a visitarci, congratulandosi e complimentandosi con noi per la nostra opera umanitaria ed educativa. Dicevano che il nostro esempio doveva essere vivamente seguito e che centri come il nostro avrebbero dovuto moltiplicarsi.

Vedendo quello che è capitato dopo, ci siamo accorti della protezione del Signore.

Conclusione del campo estivo una giornata di giochi a stand, con possibilità di buoni premio per tutti allo spaccio Don Bosco: quaderni, zainetti, magliette, e cose utili per la scuola.

Dopo l’esperienza di questo periodo per gli adolescentri e i giovani (8-26 luglio, e la preparazione per gli animatori 4-5,7 luglio), i due salesiani rimasti hanno organizzato ancora quattro giorni per 240 allievi della 4-5-6 elementare al mattino e per 150 allievi della terza media e terza superiore alla sera.

Dal 4 al 16 agosto l’esperienza è stata ripetuta a Qaraqosh (una cittadina di 25.000 cristiani), presso il centro di Mar Boulos, con 200 allievi delle medie al mattino, e 200 delle secondarie alla sera. Anche qui è stata utile la collaborazione di una cinquantina di animatori locali, e la presenza continua di alcuni seminaristi.

Abbiamo cercato di creare un clima di gioia, di donazione continua, di socializzazione e di cammino evangelico nel quotidiano per 1200 ragazzi e giovani, provati da più di vent’anni di guerre e di embargo.

don Gianmaria Gianazza

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