Mese Missionario

Don Filippo Perin missionario in Etiopia

Il posto della nostra felicità è il posto nella vita dove amiamo di più, dove il nostro cuore corre a 100 all’ora


Don Filippo Perin, missionario in Etiopia.

Sono don Filippo Perin, sacerdote salesiano, missionario da gennaio 2009 in Etiopia e più precisamente nella regione di Gambella, una remota zona a sud-ovest, al confi-ne con il sud Sudan. Il Vescovo, mons. Angelo Moreschi, mi aveva inizialmente affidato i villaggi nella regione di Nyinenynang e Matar, insieme ad altri piccoli villaggi in-torno Fulldan, Jikao, Ilea e Ibago abitati da gente di etnia Nuer. Da circa un anno, mi trovo a Pugnido, a 3 ore di macchina da Gambella, un villaggio al centro dell’area popolata dall’etnia An-yuak. 
La mia missione 
"Sono molto felice del mio nuovo incarico. La missione è molto bella e molto grande: al centro c’è la chiesa, rotonda, a forma delle loro capanne; poi c’è l’asilo, che accoglie ogni giorno circa 200 bambini, e l’ostello per 70 studenti dei villaggi più lontani che vogliono finire le superiori; l’oratorio con i campi da gioco e un’ampia sala incontri, i pozzi, l’orto, un appezzamento di terreno per l’agricoltura e la casa del parroco. La gente vive in capanne di legno, fango e pa-glia, vicino o in mezzo alla foresta perché sono soprattutto pescatori o cacciatori. L’incontro con la gente, resta 
sempre la parte essenziale della mia missione. I poveri hanno un potere speciale, soprattutto i bambini, che vengono, ti abbrac-ciano, sono contenti e felici solo perché tu sei lì con loro; i poveri hanno una ma-nina piccola che ti entra nel cuore, passa tutte le difese e i muri che abbiamo dentro e arriva proprio al centro e, girando la chiave, lo rimette in moto e lo fa andare più velocemente. I bambini e i ragazzi della missione qui non hanno inte-ressi, altri fini, ti abbracciano e ti voglio bene solo per la tua presenza in mezzo a loro e ti chiedono di fare altrettanto, volergli bene così come sono, ecco perché riaccendono il cuore, sono ricchissimi di umanità. E noi che eravamo venuti a portare “cose” riceviamo un cuore riacceso, nuovo, capace di amare senza tanti perché o ma. E questo diventa la cosa più importante della nostra vita, avere il cuore che funziona, infatti il posto nella vita della nostra felicità non è dove stia-mo più comodi, o abbiamo più soldi, o più fortuna… il posto della nostra felicità è il posto nella vita dove amiamo di più, dove il nostro cuore corre a 100 all’ora, anche se ci sono difficoltà, anche se costa fatica. Il tesoro della Chiesa e dell’umanità sono i poveri, che ci salvano la vita."

 

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