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Il palcoscenico terra di missione

«Da quella cocente delusione ho gettato le premesse di quello che sarebbe diventato il mio laboratorio. Non si trattava soltanto di fare l'attore, ma di acquisire fiducia in se stessi e relazionarsi con gli altri in maniera nuova». E i frutti di questa intuizione pedagogica non si sono fatti attendere...


Il palcoscenico terra di missione

Insegnare a calcare la scena da provetto attore o trasmettere l’arte di scrivere copioni teatrali ai ragazzi affetti da varie disabilità motorie e fisiche: dalla cecità alle difficoltà di esprimersi o di deambulare. È stata ed è la ragione di vita, ma anche la missione, del gesuita statunitense Richard Curry, oggi 69enne. Una storia quella di questo figlio spirituale di sant’Ignazio, originario di Philadelphia, del tutto particolare e quasi uscita dalle pagine di un romanzo americano di John Steinbeck: privo di un avambraccio fin dalla nascita, entra giovanissimo nella Compagnia di Gesù nel 1962 come fratello e nel 1977 fonda e dirige a New York un laboratorio teatrale per persone con disabilità (The National Theatre workshop for the handicapped). Una struttura che da allora ha permesso a centinaia di ragazzi di diventare qualificati professionisti nel mondo dello spettacolo. Un laboratorio teatrale nato non certo per caso: fu la delusione del giovane Curry di essere stato scartato a un provino per uno spot in una tv commerciale perché nato senza un avambraccio a spingerlo a fondare una scuola di teatro a misura di disabile. «Da quella cocente delusione – racconta il gesuita – ho gettato le premesse di quello che sarebbe diventato il mio laboratorio. Non si trattava soltanto di fare l’attore, ma di acquisire fiducia in se stessi e relazionarsi con gli altri in maniera nuova». E i frutti di questa intuizione pedagogica, nell’arco di questi quasi quarant’anni, non si sono fatti attendere: molti studenti di questa scuola sono diventati attori professionisti, alcuni hanno ottenuto piccole parti in soap televisive, mentre altri scrivono copioni per una società teatrale di Los Angeles. Tra i fiori all’occhiello di questa istituzione vi è anche la nascita di una compagnia teatrale, di persone con disabilità e non, che porta il suo spettacolo in tournée negli Stati Uniti. Tra i punti qualificanti di questo programma recitativo, che prevede anche momenti di rilassamento, declamazione e canto, ci sono i provini divenuti parte integrante di ogni semestre. «Le lezioni li aiutano a sentirsi a loro agio – osserva il gesuita di Philadelphia – quando la gente li guarda: non sono abituati a un confronto diretto con il pubblico. Quello che più mi ha sorpreso, in questi anni, è stata l’abbondanza di talenti scoperta tra questi giovani». Il vero punto di svolta, quasi un «cambio di direzione» nell’azione di apostolato del gesuita Richard Curry, è avvenuto molti anni più tardi, nel 2006, quando dopo un incontro e un ricevimento con i veterani e i soldati mutilati a causa delle recenti guerre in Iraq e in Afghanistan decise di realizzare un laboratorio teatrale pensato ad hoc per queste persone. Da quell’incontro è sorto il progetto Wounded warriors (militari feriti): si tratta di un programma gratuito di dieci giorni, che dal luglio 2006, si tiene ogni anno nel Maine e riunisce veterani con cicatrici di guerra sia fisiche sia psicologiche. «Molti di loro salgono zoppicando sul palcoscenico – rivela divertito Richard Curry – per declamare i loro monologhi e poi ne discendono "volando"». Ma le sorprese, come i cambi di rotta nella vita di questo gesuita dai tratti eccezionali, non si sono fermate qui: da quel 2006 molti reduci sono accorsi a lui per un aiuto psicologico, un confronto sulla loro vita interiore e chiedendo, molto spesso, il sacramento della Confessione. «Essendo un semplice fratello – confida – non potevo amministrare questo tipo di Sacramento di cui loro avvertivano il bisogno. Per me è stata una pugnalata al cuore non poter venire incontro ai loro desideri. Ai veterani mancava una guida spirituale e così con il sostegno e permesso dei miei superiori mi sono messo a studiare per diventare prete». Il 13 settembre 2009 (ottenendo una particolare dispensa dalla Santa Sede per celebrare con una sola mano) fratel Curry è stato ordinato sacerdote nella chiesa di Holy Trinity a Washington dall’ordinario militare per gli Stati Uniti, l’arcivescovo Timothy Paul Broglio. «Mi sembra di poter ora – riflette oggi padre Curry – essere ancora più vicino, attraverso il ministero del sacerdozio, a queste persone e di poter venire incontro ancora di più alle loro ferite fisiche ma anche morali e offrire così ancora di più un sostegno di speranza alle loro vite».

Filippo Rizzi

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