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Amici di Dio! ( Spiritualità Giovanile Salesiana - parte III ) da Giovani per i ...

Essere amici di Dio, vivere un rapporto di amicizia con Colui che ci ha salvati, è interpretare il proprio rapporto con il Signore in termini di vera confidenza. Non un Dio lontano che non si interessa di noi; se fa preferenze è semmai per coloro che si riconoscono bisognosi, Egli infatti è un Dio misericordioso = che ha cuore per i miseri. Confidare in Dio è poterGli aprire il cuore e affidare quanto desideriamo.


Amici di Dio! ( Spiritualità Giovanile Salesiana - parte III ) da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 01 gennaio 2002

Bentrovati a tutti! In questo spazio dedicato alla Spiritualità Giovanile Salesiana ripercorriamo i punti essenziali per camminare nell’Amore di Dio con il carisma di don Bosco.

Nei numeri precedenti abbiamo riflettuto sull’importanza dell’essere cristiani nella vita di tutti i giorni e sul dono-impegno della santità che è sogno di Dio per tutti. Cosa significa, ci chiediamo ora, vivere “l’amicizia con Dio”? Già, perché l’amicizia con Gesù, Signore della vita, è il perno, la roccia su cui appoggiarsi, la base della Spiritualità Giovanile Salesiana.

Un cosa inaudita, essere chiamati “amici” da Dio!

Vivere il vangelo sulla scia di don Bosco è conoscere e donarsi a Gesù che diventa per ciascuno Maestro, Salvatore e Amico: Egli diventa il centro della vita di un giovane che vive la spiritualità salesiana.

Don Bosco aveva a cuore educare alla Fede i giovani, stava con loro e camminava al loro fianco per condurli a Cristo Risorto in modo che potessero crescere rinnovati nello Spirito e indirizzati verso la santità; egli desiderava che ciascun giovane avesse un rapporto personale con il Signore Gesù fatto di confidenza, di dialogo, di amicizia: “vi ho chiamato amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15).

E Gesù unisce al Padre: il Figlio di Dio ci dice che noi, essendo figli in Lui dell’Eterno Padre, possiamo davvero partecipare sin d’ora della vita divina, come i tralci inseriti nell’unica vite.

Da Dio possiamo attingere tutte le qualità e il bene di cui abbiamo bisogno e possiamo trovare conforto in Lui quando siamo scoraggiati: proprio come un figlio con sua madre!

Qui in terra, l’amicizia con Gesù, è già un anticipo del Paradiso; a noi cercare di raggiungere la pienezza nella vita eterna quando saremo tutti una cosa sola in Lui.

Vivendo in Lui e con Lui, superando il male, il peccato e portando il bene a tutti gli uomini possiamo essere certi di vivere nello stesso amore intenso con cui Egli ci ama a sua volta.

Don Bosco,segno dell’amicizia di Dio

I ragazzi dell’oratorio di Valdocco erano educati a un rapporto di amicizia con Gesù grazie alla testimonianza di confidenza che don Bosco aveva con Dio. Essi volevano restare con don Bosco perché lui viveva in modo soprannaturale, la sua vita affascinava chi gli stava accanto! Egli aveva grandi ideali ed era attento ai problemi di ciascuno.

La sua familiarità con Dio, il dimostrare di vivere pienamente come un Suo figlio erano le cose che attraevano chi frequentava l’oratorio o gli stava vicino.      All’interno di quelle povere mura si verificavano incontri che lasciavano il segno, che cambiavano la vita di una persona, che facevano pensare.

I ragazzi privi di pane, che non potevano studiare, che lavoravano duramente, che non credevano in Dio erano i “preferiti” di don Bosco. La sua affabilità con Dio gli faceva amare i giovani portandolo nelle fabbriche, nei cantieri, nei cortili, fuori dalle Chiese, nel-l’oratorio: lui era presente per stare in mezzo a loro; diventava lui stesso un segno di un Dio che si fa amico.

I giovani non si avvicinavano alla parrocchia, anzi, se ne andavano: ed eccolo correre per cercarli e ricondurli nella strada che porta a Dio. Don Bosco stesso era l’oratorio, la sua forza, la sua energia, il suo modo di educare i ragazzi: la sua era “la parrocchia di chi non aveva la parrocchia”!

Non pochi ragazzi all’oratorio desideravano rivivere il suo rapporto con Dio fatto di lavoro unito a preghiera, intessuto di intimità con il Signore attraverso gesti molto semplici e preghiere brevi e efficaci come questa che don Bosco scrisse nel 1868 “al pensier di Dio presente fà che il labbro, il cuor, la mente di virtù seguan la via o gran Vergine Maria”.

Don Bosco ha incarnato alcuni tratti di Gesù come amico: egli aveva un’attenzione particolare verso i giovani poveri o bisognosi e faceva l’impossibile per farli sentire veramente figli di Dio attraverso un’ attività intensa muovendosi da un luogo all’altro per cercare i ragazzi, ascoltarli, aiutarli e salvarli. Ancora il desiderio di riunire tutti in un’unica famiglia favorendo i gruppi, il dialogo, il confronto e l’apertura a tutti coloro che volevano farne parte per crescere assieme.

Infine il metodo del Buon Pastore, ovvero l’accoglienza verso tutti, rivolta soprattutto alla ricerca del più povero e senza criticare o condannare nessuno.

Don Bosco ci vuole amici di Dio 

Essere amici di Dio, vivere un rapporto di amicizia con Colui che ci ha salvati, è interpretare il proprio rapporto con il Signore in termini di vera confidenza. Non un Dio lontano che non si interessa di noi; se fa preferenze è semmai per coloro che si riconoscono bisognosi, Egli infatti è un Dio misericordioso = che ha cuore per i miseri. Confidare in Dio è poterGli aprire il cuore e affidare quanto desideriamo.

Con questi atteggiamenti, insegnatici dal Padre in Gesù e messi in pratica da don Bosco, potremmo veramente seguire ancor di più la strada che Dio ha tracciato per noi, restando nel Suo Amore e portandolo a tutti coloro che incontreremo nel nostro cammino.

Michele Zecchin

Michele Zecchin

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