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Asia Bibi, nuova udienza il 26 marzo

E'fissata nuovamente per il 26 marzo, dopo due rinvii, la prima udienza nel processo di appello per Asia Bibi, la donna cristiana Pakistana accusata ingiustamente e condannata a morte per blasfemia.


Asia Bibi, nuova udienza il 26 marzo

 

La giustizia pakistana ci riprova: è fissata nuovamente per il 26 marzo, dopo due rinvii, la prima udienza nel processo di appello per Asia Bibi, la donna cristiana accusata ingiustamente e condannata a morte per blasfemia.

 

 

Lo riferisce all’Agenzia Fides l’avvocato cristiano Naeem Shakir, a capo del collegio difensivo della donna. L’avvocato sta preparando le argomentazioni della difesa puntando a dimostrare che “le accuse a suo carico sono state, sin dall’inizio, costruite ad arte”. Il processo ha già subito due rinvii e l’amministrazione della Corte era in sciopero nei giorni scorsi, ma l’avvocato dice di nutrire “buone speranze”.

 

 

Intanto Asia è nel carcere femminile di Multan “in buone condizioni di sicurezza e di salute”, dice a Fides Shakir: “La donna prega e spera”. Sul caso di Asia Bibi, in prigione da 4 anni, si è espresso di recente il gruppo di lavoro del Parlamento Europeo sulla libertà di religione. In una nota del 19 marzo, inviata a Fides, il gruppo, afferma: “Accogliamo con favore la decisione dell’Alta Corte di Lahore di avviare il processo di appello per Asia Bibi. Prendiamo atto con rammarico che, in due udienze, i giudici responsabili erano in congedo. Confidiamo che i giudici designati siano presenti per la terza udienza”.

 

 

Il testo giunto a Fides prosegue: “Chiediamo a tutti coloro che sono coinvolti nel caso di dare prova di coraggio e di non cedere ad alcuna pressione o minaccia esterna. Chiediamo al governo pakistano di salvaguardare l'indipendenza e il buon funzionamento dell’Alta Corte di Lahore. Inoltre esortiamo le autorità pakistane a fornire protezione adeguata a tutte le persone coinvolte nel caso, ora e dopo una eventuale, futura decisione giudiziaria”. Il gruppo continuerà a seguire da vicino questo caso, come altri casi che riguardano le leggi sulla blasfemia in Pakistan, che il Parlamento Europeo invita a riformare, per evitarne gli abusi, o ad abrogare.

 

 

 

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