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I cristiani in Iraq, “costretti alle moderne catacombe”.

Il racconto di un giovane iracheno: Già 4.000 le famiglie cristiane fuggite da Baghdad. “I fondamentalisti islamici vogliono cacciarci dall'Iraq”, ha poi riferito perchè “dicono che l'Iraq è una terra musulmana”. Ci chiamano con disprezzo ‚Äòcrociati'.


I cristiani in Iraq, “costretti alle moderne catacombe”.

da Attualità

del 01 gennaio 2002

BAGHDAD, lunedì, 25 ottobre 2004

“I cristiani iracheni sono costretti a celebrare la Messa nei sotterranei delle chiese. Vivono sotto costante minaccia di morte”, è l’allarme lanciato da Elias, trentenne laico siriaco-cattolico di Baghdad, che invoca una richiesta d’aiuto alla comunità internazionale e alla Chiesa universale

Elias, laico impegnato nella Chiesa locale, la cui famiglia vive fra Baghdad e Mosul, ha raccontato all’agenzia “Fides” della drammatica vita dei cristiani nella capitale irachena: “Non possiamo uscire di casa perché la strada è molto pericolosa”. “A qualsiasi ora del giorno e della notte vi sono mine e colpi di mortaio che i ribelli usano contro gli americani e contro quanti lavorano con il governo”, ha aggiunto.

Dalla sua descrizione emerge un quadro di “vera guerra civile” caratterizzato dalle quotidiane uccisioni di “poliziotti, soldati e civili iracheni”. “Quando qualcuno di noi cristiani esce di casa, non si sa se tornerà sano e salvo. Le famiglie cristiane hanno paura per i loro bambini e le loro donne, per questo molte fuggono dal paese”, ha riferito.

Il giovane continua: “Dopo il primo attentato alle chiese di Baghdad, già oltre 4.000 famiglie cristiane sono fuggite in Siria e Giordania. Altri fedeli dicono di voler restare e di non aver paura di morire”.

Elias ha quindi ricordato che “nella storia dell’Iraq sono già avvenute stragi della comunità cristiana”: “Nel 1915, nella città cristiana di Mardine, nel Nord del paese, vi fu una vera pulizia etnica: lì vivevano i miei nonni. Intorno al 1950 i cristiani hanno subito altre persecuzioni, e oggi questa tragica storia si ripete”.

Il laico iracheno ha detto che i cristiani hanno definito gli attentati del 1° agosto scorso contro sei loro chiese, quattro nella capitale irachena e due nella città di Mossul, un “giorno del sangue”. Un “grave atto intimidatorio”, “avvenuto per la prima volta nella storia dell’Iraq”, che era costato la vita a 17 persone e aveva provocato un centinaio di feriti.

Da quella data si erano avute ulteriori manifestazioni di questa persecuzione in atto, il 16 ottobre scorso con le 5 bombe fatte esplodere contro cinque chiese cristiane a Baghdad, le quali non avevano di fatto causato alcun spargimento di sangue. Secondo i dati contenuti in un dossier compilato sempre da “Fides”, e aggiornati al 18 ottobre scorso, a partire dal 10 aprile 2003 il numero dei cristiani uccisi in Iraq ammonterebbe a 88. “Anche noi laici cristiani veniamo minacciati perché frequentiamo le chiese per aiutare i sacerdoti”, ha commentato.

Elias ha raccontato di seguito: “Oggi celebriamo la Santa Messa come i primi cristiani, nei sotterranei delle chiese, con pochi fedeli coraggiosi: siamo nelle moderne catacombe”. Elias ha quindi lanciato un forte appello alla comunità internazionale e alla Chiesa universale affinchè faccia “qualcosa per risolvere questa situazione per noi insostenibile! Noi vogliamo solamente pace e tranquillità!”

“I fondamentalisti islamici vogliono cacciarci dall’Iraq”, ha poi riferito perchè “dicono che l’Iraq è una terra musulmana”. “Ci chiamano con disprezzo ‘crociati’. I gruppi radicali trascinano gli altri fedeli musulmani, che spesso sono fomentati dai loro capi. Credo che l’80% dei mullah siano predicatori di odio e alimentino il fondamentalismo”, ha affermato confermando quanto dichiarato alcuni giorni fa da padre Nizar Semaan, un sacerdote siriano.

“Questo è molto grave. Purtroppo, se continuerà questa tendenza, ben presto l’Iraq sarà una terra senza cristiani. Aiutateci perchè questo non accada!”, ha infine concluso.

I cristiani in Iraq appartengono al gruppo Assiro-caldeo, attualmente il terzo gruppo etnico presente in Iraq, dopo arabi e curdi, discendente del popolo degli Assiri che abitavano la Mesopotamia 6.700 anni fa, con capitale Ninive

In totale sono circa 800.000, pari al 3% della popolazione, suddivisi in cattolici e ortodossi. I caldei sono i più numerosi – 350.000 solo a Baghdad – e nel paese rappresentano il 70% del totale dei cristiani.

Zenit.org

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