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Caso Stamina: è patteggiamento

Gli indizi che fin dal principio spingevano a diffidare del cosiddetto “metodo Vannoni” erano tantissimi...


Caso Stamina: è patteggiamento

 

«Davide Vannoni si è approfittato del dolore delle nostre famiglie. Ha illuso tanti genitori e ora patteggia: non possiamo essere contenti».

Daniela Lauro, presidente di Famiglie Sma Onlus, associazione che riunisce genitori e malati di Atrofia muscolare spinale, voleva «un processo», al pari di coloro ai quali il fondatore di Stamina Foundation aveva promesso una “cura” miracolosa.

 

VANNONI PATTEGGIA. 

Invece il pm di Torino Raffaele Guariniello ha dato parere positivo alla richiesta di Vannoni di patteggiare un anno e dieci mesi nel processo per associazione a delinquere e truffa. Il professore non finirebbe in carcere, perché la sanzione verrebbe sospesa con la condizionale senza menzione nel casellario giudiziario.

In cambio, Vannoni rinuncerà ad andare avanti con il suo trattamento, in Italia e all’estero, e ritirerà il ricorso davanti al Tar del Lazio verso il ministero della Salute contro le valutazioni del Comitato scientifico. Questo aveva giudicato inesistente la validità delle infusioni di presunte cellule staminali. La decisione finale sul patteggiamento spetta però al gup Giorgio Potito.

 

«LASCIATI NELLA DISPERAZIONE». 

Le vittime di Vannoni secondo l’accusa sono 114, ma le famiglie che ci speravano e che sono state illuse, pur essendo contrarie al trattamento miracolistico e per nulla “compassionevole”, sono molte di più. «Noi volevamo giustizia, così è troppo facile», dichiara Lauro. «Il vantaggio è che Vannoni viene fermato in Italia e spero anche nel mondo, perché non deve potere andarsene a fare le stesse cose fuori confine». 

Però «quello che è successo ci addolora molto, basta pensare a tutte le famiglie che gli hanno creduto e che lui ora ha abbandonato nella maniera più assoluta nella disperazione. Noi abbiamo sempre detto che Vannoni vendeva false speranze, ma tanti gli hanno creduto».

 

FOLLI SENTENZE DEI GIUDICI. 

Vannoni è stato osannato, sponsorizzato e difeso per un lunghissimo anno dalle Iene con Giulio Golia (che poi si è arrampicato sugli specchi per negarlo), da Fiorello, da Celentano sul Corriere della Sera e da quasi tutti i quotidiani italiani.

Molti malati, spinti dalla campagna mediatica e dalle folli sentenze dei giudici, hanno voluto credere nella speranza impossibile contro la scienza «ma poi si sono smorzati quando Vannoni ha lasciato fuori dalla richiesta di sperimentazione la Sma, che era il suo cavallo di battaglia. Allora a tanti è caduto il prosciutto dagli occhi: ma come, si sono chiesti, vuole curare la Sma ma non chiede di sperimentare il suo trattamento sulla Sma?».

 

LE COLPE DEI MEDIA. 

Gli indizi che fin dal principio spingevano a diffidare del cosiddetto “metodo Vannoni” erano tantissimi e i media hanno gravi responsabilità: «Hanno fatto un danno enorme perché non hanno dato spazio a quei pazienti che la pensavano diversamente, come i nostri. Il bello è che ora i media non solo non fanno trasmissioni speciali o puntate per sottolineare come è finita la vicenda, mentre prima ne hanno fatte eccome, ma non si sentono neanche colpevoli per quello che hanno contribuito a creare».

 

«CI DIFENDEREMO IN AULA». 

Su uno dei profili Facebook di Davide Vannoni è stato specificato che secondo la Cassazione il patteggiamento non può essere considerato una condanna. Ed è vero. È anche vero che sembrano lontanissimi i tempi (luglio) quando Vannoni dichiarava: «Ci difenderemo in aula, spiegando le nostre ragioni» e «io sono una persona onesta e Stamina è da Nobel». Poi ha cambiato idea.

Anche il vicepresidente di Stamina, Marino Andolina, aveva dichiarato: «Non patteggerò mai».

Ora sembra ci abbia ripensato.

 

LA SCIENZA VERA. 

Se i malati si sentono abbandonati da Vannoni e dai suoi, fortunatamente non sono lasciati soli dalla scienza, «quella vera»: «Tra novembre e dicembre sono partite in Italia due sperimentazioni cliniche serie. Queste ci danno una reale speranza di cura, che potrebbe non essere così lontana».

La presidentessa di Famiglie Sma Onlus è contenta anche dell’approvazione da parte del governo del decreto sulle cure compassionevoli che impedirà nuovi casi Stamina in futuro: «Ben venga. La legge Turco evidentemente era fallace se ha permesso che in un ospedale pubblico (Spedali Civili di Brescia, ndr) si facessero simili infusioni. Non ho ancora avuto modo di leggerlo, ma spero che questa esperienza sia servita per creare una sorta di cortina di ferro che impedisca ad altri di architettare una truffa così grave alle spalle dei pazienti. Una truffa che ha richiesto due anni per essere smascherata e fermata. Poteva succedere solo in Italia».

 

 

 

Leone Grotti

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