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Calabria, processione con «inchino» al boss

È accaduto a Oppido Mamertina pochi giorni dopo la scomunica del Papa ai mafiosi. Il vescovo Milito promette un'indagine: si prenderanno provvedimenti energici.


Calabria, processione con «inchino» al boss

 

Erano passati appena undici giorni. Non uno di più. Undici giorni dopo la scomunica ai mafiosi espressa dal Papa durante la Messa nella spianata di Sibari a Cassano all’Jonio, una processione con una statua della Madonna si è fermata davanti alla casa di un boss della 'ndrangheta per omaggiarlo: trenta secondi di sosta per simboleggiare l'"inchino" a Giuseppe Mazzagatti, 82enne già condannato all'ergastolo, adesso ai domiciliari per ragioni di salute. È accaduto il 2 luglio a Oppido Mamertina (RC), come riferisce il Quotidiano della Calabria.

 

Una protesta plateale sarebbe stata espressa dal maresciallo dei Carabinieri del luogo durante la processione: avrebbe abbandonato, insieme agli altri militari, la manifestazione. In realtà «il maresciallo Andrea Marino si è allontanato dalla processione per compiere il suo dovere, ossia identificare i responsabili di quanto stava accadendo», ha detto (all'Agi) il comandante provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, il colonnello Lorenzo Falferi, che ha ricostruito quanto avvenuto nel comune di Oppido Mamertina lo scorso 2 luglio. «Il comandante di stazione - prosegue Falferi - quando si è reso conto di quanto stava per accadere, si è allontanato dal percorso previsto della processione per documentare, da ufficiale di polizia giudiziaria, l'evento. Ciò al fine di identificare sia le persone responsabili dell'inchino, sia coloro che hanno dato l'ordine di compiere quel gesto». «In questo caso - puntualizza il colonnello - l'allontanamento dalla folla è stato un atto di servizio, fatto per compiere il proprio dovere». Una informativa è stata già redatta in merito all'"inchino", corroborata anche da un filmato: saranno vagliati dall'autorità giudiziaria.

 

Sulla vicenda interviene anche il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, monsignor Francesco Milito, che promette un'indagine. «Ho preso le distanze in modo immediato - dice a Radio Vaticana - e quindi c'è la più grave riprovazione per quanto successo. Mi sono riproposto di approfondire la cosa - adesso sono in partenza per alcuni impegni pastorali - e quindi prendere poi provvedimenti molto energici una volta che la valutazione di tutti gli elementi sia ancora più completa».    

 

«Le mie posizioni - assicura Milito - saranno molto energiche sull'argomento. Saranno tali da far capire che bisogna nel modo più assoluto ricordarsi sempre che non ci possono essere alleanze di alcun genere che siano contro la fede. Questo è un punto fermo, quali che siano le tradizioni ataviche, i collegamenti che possono esserci, le interpretazioni che si possano dare».

 

Alla domanda su una possibile crescita della coscienza civile in Calabria contro la `ndrangheta, Milito risponde: «Io noto che c'è, da parte di tanta gente, intanto un rifiuto netto, anche perché qualcuno paga di persona. Si fa opera di educazione delle coscienze; in tante parrocchie su questo punto non si concede un attimo di tregua: in positivo, per favorire la formazione delle coscienze, in negativo per contrastare tutto ciò che potrebbe essere di ostacolo, più di una volta pagando anche in termini economici e finanziari. Quindi, certamente c'è». «Ma non si può negare - aggiunge - che attorno e accanto a questa posizione ferma di tante persone, sopravvive ancora, per tanti motivi, questa forma di omertà, di paura, di non avere il coraggio, o di volere comunque imporre stili che, comunque, con la fede nulla hanno a che fare».     

 

Papa Bergoglio, al termine della visita pastorale nella diocesi di Cassano allo Jonio, aveva lanciato la scomunica per i mafiosi e la richiesta di combattere la ‘ndrangheta perché adora i soldi e disprezza il bene. «Quando non si adora il Signore - aveva detto il Papa - si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza»; e «la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La `ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi».

 

«Quelli - aveva concluso - che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati».

 

 

Domenico Agasso Jr

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