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Il Rosario: un tesoro da riscoprire (parte7)

A volte consideriamo la preghiera come lo sforzo che facciamo per parlare con Dio, per raggiungere un Dio lontano. Invece questa semplice preghiera ci ricorda che noi non infrangiamo il silenzio: siamo introdotti in una conversazione che era già cominciata senza di noi.


Il Rosario: un tesoro da riscoprire (parte7)

 

 Bellezza e ricchezza dell’Ave Maria

Modello di una breve predica: l’Ave Maria comincia con le parole dell’angelo Gabriele.

“Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te”. Sono una predica perfetta, anche se breve.

Egli proclama l’essenza di ogni predicazione: “Il Signore è con te”. Ma c’è un secondo motivo: l’Ave Maria comincia dalla Parola di Dio che viene rivolta a noi, ci porta la Parola che infrange il silenzio tra Dio e noi. A volte consideriamo la preghiera come lo sforzo che facciamo per parlare con Dio, per raggiungere un Dio lontano. Invece questa semplice preghiera ci ricorda che non è così. Noi non infrangiamo il silenzio: siamo introdotti in una conversazione che era già cominciata senza di noi. La Parola di Dio crea uno spazio dentro il quale noi, a nostra volta, possiamo dire “Santa Maria, Madre di Dio!”

Noi non preghiera, siamo pregati!” Le nostre parole sono il riflesso, il prolungamento della Parola rivolta a noi. Le nostre preghiere sono Dio che prega, loda, ringrazia, benedice dentro di noi (Cfr Rom 8,14). I saluti dell’angelo e di Elisabetta a Maria continuano nelle parole che noi rivolgiamo a Lei; la seconda parte echeggia la prima. Così il saluto “Ave Maria, piena di grazia” diventa sulle nostre labbra “Santa Maria”. Elisabetta dice “Benedetto il frutto del tuo seno” e noi diciamo “Madre di Dio”.

Ecco perché questa semplice preghiera è il modello di una breve predica: proclama la buona Novella, ci dona la Parola di Dio, una parola che echeggia nelle nostre parole, una parola che vince il nostro silenzio e ci dà voce.

 

Una preghiera per la casa e una preghiera per il viaggio: il saluto dell’angelo ci porta alla casa di Nazaret, da dove comincia la storia: “E venne ad abitare in mezzo a noi”.

Il Rosario è spesso la preghiera della casa, della famiglia, della comunità. Ma il saluto dell’angelo non lascia a casa Maria. L’angelo è venuto a turbare la sua vita domestica. Maria è spinta a compiere un viaggio che la condurrà nella casa di Elisabetta, poi a Betlemme, in Egitto, a Gerusalemme. La porterà fino ai piedi della croce. È un viaggio che, alla fine, la eleverà al cielo e alla gloria. Quindi il Rosario è anche la preghiera di quelli che viaggiano.

“Sono giunto ad amare il Rosario proprio come preghiera per i miei viaggi. È una preghiera per gli aeroporti per gli aerei. È una preghiera che recito spesso quando atterro in un luogo sconosciuto e mi chiedo cosa vi troverò e cosa potrò offrire. È una preghiera che recito quando riparto per ringraziare di tutto quanto ho ricevuto.”

 

Ave Maria: la storia di ognuno di noi. Ciascuna Ave Maria traccia il cammino che ciascuno di noi deve compiere, dalla nascita alla morte; nomina gli unici 3 momenti della nostra vita di cui abbiamo la certezza: siamo nati, viviamo e moriremo.

o     Il concepimento: le parole dell’angelo promettono fecondità per una vergine (Maria) e per una donna sterile (Elisabetta). La benedizione di Dio ci rende fecondi e ciascuno di noi è il frutto di un grembo che è stato benedetto. È la benedizione di un nuovo inizio, la grazia della freschezza. Unomini e donne, pensati a immagine di Dio, prendiamo parte alla sua creatività. Siamo suoi soci nel creare e ricreare il mondo. E fecondità dice vita in tutte le sue espressioni, compresa l’are, la poesia, la musica... “Benedetto è il Frutto del tuo seno”: di fronte ad aridità, sterilità, futilità siamo chiamati a far germogliare il seme dell’infinita fertilità di Dio

o     Adesso: il Rosario, attraverso le Ave Maria, invoca non solo il tempo della nascita, ma anche il presente. “Prega per noi peccatori adesso”. È il momento del nostro pellegrinaggio, è ora che dobbiamo andare avanti, sopravvivere, nel nostro cammino verso il Regno. E questo tempo presente è visto come un tempo in cui abbiamo bisogno di compassione, di misericordia. Nella Cappella Sistina, nell’affresco del Giudizio universale, appare un uomo che viene strappato al Purgatorio da un angelo con un Rosario. Questa preghiera ha dato il coraggio per andare avanti e vincere la paura a tanti cristiani perseguitati, che sopravvissuti dopo anni di isolamento continuavano a recitare l’unica preghiera che ricordavano. Ci dà il coraggio del pellegrino

o     L’ora della nostra morte: di fronte alla morte noi recitiamo il Rosario: da soli non lo possiamo fare e Maria prega per noi. T. Eliot inizia una delle sue poesie con queste parole: “Prega per noi adesso e nell’ora della nostra nascita”. Ciò che desideriamo in ogni momento è sempre una nuova nascita. Ciò a cui aneliamo adesso, da peccatori, non è la misericordia che semplicemente dimentichi quanto abbiamo fatto, ma che faccia anche di questo momento un momento di nascita nuova, di un inizio nuovo. E di fronte alla morte aneliamo alle parole dell’angelo che annuncia una nuova fertilità. Poiché la vita di ognuno di noi è aperta alla novità infinita di Dio, alla sua freschezza inesauribile. E l’angelo ritorna più volte ad annunciare sempre una buona novella.

 

Il Rosario: la mia storia nella Storia. L’Ave Maria è quindi la preghiera del cammino che ciascuno deve compiere, dalla nascita attraverso il momento presente, fino alla morte. Ma, in definitiva, la nostra vita non ha significato in se stessa, come vita privata e individuale. La nostra vita ha significato in quanto è inserita in una storia più grande che va dalla Creazione al Regno. E questo arco di tempo più lungo è scandito dai misteri del Rosario, che narrano la storia della Redenzione. Abbiamo bisogno di queste due dimensioni, di una storia a due livelli. Ho bisogno dell’Ave Maria individuale, del mio piccolo dramma personale, di fronte alla mia piccola morte personale. Forse la mia morte non significherà molto per l’umanità, ma sarà importantissima per me. Tuttavia occorre andare oltre questo livello puramente personale. Io devo trovare la mia storia inscritta nel dramma più vasto del progetto di Dio. La mia Ave Maria personale deve trovare posto nei misteri del Rosario, alla ricerca di quell’equilibrio necessario per dare senso pieno alla vita.

 

 

Conclusione: a pregare il Rosario si impara pregando con il Rosario!

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